Totò, Aziz e la truffa di Bruxelles
«Meglio un cammello in casa che una suocera all’uscio». Avesse dato retta a questo famoso adagio qatarino, il Sultano non si sarebbe sposato tre volte, ma ormai tre suocere per casa aveva, e tre suocere per casa si teneva.
Non meravigli allora che il poveretto del pur di non stare a casa s’inventasse di tutto, perfino dei mondiali di calcio in pieno deserto. Così, con la scusa di costruire 8 stadi, 77 hotel, 3000 serre giganti, 16.000 bagni pubblici e una pizzeria, il Sultano tornava a casa solo per cambiarsi la kefiah.
E dopo 6.000 immigrati asiatici morti sul lavoro tra cui un centinaio di omosessuali finiti nei piloni di cemento, tutto era pronto per finalmente emettere nell’aria tre milioni e sei di tonnellate di CO2 pari alle emissioni annuali di oltre 775mila automobili.
Dunque tutto filava liscio, quando il Parlamento Europeo approvò una risoluzione di condanna per corruzione contro la FIFA e contro il Qatar per violazione dei diritti umani. «Per mille dromedari celibi!» esplose Il Sultano, «con tutti i soldi che gli ho dato?!» e strapazzò suo cugino Aziz che da anni faceva la spola tra Doha e Bruxelles con grossi sacchi di dollari in banconote usate di piccolo taglio: che il parente-serpente invece di corrompere gli eurodeputati si fosse inquattato i soldi? E stava già per accendere la sega elettrica che gli aveva regalato il Principe saudita quando avevano fatto pace, che squillò un cellulare: era Antonio Panzieri detto Totò che si scusava per l’inconveniente ma se Aziz tornava a Bruxelles con altri grossi sacchi soldi, si aggiustava tutto.
Evitato in zona cesarini lo smembramento, Aziz volò dunque in Belgio e andò all’appuntamento al palazzo di vetro del Parlamento Europeo, sul lato dove sta la fontana. Totò era lì che l’aspettava: «bel palazzo, vero?» disse ad Aziz, «ora è mio»; «tuo?» trasalì l’arabo, «certo, e adesso faranno tutto quello che dico io.» Aziz tirò un sospirone: «e puoi fargli rimangiare la risoluzione di condanna?» Totò si fece una risatina: «e che ci vuole? ora che le mura sono le mie, qua comando io… anche se prima o poi credo che me lo rivendo.» Aziz si portò le mani al petto: «io, lo compro io!» Totò si allisciò il mento come stesse soppesando la cosa: «e vabbè, allora vuol dire che il palazzo della UE lo vendo a te. Ci vuoi pure la fontana?» Aziz non stava più nella pelle: «sì, sì, pure la fontana!» e pagò senza tirare sul prezzo. Risate, applausi e titoli di coda con manette.
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