Torino, mobilitazione permanente degli universitari
Diritto allo studio Un bando della Regione Piemonte cambia in peggio l'accesso alle case degli studenti. I tagli riguardano borse di studio e residenze. Un altro colpo dopo la drastica riduzione delle risorse: 9 milioni per tutta la regione
Diritto allo studio Un bando della Regione Piemonte cambia in peggio l'accesso alle case degli studenti. I tagli riguardano borse di studio e residenze. Un altro colpo dopo la drastica riduzione delle risorse: 9 milioni per tutta la regione
Da oltre una settimana, le studentesse e gli studenti universitari di Torino sono in mobilitazione permanente per salvare il proprio futuro. La Regione Piemonte guidata dal leghista Roberto Cota ha imposto un folle restringimento dei criteri per ottenere l’idoneità alla borsa di studio e al posto nelle residenze. Dopo la riduzione delle risorse stanziate per il diritto allo studio (restano solo 9 milioni di euro nel bilancio regionale, meno di quelli incassati attraverso il contributo versato dagli studenti stessi) è un altro colpo durissimo. Con le nuove norme, da settembre agli studenti sarà richiesta una media molto alta per avere diritto a una borsa o un posto-letto: tra i casi più eclatanti, il 29 per gli studenti della lauree magistrali di Filosofia e di Matematica e il 28 richiesto per chi è iscritto a Medicina e chirurgia. Prima era il 25 per tutte le facoltà.
Tutto ciò è avvenuto senza alcun tipo di confronto con i diretti interessati: l’intenzione era che tutto passasse sotto silenzio. La Regione Piemonte, infatti, ha una concezione della democrazia molto chiara: ha privato gli studenti della rappresentanza nei luoghi decisionali dell’EDiSU, l’ente regionale per il diritto allo studio, e si è sempre dimostrata sorda rispetto a qualsiasi rivendicazione espressa nelle mobilitazioni durante questi tre anni di governo della coalizione berlusconiano-leghista.
Ma qualcosa stavolta è andato storto, e il manovratore è stato disturbato. Venuti a conoscenza dell’imminenza dell’approvazione del bando dell’EDiSU con i nuovi criteri-capestro, gli studenti hanno messo in campo oltre una settimana di proteste per evitare che il consiglio regionale desse il via libera alla norma. Lo hanno fatto nonostante i limiti imposti sia dalla difficoltà di individuare orizzonti di vittoria, sia dall’impossibilità di dialogo con una giunta che già era riuscita nel giro di pochi anni nel «capolavoro» di abbassare la copertura delle idoneità a ricevere una borsa di studio dal 100% ad un misero 30% degli aventi diritto (cioè 4 mila persone circa).
Attraverso un percorso di assemblee in tutte le residenze universitarie della città e di sensibilizzazione della cittadinanza, si è rotto il muro dell’individualismo e gli studenti sono scesi in piazza letteralmente giorno e notte, creando un circolo virtuoso di occupazioni, riunioni ed elaborazione condivisa, che ha portato il piccolo gruppo iniziale a diventare sempre più numeroso, consapevole e determinato.
Per questa ragione, di fronte all’assedio degli studenti, lunedì la commissione cultura del consiglio regionale ha dovuto blindarsi per approvare (con i voti della maggioranza di centro-destra) i criteri del nuovo bando. E la paura dell’annunciato assedio del palazzo della giunta ha indotto Cota e i suoi assessori ad esprimere in fretta e furia l’ultimo decisivo parere favorevole.
Questa vicenda racconta di molte cose, intrecciate fra loro: il restringimento degli spazi di discussione e di democrazia nel nostro Paese, dove le decisioni si prendono sempre più spesso senza i diretti interessati, il carattere sempre più autoritario delle politiche antisociali messe in atto sia su scala locale che su scala nazionale, e la garanzia sempre più labile dei diritti costituzionalmente garantiti. Ma dice anche della forza e della capacità di non arrendersi di una generazione alla quale hanno ormai tolto tutto, le cui aspirazioni future sono talmente svilite da costituire un nuovo motore di partecipazione e coscienza civile.
Un dato politico significativo è che l’elaborazione critica degli studenti torinesi è andata oltre la lotta contro le nuove norme del bando EDiSU, abbracciando tutte le scellerate politiche di «austerità» che la giunta guidata da Cota, fin dal suo insediamento nel marzo 2010, sta portando avanti, dai trasporti alla sanità. Perché tutto si tiene. Questa volta ha vinto l’avversario, ma non finisce qui: gli studenti di Torino sono determinati a continuare a lottare per riprendersi tutto, pronti a rispondere a qualsiasi prossima mossa dell’amministrazione regionale, senza aspettare che sia la magistratura a far cadere una giunta che ha grane giudiziarie a non finire.
*** Movimento Borsisti EDiSU Piemonte, Studenti Indipendenti, Collettivo Alter.Polis
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