Niccolò Fagioli ANSA/ALESSANDRO DI MARCO
Niccolò Fagioli – ANSA/ALESSANDRO DI MARCO
Italia

Torna in campo il calcioscommesse. E Corona riprende a spacciare scoop

L'inchiesta a Torino Nei guai Fagioli, Zaniolo e Tonali. L’ex paparazzo fa anche il nome di Zalewski (che nega)
Pubblicato 12 mesi faEdizione del 14 ottobre 2023

Stupirsi per un caso di calcioscommesse è un atto di imperdonabile ingenuità. Del resto la circostanza non è poi così inconsueta. Le voci che dai numerosi addetti ai lavori discendono tra i tifosi fanno il resto e le storie, le storielle, le leggende e le calunnie si mischiano in un calderone dentro al quale si prende per vera solo la versione più torbida. Questa settimana a finire nei guai è stato per primo un giovane centrocampista della Juventus, Niccolò Fagioli, il cui nome è contenuto all’interno di un’inchiesta della procura di Torino su una serie di siti di scommesse illegali, con annesso giro di puntatori più o meno accaniti. Fagioli non è ritenuto tra gli organizzatori e sarebbe un semplice fruitore, dunque da un punto di vista penale rischia poco più di una carezza (un’ammenda pecuniaria), mentre dal nebuloso punto di vista della giustizia sportiva la sua posizione è molto più delicata e il giovane (ha 22 anni) potrebbe prendersi una squalifica di tre anni, un’era geologica nel calcio. Significa carriera finita, almeno a un certo livello.

FAGIOLI non è solo, però. Di nomi ne girano anche altri: Niccolò Zaniolo, Sandro Tonali e, da ultimo, Nicola Zalewski (che nega). La madre di tutte le fonti di questa storia è Fabrizio Corona, l’ex tante cose e attualmente tante altre, che dopo aver infestato ogni talk show della Repubblica adesso si è dedicato al crepuscolare mondo delle trasmissioni calcistiche sulle reti locali, stupendo l’uditorio con la sua probabilmente inesauribile riserva di voci e di spifferi, tra audio di Whatsapp sparati in diretta e l’aura mistica di chi ha fatto capire di avere nel sangue qualche quarto di Nostradamus. Era agosto, in effetti, quando Corona disse che Fagioli aveva qualche problemino col gioco. Lo trattarono da ciarlatano – il suo curriculum non lo aiuta – ma in realtà aveva ragione da vendere. Il circo allestito intorno alle partite di calcio prevede, anche a causa della sua necessità di riempire dirette fiume e trasmissioni lunghe come il digiuno, un’inquietante sovrabbondanza di specializzati in scoop che spesso e volentieri si rivelano bufale, dunque quando qualcuno ci azzecca diventa automaticamente un messia.

GIOVEDÌ a Coverciano, dove la nazionale italiana di calcio è in ritiro, si è presentata la squadra mobile di Torino, per interrogare gli indagati Zaniolo e Tonali, che sono stati rimandati a casa e non giocheranno la partita contro Malta a Bari (da vincere ad ogni costo, ma è un altro discorso).

Anche qui, come sopra: sul versante penale il rischio è contenuto assai, su quello sportivo invece potrebbe essere una catastrofe: squalifica, messa al bando, fine della gloria. Incuriosisce un po’, in questo senso, il notevole dispiegamento di investigatori per reati tanto piccoli, ma non bisogna sottovalutare che l’inchiesta è sotto le luci della ribalta e la vanità è un sentimento non sempre estraneo agli uffici giudiziari italiani.

TUTTO QUI? Neanche per idea. Ormai sulla cresta dell’onda, assai compiaciuto per l’attesa spasmodica dei tifosi verso le sue rivelazioni, Corona ha deciso di spararla ancora più grossa: “Ho i nomi di 50 giocatori di Serie A”. Sarebbe l’apocalisse, roba da chiudere baracca e burattini una volta per tutte. Intanto dalle parti del mondo politico si straparla di riforma del calcio italiano, di regole da rifare, di moralità da ricostruire, di giovani che si montano la testa. Perché nella farsa, in assenza di tragedie vere e proprie, la paternale riempie sempre qualche spazio di discussione: tutti invocano pene esemplari.

NON SI PUÒ mai dire, però. La giustizia sportiva è imprevedibile, può calare brutale come una mannaia o rivelarsi sin troppo gentile e accomodante. Le sentenze, in questo ambito, appaiono spesso arbitrarie ai limiti dell’umana possibilità di comprensione. Un po’ dipende dal dibattito pubblico, molto invece dalle pressioni che possono cambiare tutto o non arrivare mai. Per il momento non sono coinvolte società e non si parla di partite combinate, quindi ogni colpa è solo dei diretti coinvolti, a titolo personale. Zaniolo ha così deciso di farsi seguire sia da un prestigioso principe del foro come Franco Coppi sia da un navigato civilista come Antonio Conte, personaggio chiave nella soluzione della controversia dei Rolex tra Totti e Ilary Blasi. Agli inquirenti gli hanno fatto dire che lui online giocava soltanto a carte senza sapere che quei siti fossero illegali. La stessa versione l’ha data Tonali. Si vedrà.

CORONA, dal canto suo, tra un mese esatto dovrà presentarsi in tribunale a Milano perché i giudici decideranno se applicargli o meno la sorveglianza speciale per dei fatti del 2012. Si valuterà la sua “pericolosità sociale”. Un concetto sempre discutibile, nel suo come in tanti altri casi. Sulla pericolosità social, invece, non ci piove.

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