Visioni

Tra carole, jingle bells e scampanellii jazz

Tra carole, jingle bells e scampanellii jazzDettaglio di copertina da «The Christmas Songbook» di Mina

Note sparse Conciati per le feste: da Miles Davis a Eric Clapton passando per Luther Vandross, così si rilegge la tradizione

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 21 dicembre 2022

Annegare nella melassa sepolti dai canti natalizi? Volendo si può evitare, certo scegliere nel mare magnum di titoli estratti dal catalogo o nuovi di zecca non è semplice. Si può inciampare in Bublè – che sulle vendite del suo Christmas songbook ha costruito un vitalizio, passando per l’inevitabile Bocelli o a un terribile Baglioni d’annata, per tacer di Mariah Carey e All I want for Christmas is you, ogni dicembre caschi il mondo si innalza in cima alle classifiche. E se molesti vogliamo essere fino in fondo, che ne dite delle versioni dance di carole e jingle bells varie, agghiacciante tappeto sonoro in filodiffusione nelle palestre?
A mettersi d’impegno si scovano però imprevedibili perle: ecco Miles Davis insieme a Bob Dorough impegnato in una commovente Blue Xmas da lui stesso composta per l’album Jingle Bell Jazz (1962). Da collezione A Very Special Christmas – una serie di album rilasciati fra gli ottanta e novanta con finalità benefiche, curatissimi anche nella grafica con una copertina affidata a Keith Harin, dove sono raccolti brani della tradizione (e non) natalizia interpretati dalle star di quegli anni.

Delizia jazz quella messa a punto nel 2015 da Paolo Fresu alla tromba e flicorno e Daniele Di Bonaventura al bandoneon per Jazzy Christmas,

NEL VOLUME editato nel 1999 potete trovare una Christmas Tears di Eric Clapton, da spellarsi le mani. Nel 2009 si cimenta perfino Bob Dylan che distrugge (crediamo in maniera del tutto consapevole…) con la sua voce aspra Little Drummer Boy, Silver Bells e I’ll be home for Christmas. Effetto esilarante e contagioso. Se è il bel canto che cercate, i Take 6 nel 2010 hanno dato alle stampe The Most wonderful time of the Year, con dieci traditionals in un trionfo di armonizzazioni e polifonie vocali. Anche il compianto Luther Vandross non si è fatto mancare il personale Christmas Album, cautamente soul e non pienamente riuscito, ma ’O come All Ye Faithful con quelle nuance da supremo incantatore, supera ogni incertezza.

DELIZIA JAZZ quella messa a punto nel 2015 da Paolo Fresu alla tromba e flicorno e Daniele Di Bonaventura al bandoneon per Jazzy Christmas, tra standard, carole e quant’altro spicca In sa notte profundha scritta dal canonico Agostino Sanna tra il 1927 e il 1930, da ascoltare in religioso silenzio. Per chiudere il cerchio, l’Italia con la voce suprema per eccellenza di Mina che va sul classico – un sobrio trio jazz ad accompagnarla – con il suo Christmas Songbook del 2013. Ma ancor più centrata – e veritiera – è la sua descrizione di devastanti relazioni familiari in un brano del 1988, È natale inserito nel doppio Ridi pagliaccio. Altro che parenti serpenti…

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