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Tra lacrime e trionfi le mille storie di Wimbledon

Tra lacrime e trionfi le mille storie di WimbledonNovak Djokovic nel match contro Hubert Hurcacz – foto Ansa

Sport Djokovic ai quarti, Berrettini sconfitto da Alcaraz, esce a testa alta. Eliminata Mirra Andreeva la sedicenne prodigio. Oggi Sinner sfida Safiullin

Pubblicato più di un anno faEdizione del 11 luglio 2023

Wimbledon genera storie, consacra campioni, rivela promesse, propone traiettorie irripetibili e impensabili che durano il tempo di una settimana, di un giorno, di una semplice giocata magari finita con un tuffo. È così che possiamo leggere le lacrime di Matteo Berrettini versate a Stoccarda dopo una sconfitta durissima con Lorenzo Sonego. Sembrava l’ennesimo tramonto di un sogno. E invece, ancora contro l’amico torinese, in un primo turno interminabile, il romano ritrovava antiche e gioiose sensazioni. Probabile che tre settimane fa Berrettini non fosse pronto fisicamente o che la testa gli impedisse inconsciamente certi movimenti. Vinto, soprattutto, quel terzo set con Sonego, è cambiata la narrativa. Di giorno in giorno, le cose sono andate sempre meglio. E sono arrivate le vittorie di qualità con Alex De Minaur e con Alexander Zverev. Quest’ultima, tesa, palpitante, con un livello di gioco e di attenzione da autentico campione. Ieri il romano ha disputato l’ottavo di finale contro il numero uno del mondo, Carlos Alcaraz. Una partita di ottimo livello che ha visto imporsi lo spagnolo 3-1, ma che ha visto Berrettini uscire a testa alta.

Una citazione a parte, la merita il ventisettenne statunitense Christopher Eubanks che finora aveva ottenuto due sole vittorie al primo turno di uno Slam e che ora è ai quarti di finale di Wimbledon. Succede che dall’anonimato si passi ai tifosi che applaudono il nuovo eroe per caso

LE ALTRE STORIE di Wimbledon raccontano le speranze di Jannik Sinner di battere Roman Safiullin, numero 92 del mondo, e di raggiungere in semifinale (probabilmente) Novak Djokovic che da dieci anni non perde un incontro sul Centre Court, cioè dalla finale del 2013 contro Andy Murray. Chissà che non tocchi proprio al tennista di San Candido porre fine a uno dei tanti record del serbo.
Altre vicende da appuntare sono quelle di Elena Rybakina che proverà a bissare il successo come non capitava dai tempi di Serena Williams. O quelle di Elina Svitolina in lotta per sé e per l’Ucraina, o di Ons Jabeur, unica rappresentate di un tennis fantasioso che tenta di riscrivere la storia dello sport tunisino. Una citazione a parte, la merita il ventisettenne statunitense Christopher Eubanks che finora aveva ottenuto due sole vittorie al primo turno di uno Slam e che ora è ai quarti di finale di Wimbledon. Succede che dall’anonimato si passi ai tifosi che applaudono il nuovo eroe per caso. Non possiamo sapere, infatti, se abbiamo a che fare con la più classica delle meteore. Ad ogni modo, nel giro di dieci giorni Eubanks ha sollevato il suo unico trofeo ai Mallorca Championships e poi ha battuto a Londra, tra gli altri, Cameron Norrie (il semifinalista dello scorso anno) e Stefanos Tsitsipas. Alto due metri, volto da ragazzino che copre le tensioni del momento con smorfie che generano a piacimento allegria o stizza, a seconda di chi le osservi, ieri con il ben più titolato campione greco, Eubanks ha perso il primo set, ha reagito nel secondo, ma alla fine del terzo parziale sembrava avviato a una onorevole sconfitta. Così non è stato. Con un gioco essenziale (e con la complicità di Tsitsipas) è maturata la grande sorpresa.

PER CIRCA un’ora di gioco la menzione speciale avrebbe potuto prendersela Mirra Andreeva, la ragazza prodigio. Sedici anni, sfrontata come poche, numero 102 del mondo solo perché ha giocato tre tornei nel circuito professionista in virtù delle restrizioni che impediscono a una minorenne di sottoporsi a tour logoranti. Era dai tempi di Monica Seles, Martina Hingis e Serena Williams che non si vedeva una giocatrice entrare in campo con quella sicurezza e disposizione alla vittoria. Un’ora nella quale la giovane russa aveva annichilito Madison Keys. Poi la statunitense, che se non fosse per il fisico fragile sarebbe regolarmente tra le prime al mondo, è uscita dalla trappola e si è presa la partita.
Andreeva ha pagato la fatica dei tre turni di qualificazione e ha iniziato a subire le proprie ambizioni, come fossero dei demoni ostili. La sconfitta, tuttavia, non elimina il fresco ricordo di una qualità tennistica notevole. Quello che stupisce è il dinamismo che le permette di arrivare in anticipo sulla palla. Non è chiaro quali siano i suoi punti deboli perché sono ancora poche le occasioni nelle quali le contendenti hanno avuto la possibilità di esplorare certe debolezze. Il tempo per le scoperte, per le smentite e le conferme non mancherà di certo.

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