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Governare il caos di un primo ascolto sanremese – 28 brani senza soluzione di continuità in una manciata di ore – è sempre complesso. Specialmente quest’anno, nonostante le scelte del direttore artistico Amadeus sembrino meno sfaccettate e «bulimiche» rispetto alle ultime edizioni della kermesse canora. Che, fra un meno di un mese, aprirà i battenti il 7 febbraio con un parterre già annunciato di co-conduttrici, super ospiti internazionali (anche se i Black Eyes Peas non sono certo ai livelli di vent’anni fa) e partecipazioni speciali come quelle dei sempreverdi Massimo Ranieri e Al Bano. Con un occhio e un orecchio sempre attento alle nuove tendenze, il conduttore (al suo quarto Sanremo) sembra infatti aver optato per un bouquet fortemente improntato sui toni del grigio, dove il dolore, la perdita e l’introspezione sono i temi cardine delle proposte musicali.Non prende rischi Giorgia, con il suo white soul “Parole dette male” pieno di sonorità anni ’80/’90

SFILZE DI GIOVANI cuori infranti sì – Ariete, LDA, Mr.Rain e Leo Gassmann – ma anche struggenti rese dei conti con il passato, specialmente nella toccante lettera che Gianluca Grignani dedica al padre con Quando ti manca il fiato – che ricorda le migliori ballad rock del periodo Campi di popcorn – all’amarcord (fin troppo auto celebrativo) degli Articolo 31 e la loro Un bel viaggio. Per non parlare di Levante che, con Vivo, racconta alti e bassi di una depressione post partum mentre i Modà, seppur musicalmente sempre uguali a se stessi, optano non per la classica canzone d’amore ma bensì per una lettera aperta al male oscuro. Tante le conferme: da Madame che, al netto delle polemiche sulla falsa vaccinazione Covid, con la sua Il bene nel male regala uno dei brani più belli e tormentati della gara «Ancora tu sei, la puttana che ha ridato un senso ai giorni miei», al Tango di Tananai che sembra quasi un sequel, ancor più pieno di pathos, della recente hit Abissale. Per non parlare di Colapesce e Dimartino che tornano con la splendida Splash – nel segno del troppo spesso dimenticato Enzo Carella o di Battisti ai tempi di Una donna per amico – ribaltando nel ritornello addirittura il poeta Dino Campana con la strofa «Io lavoro, per non stare con te, preferisco il rumore delle metro affollate a quello del mare». Non prendono rischi invece Giorgia, con il suo white soul Parole dette male pieno di sonorità anni ’80/’90 e con la già leggendaria frase «È un pensiero profondo, come un capello biondo», il vincitore annunciato Marco Mengoni con la ballata tutta pianoforte e cassa in quattro Due vite, le redivive Paola & Chiara che con Furore sono già pronte a rinverdire i fasti di hit come Vamos a bailar e Festival, mentre il duo Coma_Cose e la loro L’addio emoziona, senza entusiasmi, con giochi di parole e melodie urban.

LE SORPRESE? Rosa Chemical con la radiofonica e fluida electro-polka Made in Italy «Le canzoni d’amore sono meglio stonate», i Cugini di Campagna (senza il falsetto!) che sono in gara, a 53 anni dalla loro formazione, con la stratificata Lettera 22 scritta da La Rappresentante di Lista come se fosse il lato b di Uomini soli dei Pooh (annunciati ieri come super ospiti della prima serata…), il brano di Lazza Cenere, dove il «Dardust touch» di Dario Faini è più in spolvero che mai e il giovane collettivo milanese Colla Zio, usciti da Sanremo Giovani, che con Non mi va regalano un funk contemporaneo originalissimo che cita Walt Disney ma anche piazza Tienanmen.