Tormentone congresso Pd, Martina resta e si tiene i renziani
Democrack Quasi accordo sull’assemblea, a novembre le modifiche allo statuto, primarie nei primi mesi del 2019. Renzi: su mio fratello e sulla casa fake news allucinanti, quanto alle comunali mi fa piacere essere considerato l’alibi per tutto, necessario fare chiarezza
Democrack Quasi accordo sull’assemblea, a novembre le modifiche allo statuto, primarie nei primi mesi del 2019. Renzi: su mio fratello e sulla casa fake news allucinanti, quanto alle comunali mi fa piacere essere considerato l’alibi per tutto, necessario fare chiarezza
Alla fine ce l’ha fatta Maurizio Martina. Sabato prossimo all’assemblea dell’hotel Ergife di Roma il reggente porterà a casa la tanto sospirata elezione a segretario del Pd. In cambio dovrà impegnarsi a non candidarsi al congresso successivo. Come fece Dario Franceschini nel 2009, poi rimangiandosi la promessa.
Ma il futuro Pd post-Renzi può attendere, e anche parecchio: il nuovo padrone di casa del Nazareno avrà intorno una guardia di solidi renziani. Luca Lotti assumerà la responsabilità dell’organizzazione, restano al loro posto il presidente Matteo Orfini e il potente tesoriere Francesco Bonifazi. Non è un commissariamento, ma un po’ ci assomiglia. Poi, certo, il nuovo segretario potrà scegliersi una segreteria «ampia e plurale», concedono con liberalità al Nazareno: del resto è un organismo che dai tempi di Renzi non ha praticamente più un ruolo reale e per lunghi periodi non si è neanche riunito.
L’assemblea di sabato dunque si dovrebbe svolgere senza grandi colpi di scena, al netto dello scontento della minoranza di Andrea Orlando. Sarà Martina, nella sua relazione, ad annunciare non la data del congresso ma quella delle prossima assemblea – probabilmente a novembre – per decidere le modifiche statutarie richieste a gran voce da quasi tutte le correnti per aprire una «fase costituente» nel Pd.
Sulla data del congresso in realtà l’accordo non c’è. Domenica scorsa Nicola Zingaretti, candidato in pectore, in una lunga intervista al Corriere della sera ha spiegato che per lui è «indispensabile che si faccia prima delle europee». Invece i renziani – rimasti senza nomi competitivi dopo i rifiuti di Delrio e Gentiloni – puntano a farla slittare a dopo l’appuntamento elettorale di primavera. Al momento prevale l’ipotesi che Martina scelga un’espressione che eviti lo scontro, potrebbe essere «i primi mesi del 2019». Più avanti si vedrà.
Del resto nessuno ha veramente fretta di celebrare le assise. Anche perché «la strada è complessa», spiegano al Nazareno, «tutti vogliono un percorso congressuale in due tempi, prima affrontando i contenuti e la forma partito, poi l’elezione del segretario. Nella prima fase serviranno dunque anche le modifiche allo statuto. Ma per farle ci vuole un’assemblea in carica che le approvi. Che quindi non si può svolgere prima di ottobre. Nel frattempo bisogna fare i congressi regionali e anche una ventina di congressi provinciali».
L’accordo sembra quasi fatto, dunque. Oggi si terrà una riunione ristretta dei capigruppo di camera e senato con il coordinatore Guerini e Lotti. Domani, mercoledì pomeriggio, i renziani si riuniranno tutti insieme alla camera. Le altre correnti si riuniscono in queste ore alla spicciolata.
Ma l’ennesima «pax democratica» con un congelamento generale della situazione attuale certo non smuove i precordi dei dirigenti e dei militanti. Per questa ragione dal Nazareno si lavora per assicurare il numero legale all’assemblea: anche perché dopo l’appuntamento andato a vuoto il 19 maggio, ampi settori della platea sono sfiduciati e intenzionati a non venire a Roma. Il caldo torrido e le vacanze non aiutano.
Un po’ di sale al confronto potrebbe arrivare in ogni caso da Matteo Renzi che nei prossimi giorni, prima di sabato, dirà la sua. Lo ha lasciato capire lui stesso dalla nuova enews in polemica contro chi gli ha accollato anche la sconfitta delle amministrative. «Ancora? Mi fa piacere essere considerato l’alibi per tutto, ma questa lettura del voto è poco più che una barzelletta. Credo necessario fare chiarezza».
Ampio spazio anche alla vicenda dell’acquisto della villa che ha tenuto banco in questi giorni sui social e su alcuni giornali. Farà un mutuo, si giustifica, che si aggiungerà alla vendita della casa di Pontassieve e naturalmente all’«ottimo stipendio» da parlamentare che glielo assicura. Le altre sue entrate sono « tutte pubbliche e trasparenti». Con l’occasione non smentisce di tentare di seguire le orme di Walter Veltroni dedicandosi alla tv e firmando «uno speciale» su Firenze.
Intanto sui social impazzava una fake news su suo fratello, pubblicata da un sito di tifosi leghisti: «Lui è Gianni Renzi, fratello ed ex portaborse di Matteo Renzi, 53mila euro al mese. Assenteista, fa la bella vita alle spalle degli italiani», recita il post. Una vecchia falsità, che ogni tanto torna in circolazione in rete. Smentita di Renzi («post allucinante»), solidarietà da tutto il partito.
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