Europa

Torturati in Polonia e trasferiti a Guantanamo. Varsavia paga il conto

Torturati in Polonia e trasferiti a Guantanamo. Varsavia paga il contoLa base gestita da Cia e servizi polacchi a Stare Kiejkuty

Corte europea Ok a sentenza di condanna per le "extraordinary rendition" della Cia. 100 mila dollari al palestinese Abu Zubaydah e 130 mila al saudita Al-Nashiri

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 17 maggio 2015

La Polonia ha deciso di rispettare uno dei punti della sentenza della Corte europea dei Diritti dell’Uomo. Varsavia ha infatti accettato di pagare un risarcimento a due detenuti a Guantanamo, vittime del programma di consegne straordinarie della Cia durante l’amministrazione Bush jr. La Polonia, che eleggerà il suo presidente al ballottaggio di domenica prossima, resta infatti l’unico paese europeo ad aver aperto un’inchiesta sui black sites gestiti dall’intelligenza americana.

Al palestinese Abu Zubaydah, arrestato in Pakistan e torturato poi da agenti della Cia in territorio polacco, andranno 100.000 dollari. Il saudita Al-Nashiri, considerato l’architetto dell’attentato esplosivo contro il cacciatorpediniere Uss Cole affondato nel Golfo di Aden il 12 ottobre 2000, riceverà un versamento di 130.000 dollari.

Entrambi erano transitati in un “buco nero” detentivo, eretto a Stare Kiejkuty, un villaggio nella regione della Terra dei laghi della Masuria. Una struttura finanziata dagli americani anche grazie ai 15 milioni di dollari che due agenti della Cia avrebbero consegnato con le proprie mani in una valigia diplomatica a un funzionario polacco dell’Agencja Wywiadu (AW).

Oltre a confermare indirettamente le violazioni compiute sul suo territorio, la scelta di pagare da parte di Varsavia stride con la precedente decisione di fare ricorso alla Grande Camera della corte. Pur rifiutandosi di collaborare con Strasburgo, il governo aveva giudicato prematuro il verdetto del tribunale emesso a luglio scorso in virtù del fatto che Varsavia non ha ancora concluso le proprie indagini.

Una mossa priva di coerenza che suona come un’ammissione di colpevolezza, ma spiegabile con il fatto che la Polonia ha abbandonato ogni speranza di rovesciare la sentenza.

Inoltre, il governo non ha alcuna fretta di chiudere una lunghissima inchiesta avviata 7 anni fa e coperta da segreto di Stato. Intanto Varsavia nella propria versione ufficiale ha sempre continuato a negare l’esistenza del sito di Stare Kiejkuty.

Si tratta comunque di una piccola vittoria anche per Mikolaj Pietrzak, avvocato pro bono di Al Nashiri, tenuto al dovere di segretezza e riservatezza nei confronti del saudita. Non è ancora stato chiarito in quale modo il denaro sarà trasferito al saudita ancora detenuto nella base navale americana. Ma secondo Pietrzak il risarcimento non è il punto chiave della sentenza.

«Vedremo se il governo terrà davvero fede ai propri impegni. La compensazione pecunaria è il punto meno importante tra quelli indicati nella sentenza di Strasburgo. La Polonia dovrebbe compiere ogni sforzo diplomatico per scongiurare che Al Nashiri sia condannato a morte negli Stati Uniti, nonché impegnarsi nel rendere piu efficace e trasparente la propria indagine», ha spiegato al manifesto Pietrzak.

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