C’è chi è alla quarta generazione di stadio e non si è perso una stagione, chi ha rifatto l’abbonamento quest’anno dopo anni di assenza e chi ci va da quando era ragazzino.

«L’UNICO CEMENTO BUONO è il cemento di San Siro» dice scherzando Marco, 45 anni, cresciuto nel quartiere popolare del Giambellino e oggi neo abitante di Lambrate, dove comincia a mordere la gentrificazione del distretto del design. Marco è tornato allo stadio quest’anno con un gruppetto di vecchi amici milanisti preso dall’entusiasmo per lo scudetto.

«NON METTEVO PIEDE IN CURVA dal 2005, dopo lo scioglimento della Fossa dei Leoni avevo mollato come tanti il tifo da ultras ma non la fede per il Milan. È stata un’emozione pazzesca, totale, tornare a San Siro. Per uno come me è facile dirti che sono contrario alla sua demolizione. Lì dentro ho pianto di gioia e di dolore, ho stretto legami con persone di ogni tipo, una cosa impensabile fuori dallo stadio. La nostra era una curva popolare, piena di persone che provenivano dalle periferie. Credo sia ancora un po’ così. Sono sicuro che molti di noi uno stadio di proprietà come quello della Juve potranno guardarlo solo in Tv».

HA LE IDEE MOLTO CHIARE, è cresciuto vicino alla parte popolare del Giambellino e quando era più giovane ha fatto anche politica nei movimenti. «Credo che la risposta sia abbastanza semplice, ne faccio una questione di accessibilità per tutti. Poi quell’ammasso di cemento per me è urla, sudore, lacrime per gli scontri, lacrime di gioia, emozioni che mi porterò dentro per sempre. Spero che le due curve facciano almeno una battaglia sui biglietti, il modello da non seguire è quello dello stadio della Juve».

LA QUESTIONE DEL COSTO dei biglietti e della capienza è quella che fa più discutere chi lo stadio lo frequenta davvero. L’Allianz Stadium della Juventus è l’incubo che quasi ogni tifoso evoca. «Ma li vedi quelli? Lo stadio è sempre vuoto, faranno 30 mila spettatori a partita. Hanno abbonamenti in tribuna sopra ai mille euro, è una follia» dice Paolo, interista e abbonato da una decina d’anni.

«LE DUE CURVE FINO AD ORA sono state zitte, non so se per convenienza o altro. Ma prima o poi dovranno pur dire qualcosa». Da non a sud, zona porto di mare. Luca va allo stadio con Angela, la fidanzata. Interisti, abbonamento in tribuna. «Alla domanda secca ti rispondo che sono favorevole alla demolizione di San Siro» dice Luca. «Ho letto che oltre allo stadio verrà sistemata anche tutta l’area attorno, credo sia positivo ma ad una condizione: che non facciano l’ennesimo quartiere per ricchi. Sullo stadio non ho problemi, si va avanti, tutto cambia, può cambiare anche lo stadio, anche se lo so che è un simbolo di Milano. Ma sul quartiere no, non se ne può più di questi quartieri per ricchi».

ANGELA E’ PIU’ CAUTA. «Mi sembra una decisione un po’ affrettata. Però i tifosi si abituano a tutto, si abitueranno anche a un altro stadio». Claudio ha visto le prime partite a San Siro da adolescente nei primi anni ‘80. «Prendevamo il bus 95 dalle parti di Rogoredo. Per raggiungere San Siro faceva tappa nei quartieri popolari, a ogni fermata salivano ragazzini e adulti con le sciarpe rossonere. La domenica dovevano aumentare le corse perché dai quartieri popolari di Milano c’erano centinaia di persone che volevano andare allo stadio a vedere il Milan. Il biglietto popolare costava meno di 10.000 lire se non ricordo male. Si poteva stare dove si voleva, non c’erano posti assegnati sui gradoni del secondo anello. Io San Siro lo porto nel cuore».

NON CREDE ALLA NARRAZIONE ufficiale secondo cui le squadre per essere competitive hanno bisogno di uno stadio di proprietà con servizi commerciali. «Ho letto che ci sono progetti per ristrutturarlo, credo sia solo questione di volontà. Hanno ristrutturato altri stadi, come il mitico Bernabeu di Madrid. Di cosa parliamo quindi? Ci prendono per scemi?».

I TIFOSI PERO’ NON SONO schierati. «Se ne parla poco. Forse è una di quelle cose che fino a che non succede non te ne rendi conto. Sicuramente una quota di tifosi accetterà senza problemi. Ma fidati che San Siro non è uno stadio qualsiasi, te lo possono dire anche tutti i tifosi che sono venuti a seguire le loro squadre a Milano. San Siro è la storia, il prossimo stadio sarà solo uno stadio».