Tra memorie comuni e crisi d’identità
Scaffale «E c’erano gerani rossi dappertutto. Voci femminili della diaspora italiana in Nord America», una raccolta, curata da Valentina Di Cesare e Michela Valmori, per Radici edizioni
Scaffale «E c’erano gerani rossi dappertutto. Voci femminili della diaspora italiana in Nord America», una raccolta, curata da Valentina Di Cesare e Michela Valmori, per Radici edizioni
Radici Edizioni inaugura la collana «Strade dorate» col suo primo volume intitolato E c’erano gerani rossi dappertutto. Voci femminili della diaspora italiana in Nord America (pp. 264, euro 17). La raccolta, curata da Valentina Di Cesare e Michela Valmori, raccoglie i testi di alcune tra le molte autrici – tutte di origine italiana – del panorama letterario nordamericano contemporaneo, lungo un percorso narrativo che guarda alla diaspora italiana e italofona. Seguendo le tracce dell’esperienza migratoria personale e familiare, questa antologia raccoglie sedici testi di scrittrici i cui profili non si assomigliano troppo, se non per la memoria di un passato comune.
I GERANI ONNIPRESENTI di Cathy Curto, che danno il titolo alla raccolta, sono emblema di una differenza estetica (delle case degli italiani) e allo stesso tempo di un’affermazione identitaria vissuta dalla voce narrante di La domanda perpetua attraverso la lente del geranio rispetto al quartiere in cui è cresciuta, nella regione di Jersey Shore nel New Jersey. La differenza percepita rispetto all’ambiente corrisponde a un’appartenenza che diventa anche identificazione corporea («ciò che credo di essere, dopotutto, è un geranio rosso») e a un’accettazione di quelli che sono considerati come emblemi di un’appartenenza culturale.
SI TRATTA della stessa differenza per cui la voce narrante di Chiara Montalto Giannini, nel racconto La temperatura dell’acqua, memoria, cibo e tempo soffre da adolescente quando le forme del suo corpo non somigliano affatto a quelle delle compagne di classe anglosassoni. Oppure di quella narrata da Rita Ciresi, che in Domenica italiana descrive se stessa ragazzina costretta a recarsi a messa nella chiesa di Sant’Anna, nella New Haven degli anni 60, per l’insistenza della madre, non composta, tanto diversa dalle madri statunitensi. O ancora quella di Marianne Leone, bambina «aspirante tutta-americana insicura», che soffre la non conformità del broken English – parlato dalla famiglia – all’inglese standard ma anche l’attitudine della gente che «trattava con superiorità mia madre ascoltando i suoi maldestri sforzi linguistici».
MOLTI TRA I RACCONTI qui raccolti potrebbero essere citati a riprova di questo filo conduttore comune, una tessitura relazionale che dà conto del movimento ondulatorio di soggettività che sono cresciute in luoghi e atmosfere altre rispetto a quelle dei propri genitori, delle nonne, dei nonni, degli antenati e che si sono costruite in un divenire liminale. Questo viaggio di parole, che intervalla i sobborghi di New York ai paesini nelle Murge pugliesi, allarga il nostro sguardo sulla diaspora italiana, da un punto di vista incarnato, quello di voci narranti di donne che maneggiano le parti – anche quelle più fastidiose, le meno coerenti – del proprio bagaglio esperienziale. I racconti dell’antologia riescono a dar conto di quell’ambivalenza che non rassicura e non pacifica, né rispetto al presente né rispetto al passato familiare, che rivela la complessità del vissuto nella dovizia delle sue tante parti, anche quelle più opache.
GALLEGGIANTE tra retrospezione e introspezione, questa raccolta apre a uno sguardo su atmosfere puntellate di madeleines dolciamare, mai stucchevoli, e su stati d’animo che contemplano l’ostinazione di chi continua a «onorare la memoria dell’emigrante e ad avvertire sulla pelle, quotidianamente, le tracce della cultura italiana». Il risultato è un’opera proteiforme, nell’accezione che Ilaria Serra e Emanuele Pettener – nella valevole postfazione all’opera – danno della stessa dimensione etnica e identitaria dell’italo-americanità. I due docenti di Lingua e letteratura italiana alla Florida Atlantic University sono fondatori, insieme a Valentina Di Cesare e Michela Valmori, le curatrici dell’antologia, del progetto «Strade Dorate – Osservatorio di Letteratura e cultura della diaspora italiana e italofona», uno spazio virtuale nato nell’agosto 2020 che ha dato vita alla collana omonima insieme a Gianluca Salustri e Radici Edizioni.
I racconti di questa antologia sono a firma di: Rita Ciresi, Joanna Clapps Herman, Kathy Curto, Luisa Del Giudice, Loretta D’Orsogna, Jean Feraca, Annie Rachele Lanzillotto, Nadina LaSpina, Maria Laurino, Marianne Leone, Chiara Montalto-Giannini, Gail Reitano, Jennifer Romanello, Mary Saracino, Rosanna Staffa e Karen Tintori.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento