Cultura

Tove Jansson, un eden fiorito contro l’angoscia

Tove Jansson, un eden fiorito contro l’angosciaPanorama fiabesco, pannello di sinistra, 1949, scuola materna, città di Kotka © Moomin Characters – Foto Ham /Maija Toivanen

Intervista La curatrice Heli Harni racconta la mostra dedicata all'artista e scrittrice finlandese presso l'Ham di Helsinki. «Con Astrid Lindgren si conoscevano. Fu lei a chiederle di corredare con i suoi disegni la nuova versione svedese de 'Lo Hobbit' di Tolkien. Jansson vide in quel lavoro l'opportunità di illustrare gli orrori della storia»

Pubblicato 2 giorni faEdizione del 3 novembre 2024

«Senza un’infanzia felice non avrei mai incominciato a scrivere». Il ritmo spensierato di una vita spesa all’aperto da bambina, fra mare, corse selvatiche nella natura, navigazioni lungo arcipelaghi del nord torna magnificamente in quel «memoir» di Tove Jansson che è Il libro dell’estate (in Italia con Iperborea). La scrittrice finlandese di lingua svedese vi aveva imbastito una storia per tutte le età, dove una nonna e sua nipote sperimentano una affinità elettiva su diversi piani emotivi, contemplando il rischio della morte dietro l’angolo per chi, fra le due, aveva già vissuto abbastanza.
Nata nel 1914, cresciuta con due genitori ipercreativi – suo padre era scultore e la madre illustratrice – Tove Jansson seppe resistere ai venti cupi della guerra a modo suo: per esempio creando, per puro divertimento, i Moomin, troll dal corpo di candidi ippopotami, anche piuttosto genderless, che, in una manciata di anni, conquistarono il pianeta, trasformandosi in un brand. La prima storia fu pubblicata proprio nel 1945, parlava di un grande diluvio e della ricerca di un posto sicuro per la famigliola dei Moomin. In Italia arrivarono nel 1950 grazie all’editore Vallecchi, mentre la versione in fumetti (per la quale lavorava anche il fratello Lars) fu ospitata da Linus, a partire dal 1969. Dal 2017, Iperborea li sta riproponendo a colori.
Ma Jansson, scrittrice e illustratrice – anche dei libri di Tolkien e Lewis Carroll – fu soprattutto una pittrice. A ricordare quella attività che la impegnò per l’intera vita è la mostra presso l’Ham di Helsinski: Tove Jansson: Paradise, a cura di Heli Harni, visitabile fino al 6 aprile 2025. L’occasione sono gli ottant’anni dall’apparizione dei Moomin, ma l’esposizione si concentra sui titanici murales realizzati nella sua città natale. Dopo la Finlandia, girerà per il Giappone, mentre dal 2026 il museo Ham renderà omaggio all’artista con una galleria permanente.

L’arte di Tove Jansson è poco conosciuta dal grande pubblico rispetto al suo lavoro nel campo della letteratura per l’infanzia. Si può evincere una caratteristica ricorrente nelle sue opere?
La mostra presenta le sue opere pubbliche. Ricchi di dettagli, quei dipinti evidenziano una eccezionale abilità nella composizione, nella narrazione visiva e nell’invenzione di mondi fiabeschi. Il suo desiderio di un luogo idilliaco – il paradiso – si riflette nelle coinvolgenti sequenze affabulatorie dei suoi monumentali murales. Le commissioni le venivano raramente assegnate sulla base di concorsi e la maggior parte dei suoi incarichi li ottenne direttamente dalla sua cerchia di conoscenti. La rassegna approfondisce ogni aspetto, concentrandosi sulle diverse tecniche, sui processi di ideazione e sui materiali utilizzati.

Autoritratto con i Moomin

I suoi personaggi più celebri, i Moomin, sono nati nel 1945, alla fine della guerra. Cosa ci può dire a questo proposito?
Jansson ha creato quell’universo narrativo come fosse un eden immaginario. Moominvalley, infatti, può essere concepita come un «hortus conclusus». In realtà, l’autrice iniziò a disegnare figure simili già negli anni Trenta, ma solo in seguito inventò un mondo favoloso intorno ai piccoli troll. La prima storia riguardava una disastrosa inondazione. Naturalmente, come una potente marea, rifletteva l’esperienza personale di Jansson durante la guerra. Nonostante ciò, in innumerevoli varianti appaiono fiori e motivi botanici – tra i suoi soggetti preferiti, come le foreste fantastiche – sia nei murales che nei disegni dei Moomin.

Tove Jansson e Astrid Lindgren: due personalità con immaginari molto differenti. L’artista e scrittrice finlandese veicolava contenuti trasgressivi per il suo tempo?
Le due autrici si conoscevano. Nel 1960, Astrid Lindgren chiese addirittura a Tove Jansson di illustrare la nuova versione svedese dell’Hobbit di J. R. R. Tolkien, Bilbo – en hobbits äventyr (1937). Con questo progetto, lei sperava di liberarsi un po’ dallo stile Moomin, caratterizzato da linee pulite e superfici accuratamente riempite. Vide in quel lavoro l’opportunità di illustrare l’orrore della storia, essendo lei stessa animata dal desiderio di drammatizzare le catastrofi. Per la sua epoca, era una «commentatrice» molto coraggiosa, anche quando illustrava le pagine della rivista satirica Garm. Durante il conflitto, pubblicò copertine e vignette audacemente schierate contro la guerra (per le sue caricature di Hitler e Stalin fu censurata in Finlandia, ndr). Mentre il governo si stringeva ufficialmente attorno alla nazione in difesa della sua sovranità, Jansson criticava apertamente la tragedia bellica, senza nascondersi dietro uno pseudonimo.

Possiamo dunque considerarla come un’autrice d’avanguardia?
I murales meravigliosi e le sue immagini utopiche hanno segnato un distacco dai temi tipici che popolavano l’arte pubblica finlandese del dopoguerra, in genere incentrata sul lavoro e sulla società. Testimoniano certamente la sua perizia nella composizione su grande scala, ma rappresentano anche un intrigante documento dell’evoluzione del suo stile decorativo. Da giovane, studiò arte a Stoccolma e a Parigi, esplorando in profondità la storia delle arti visive e quella della letteratura. Poco prima della Seconda Guerra Mondiale, viaggiò da sola attraverso la Francia fino in Italia, dove respirò l’aura dei maestri antichi. Conosceva bene i movimenti modernisti della sua epoca. Ammirava gli impressionisti e gli espressionisti francesi, soprattutto era affascinata dal trattamento da loro riservato a luce e colore. Poiché ogni progetto pubblico presentava nuove sfide, in quanto appassionata di pittura sperimentava costantemente. Negli anni Cinquanta, il suo stile artistico si è sviluppato ulteriormente, orientandosi verso un’espressione più semplificata e, negli anni Sessanta, le sue opere risultavano spesso del tutto astratte.

Tove Jansson davanti al murales «Party in the countryside», 1947

Che tipo di carattere aveva?
Tove Jansson era audace. Fare arte era un modus vivendi nella sua colta famiglia. Crebbe disegnando insieme alla madre Signe Hammarsten e non di rado osservava il padre Viktor intento a scolpire. Fin da piccola, era consapevole di voler diventare un’artista. Ha sempre coltivato le sue ambizioni e ha lavorato sodo a tal fine. In quanto donna e artista, inoltre, aveva bisogno di mostrare il suo talento e capacità molto più dei suoi colleghi maschi.

Ha avuto fonti artistiche e letterarie a cui ispirarsi?
La natura è un tema costante per Tove Jansson, soprattutto il mare che circondava l’isola dove trascorreva le sue estati, nell’arcipelago finlandese. Le isole sono un motivo ricorrente nella sua arte e appaiono variamente come simboli di libertà, avventura o paradiso idilliaco. Nei racconti dei Moomin, la famiglia è amante dell’acqua e parte spesso per avventure isolane. Anche i fiori appaiono ovunque: si va dai disegni e le vignette fino alle composizioni di nature morte e ai dipinti monumentali. Li ha disseminati nei suoi murales e nelle illustrazioni dei libri, soprattutto nelle pagine orizzontali degli albi dei Moomin, in cui la composizione si estende da sinistra a destra. A offrirle ispirazione sono state pure le stampe tessili indiane e persiane e gli arazzi medievali.
Fra le sue fonti, possiamo annoverare senz’altro l’amato libro La festa dei fiori (1914), illustrato da Elsa Beskow, in cui i fiori del giardino e del prato sono rappresentati come figure umanizzate. Ammirava anche le opere dell’artista svedese John Bauer (1882-1918) e familiarizzò presto con i racconti finlandesi per bambini di Zacharias Topelius (1818-1898). Jansson ha inoltre preso in prestito idee e suggerimenti tecnici dagli scritti del pittore italiano Cennino Cennini (autore del famoso Libro dell’arte, primo trattato redatto in volgare a cavallo tra il XIV e il XV secolo, ndr).

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