Teschi, rose senza spine, fontane parlanti, stelle a cinque punte, compassi e svastiche in pietra si trovano incastonati tra palazzi, tombe e strade del piccolo borgo del biellese di Rosazza che, dalla notte di Capodanno, è invece assurto alle cronache nazionali ed internazionali per ben altri motivi. Il borgo fu costruito dal senatore del Regno d’Italia Federico Rosazza, mazziniano e gran maestro venerabile della massoneria biellese, 150 anni fa.

Il senatore non poteva immaginare, però, che 25 anni dopo la sua morte un pittore fallito venuto dall’Austria in una birreria di Monaco avrebbe scippato all’occultismo massonico quella svastica, trasformandola in un simbolo di oppressione e sterminio. Quando nel 2016 la più giovane erede della dinastia dei Delmastro, Francesca, diviene sindaca di Rosazza, dove non ha mai vissuto, in molti a Biella si ricordarono di quelle svastiche di pietra alte due metri che adornano il piccolo borgo. Una suggestione, nulla di più, che però incrocia la parabola politica della dinastia Delmastro incominciata proprio sotto il fascismo, quando il nonno Giovanni rivestiva ruoli importanti nel Pnf a Vercelli e continuata con il dominio sulla destra missina biellese da parte del padre Sandro, due volte deputato di An.

È in questo contesto che i suoi due figli, Andrea e Francesca, compiono negli anni ’90 i loro primi passi in politica. Andrea, neanche 14enne, diviene segretario provinciale del Fronte della Gioventù, rautiano convinto con un particolare amore per Julius Evola, il teorico italiano del «misticismo fascista». Un amore ben esibito tutti gli anni sotto Natale quando i giovani Delmastro organizzavano la bancarella dei «libri non conformi», in pieno centro a Biella, esponendo alla vendita il catalogo dalla casa editrice di estrema destra Settimo Sigillo: dallo stesso Evola e Leon Degrelle passando per Corneliu Codreanu fino al negazionista dell’olocausto David Irving. Proprio il presunto storico inglese avrebbe dovuto venire a Biella agli inizi degli anni ‘90, su invito di Andrea Delmastro, per esporre le sue tesi sulla Shoah. Non se ne fece nulla come non venne a Biella (sempre grazie allo stesso invito), una decina di anni dopo, neppure il nipote di Benito Mussolini, Guido, che avrebbe voluto sostenere un’altra tesi: «Mussolini uomo di pace».

La dinastia però, agli inizi del nuovo secolo, era padrona assoluta della destra biellese tanto che il patriarca Sandro era contemporaneamente deputato, consigliere comunale e anche provinciale con il figlio Andrea al suo fianco. In quei 5 anni i Delmastro imposero la loro linea anche agli alleati leghisti e berlusconiani; loro l’idea dello striscione appeso fuori dal balcone della sede della Provincia che recitava «Boia chi molla il territorio a Fenice» per manifestare l’opposizione dell’ente al progetto di un termovalorizzatore industriale da parte della Fiat (battezzato appunto «Fenice») alle porte della città che vedeva tutto il biellese contrario. Striscione che in una settimana, oltre a sollevare feroci polemiche, sparì e venne sostituito da una scritta sul muro adiacente: «Delmastro boia», firmato «Disobbedienti».

Proprio alla fine di quella legislatura, nella campagna elettorale del 2004, il comizio conclusivo di An fu tenuto nel parco centrale di Biella dalla nuova leader dei giovani aennini: Giorgia Meloni. Quel comizio si concluse con un’aggressione a un ragazzo che aveva esibito una cartolina con Che Guevara. Dall’aggressione fu accusato, per essere poi assolto in giudizio, Andrea Delmastro. Pochi anni dopo sempre i giovani finiani organizzarono l’Etero pride, una lap dance al femminile in risposta all’iniziativa dei giovani di Rifondazione che in città avevano invitato l’allora deputata Vladimir Luxuria. All’Etero pride parteciparono da tutto il Piemonte, compresi quelli della vicina Vercelli di cui Emanuele Pozzolo, il deputato con la pistola, era tra i dirigenti. Con la confluenza di An nel Pdl il vecchio patriarca Sandro si scontrò con il figlio Andrea opponendosi, invano, al partito unico berlusconiano e sancendo di fatto la sua marginalizzazione politica a tutto vantaggio del suo primogenito. Alla scissione di Fratelli d’Italia del 2013 la famiglia si ricompose e si rinsaldarono anche legami e filiere con i vecchi sodali della giovanile, a partire dalla vicina Vercelli dove il grosso degli ex An rimase nel Pdl ad eccezione proprio di Pozzolo.

Nel 2016 Francesca Delmastro viene eletta sindaca di Rosazza, 100 abitanti. Al suo fianco, in consiglio, siede l’attuale capogruppo di FdI a Bruxelles, il milanese Carlo Fidanza. Intanto il fratello Andrea diventa segretario regionale dei meloniani e membro della segreteria nazionale, poi deputato nel 2018. Da Roma il suo potere cresce, tanto da imporre, alle politiche del 2022, la sua fedelissima assessora regionale biellese Elena Chiorino in un collegio (perso) a Torino e, come capolista di FdI nel proporzionale, Emanuele Pozzolo, il quale diventerà, dalla campagna elettorale in poi, la sua ombra in tutte le iniziative politiche nelle due province confinanti. Alla festa di Capodanno a Rosazza non mancava, quindi, quasi nessuno. Tutti all’ombra dell’antica svastica di pietra del senatore mazziniano.