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Veleni nel fiume Tirino: contro Edison una nuova ordinanza

Veleni nel fiume Tirino: contro Edison una nuova ordinanzaIl fiume Tirino

La Provincia di Pescara intima all’azienda, ritenuta l’artefice della contaminazione, di rimuovere gli inquinanti dalla valle

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 28 luglio 2022
Serena GiannicoBussi sul Tirino (Pescara)

Il disastro ambientale non è stato arginato. È andato oltre le sponde. E continua. Il fiume Tirino, in provincia di Pescara, con una superficie di circa 150 chilometri quadrati e una lunghezza di 13 chilometri, in alcuni tratti, è un concentrato di tossine. Il corso d’acqua attraversa il paese di Bussi sul Tirino, dove è posizionata una stazione idrometrica, a valle della quale finisce in un canale a servizio della zona industriale. Ed è qui, prima della captazione, prima della confluenza con il Pescara, che costeggia le discariche ribattezzate 2A e 2B, salite alla ribalta internazionale perché zeppe di veleni accumulati e sepolti nei terreni in cent’anni di attività dell’attiguo polo chimico.

ORA LA PROVINCIA di Pescara, deputata per legge ad individuare i responsabili dell’inquinamento di questi luoghi, ha emanato una nuova ordinanza contro Edison Spa, ritenuta l’artefice anche della contaminazione dei sedimenti fluviali, dato che «non emergono cause alternative o concorrenti suscettibili da incidere significativamente». Il provvedimento, del 22 luglio scorso, è il risultato delle analisi effettuate dai tecnici dell’Arta (Agenzia regionale di tutela ambientale) e dalla polizia provinciale. Prelievi ed esami di laboratorio hanno portato alla luce la presenza di «altissime concentrazioni di mercurio, piombo, diossine e policlorobifenili», riscontrati «in corrispondenza delle discariche 2A e 2B e aree limitrofe» e «in prossimità della centrale termoelettrica Edison».

Mercurio che va da 2.340 mg/kg fino a 7.200 mg/kg ( i valori limite fissati sono di 0,3 mg/kg), quindi 24.000 volte oltre la soglia. Il piombo, con una concentrazione di 4.020 mg/kg, è fino a 40 volte oltre lo standard, che è 100 mg/kg. La contaminazione è almeno fino a 1,7 metri di profondità. E – si legge nel documento della Provincia – gli accertamenti «mostrano concentrazioni di mercurio anche tre volte superiori a quelle che caratterizzano come pericoloso un rifiuto». Edison dovrà «mettere in sicurezza, rimuovere i sedimenti e valutare» le condizioni «della fauna ittica a valle».

FINO A QUESTO momento si era solo temuto che le sostanze nocive fossero «scivolate» e si fossero depositate, per centinaia di metri, anche nel fiume: adesso ci sono i riscontri. «Finché non sarà avviata la bonifica delle megadiscariche 2A e 2B, gli inquinanti contenuti in quei siti continueranno ad essere sversati nel Tirino: non ci vuole uno scienziato per capirlo», dice il sindaco di Bussi, Salvatore Lagatta che rimarca: «Sono anni che attendiamo la bonifica che, da cronoprogramma, dovrebbe partire ad agosto. Ma finora – sottolinea – non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione dal ministero della Transizione ecologica, né gli step per arrivare ad essa sono stati rispettati, come ad esempio lo svolgimento della Conferenza dei servizi. Il Ministero fa tutto da sé? Speriamo, altrimenti scatteranno denunce…».

LE DISCARICHE incriminate sono di 12mila (la 2A) e 8mila metri quadrati (la 2B). Esse sono prive di opere di messa in sicurezza e vi sono stati smaltiti rifiuti diversi da quelli autorizzati. Intorno, su circa 35 mila metri quadrati, sono state depositate, in modo incontrollato, scorie pericolose, dannose e cancerogene, come il «materiale bellico chimico aggressivo, gas iprite, durante la Seconda guerra mondiale» e «le peci clorurate pesanti provenienti dal Reparto clorometani e rifiuti tossici del Reparto clorosoda». «I nostri timori sono stati confermati – dichiara Augusto De Sanctis, del Forum H2O Abruzzo – . Con il progressivo svolgimento delle indagini su tutte le aree circostanti e in particolare sui fiumi Tirino e Pescara il quadro della contaminazione si sta componendo, rivelando la gravità di quanto avvenuto anche per quanto riguarda il patrimonio naturale che è stato impattato».

«Quanto emerso – interviene Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione comunista – impone di far finalmente partire la bonifica. Ricordo che a ritardarla sono state le scelte del ministero dell’Ambiente, poi Transizione ecologica, che aveva annullato l’appalto già concluso. Il Consiglio di Stato ha poi dato torto al Ministero e alle sue iniziative dilatorie, sostenute da Pd e da una parte del M5s. Il cronoprogramma del ministero prevede che la bonifica inizi il mese prossimo. Se questo non accadrà chiederemo l’intervento della Procura».

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