«Empire of light» di Sam Mendes

Il Torino Film Festival (25 novembre-3 dicembre) compie quarant’anni e a dirigerlo torna dopo vent’anni Steve Della Casa che fece parte dello staff già delle prime edizioni con Barbera e Turigliatto allievi del professor Gianni Rondolino, ideatore del «cinema giovani». Nato sull’onda creativa dei cineclub, del cinema indipendente, ma anche con una decisa prospettiva didattica (eccezionali le prime edizioni dedicate alle complete cinematografie dei paesi dell’est, nouvelle vague, cinema indipendente americano, neorealismo…) torna ancora oggi a parlare al pubblico più giovane. Mentre Steve Della Casa illustra nella conferenza stampa di presentazione il densissimo programma, suddiviso in numerosissime sezioni, concorsi e fuori concorso, con ben 173 film (135 solo i lungometraggi) viene in mente quanto è stato seminato in tutte le passate edizioni dal festival, quante scoperte e soprattutto quanti ritorni: è come se in maniera generosa si volesse lasciare l’eredità di magnifiche ossessioni a un pubblico giovane, che ha ormai la possibilità di accedere a tutto l’universo mediatico, ma non ha troppa familiarità con la sala.

PER FORTUNA il «ritorno in sala» e il coinvolgimento della città è anche uno degli obiettivi delle istituzioni, così da rendere quest’anno più agevole l’accesso alle sale e inaugurare una «Casa del Festival» alla Cavallerizza reale, tra la Mole e Piazza Castello, progetto di arte urbana ad opera di Ugo Nespolo (che cura l’immagine della manifestazione a cominciare dal manifesto), luogo di incontri e coinvolgimento dei torinesi. Il festival si apre con un convegno sul ruolo del cinema in sala e con un inedito gala (il 25 alle 19 con collegamento in diretta con Radio3) al Teatro Regio, Hollywood Party interviene sul tema del rapporto tra i Beatles, i Rolling Stones e il cinema, con intrecci a sorpresa tra cui Malcolm McDowell. L’attore festeggerà a Torino i 50 anni di Arancia meccanica, terrà una masterclass e riceverà dal Museo Nazionale del Cinema che gli dedica una rassegna dei film da lui interpretati, la Stella della Mole.
Sono in programma molti film sostenuti da istituzioni ormai consolidate come la Film Commission, il Torino Film Lab che ha prodotto opere premiate in numerosi festival, Torino Film Industry specializzata nel cinema indipendente.

RITORNANO nel programma (Fuori concorso) i nomi di registi celebri come Skolimowski, Sokurov, Herzog, Sam Mendes in anteprima, Vicari con Orlando e Pappi Corsicato, Santiago Mitre e in apertura il nuovo film di Antonio Rezza Il Cristo in gola surreale riferimeno a Il Vangelo secondo Matteo, Cosimo Terlizzi (Cinque uomini, un diario al dilà della scena) e Luca Ferri (Vita terrena di Amleto Marco Belelli, la storia del mago Otelma), D’Anolfi e Parenti, Esmeralda Calabria.
La personale è dedicata al regista spagnolo che ha l’età del festival, Carlos Vermut, classe 1980, prediletto da Almodovar, fumettista di successo, nel cinema con obiettivi estremi e bassissimo costo: Diamond Flash (autoprodotto, distribuito in internet balzato al primo posto nella prima settimana di programmazione), il thriller Manticora, Magical Girl (Concha de Oro a San Sebastian) e Quién te cantará.
Favole nere fuori concorso sono La caccia di Marco Bocci, Ipersonnia di Alberto Mascia con Stefano Accorsi, I pionieri di Luca Scivoletto, I sogni abitano gli alberi di Marco Della Fonte; Marco Ponti esalta lo scudetto della Sampdoria, Simona Ventura racconta Marco Pannella, Marco D’Amore una Napoli inedita, Giancarlo Scarchilli dà di Pasolini Una visione nuova. E tante incursioni nei «Nuovi mondi» oltre alle follie della sezione «Crazies» dove scoprire, tra l’altro, lo strano e raccapricciante mondo del brasiliano José Mojica, le inquietanti presenze di Luis Mandocki, i brividi di Balaguerò. Senza dimenticare la sezione «Mezzogiorno di fuoco», ovvero 8 western di medio livello dove regna Randolph Scott, in programma a mezzogiorno in punto.