Toti se ne va, il partito-azienda allo sbando. Carfagna leader?
Forza Italia implode. Ridotto nei sondaggi al 6%, il partito-azienda che per due decenni ha occupato il centro della politica italiana è ormai una navicella nella tempesta, incapace di dare […]
Forza Italia implode. Ridotto nei sondaggi al 6%, il partito-azienda che per due decenni ha occupato il centro della politica italiana è ormai una navicella nella tempesta, incapace di dare […]
Forza Italia implode. Ridotto nei sondaggi al 6%, il partito-azienda che per due decenni ha occupato il centro della politica italiana è ormai una navicella nella tempesta, incapace di dare un senso alla propria esistenza.
L’addio ufficiale è quello del governatore della Liguria Giovanni Toti, ed è un addio velenoso: «Mi pare ci siano le condizioni per cui ognuno vada per conto suo. È Fi che esce da se stessa. Avevo creduto che davvero fosse possibile cambiare. Non mi ero mai illuso tanto».
L’annuncio arriva dopo che il partito azzurro, a conclusione dei lavori del Tavolo per le regole, aveva annunciato la composizione del nuovo coordinamento in sostituzione di quello nominato il 19 giugno scorso. Ci sono le capogruppo Bernini e Gelmini, c’è, anzi ci sarebbe, Mara Carfagna, c’è il vicepresidente Tajani e c’è, al posto di Toti, Sestino Giacomoni. Ma l’estromissione non è la pietra dello scandalo. Il dissenso era già totale e su queste basi Toti non avrebbe accettato di far parte del coordinamento.
Non accetta neppure Carfagna, che aveva ricevuto dal cavaliere l’assicurazione che sarebbe stata lei coordinatrice unica: «Apprendo di un coordinamento di cui nessuno mi ha chiesto di far parte e di cui non intendo far parte. E’ il modo migliore per uccidere Fi e io non farò parte del Comitato di liquidazione».
Non sono certo le nuove regole, anonime se non per la decisione di indire primarie aperte a chi si iscrive sino a una settimana prima dei congressi, a determinare la rottura. E’ il progetto berlusconiano di dar vita a una federazione di centrodestra, «L’Altra Italia», senza assumere decisioni politiche chiare, di fatto senza cambiare niente, che giustifica l’irritazione dei due leader delle opposte fazioni, il governatore e la vicepresidente della Camera.
Il 19 giugno Berlusconi era riuscito a tenere insieme per miracolo un partito che già non c’era più puntando su una scommessa: le elezioni in settembre. Le aveva date per certe e così aveva convinto tutti a restare uniti. La realtà ha smentito quell’ipotesi e sciolto l’unico collante che teneva Fi insieme.
Ora, con Toti fuori gioco e in corsa verso destra, sarà la leader campana, che ieri ha ricevuto numerosissimi attestati di solidarietà sia in rete che da parte degli sbandati deputati azzurri, a giocarsi la partita che mira rivitalizzare Fi facendone un partito radicalmente diverso da quel che è stato sinora.
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