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«Tor di Valle non si tocca»: la Soprintendenza salva Raggi

«Tor di Valle non si tocca»: la Soprintendenza salva RaggiL'ippodromo di Tor di Valle

Roma Capitale Lo stop dei Beni culturali al progetto del nuovo stadio della Roma toglie le castagne dal fuoco al M5S. La sindaca Virginia Raggi: «Il parere incide sulla valutazione e realizzazione del progetto»

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 19 febbraio 2017

C’è un vincolo immediatamente operativo sull’area di Tor di Valle dove si vorrebbe costruire il nuovo stadio della Roma con una cittadella di centinaia di migliaia di metri cubi attorno. Così, mentre Virginia Raggi è soggetta alle tentazioni edificatorie e alle proteste della base, ci pensa la dottoressa Margherita Eichberg, soprintendente all’archeologia, belle arti e paesaggio della Capitale, a toglierle qualche castagna dal fuoco.

E infatti ieri sera la sindaca di Roma ha preso la palla al balzo comunicando che il parere della Soprintendenza costituisce un nuovo elemento «che incide sulla valutazione e realizzazione del progetto che in queste settimane è oggetto di verifica da parte del Comune. Come abbiamo sempre detto – ha aggiunto Raggi –  vogliamo che la Roma abbia uno stadio ma nel rispetto della legge».

EICHBERG HA COMUNICATO l’avvio del procedimento di dichiarazione di interesse culturale dell’Ippodromo di Tor di Valle. I soggetti proponenti e la conferenza dei servizi che si riunirà prossimamente, dovranno tenere conto. L’ippodromo, spiega Eichberg, è «una struttura all’avanguardia per l’epoca in cui fu realizzata, fu inaugurato nel 1959, in previsione delle Olimpiadi dell’anno successivo per le gare del trotto», per di più «progettata dall’architetto di fama internazionale Julio Garcia Lafuente, con gli ingegneri Rebecchini, Benedetti e Birago». L’anno di fabbricazione dell’impianto è importante. Perché la normativa prevede che la presunzione di interesse culturale valga per gli immobili che hanno più di 70 anni e sono proprietà pubblica. In questo caso, l’ippodromo è più recente.

Dunque la soprintendenza chiede che venga posto un vincolo in base all’articolo 45 del codice beni culturali, vera e propria summa teologica che disciplina la materia: «Il Ministero – recita il testo – ha facoltà di prescrivere le distanze, le misure e le altre norme dirette ad evitare che sia messa in pericolo l’integrità dei Beni culturali immobili, ne sia danneggiata la prospettiva o la luce o ne siano alterate le condizioni di ambiente e di decoro». Non appena il sovrintendente avvia il procedimento le prescrizioni sono immediatamente operative in via cautelativa.

FINO A IERI il cronoprogramma prevedeva che il 3 marzo la conferenza dei servizi prendesse una decisione. Adesso i tempi si dilatano. Da subito si apre una fase di interlocuzione di 80 giorni, durante la quale si possono presentare delle controdeduzioni. Al termine di questo periodo, tutto l’incartamento finisce sul tavolo della commissione regionale del patrimonio culturale, che entro 120 giorni stabilisce se il vincolo è stato accolto.

Se la procedura va a buon fine vengono stabilite le prescrizioni per l’edificabilità tramite un atto amministrativo della Regione e in seguito sono recepite dal Piano regolatore. Dai corridoi del ministero l’esito di questa istruttoria non viene dato per scontato, ma quasi. Il motivo è semplice. Formalmente ogni soprintendente opera in autonomia dopo aver sentito i comitati tecnico-scientifici e non è tenuto ad informare i suoi superiori. Ma le consuetudini rivelano che è molto difficile che una richiesta del genere, relativa a un progetto di tale importanza, con tali interessi in gioco e così al centro dell’attenzione mediatica, venga formulata senza che gli alti dirigenti del ministero dei Beni culturali abbiano dato il loro placet, col rischio che magari avochino il dossier e sconfessino l’operato del soprintendente. Soprattutto, un’istruttoria non viene convocata senza una cautelativa consultazione dei componenti dell’organo regionale che dovrà esprimere il giudizio finale, vale a dire gli altri soprintendenti del territorio.

«Non ci siamo svegliati ora – spiega Eichberg rispondendo alle polemiche sulla tempistica della sua richiesta – È dal 2014 che diamo pareri di forte criticità a cui non è seguita alcuna revisione progettuale. Non siamo i burocrati che si mettono di traverso. Sull’Ippodromo già esiste una norma di tutela comunale. È infatti inserito nella Carta della Qualità. Siamo quindi quelli che aiutano al rispetto delle regole cui altri vogliono derogare».

ESULTANO DAL COMITATO per la Bellezza Vittorio Emiliani, Vezio De Lucia e Gaia Pallottino, che da tempo si battono contro la grande opera: «Finalmente la Soprintendenza di Roma si è svegliata e dopo mesi e mesi di polemiche delle associazioni per la tutela, della società civile e di motivata opposizione dell’allora assessore capitolino Urbanistica Paolo Berdini (poi per questa e per altre nobili ragioni giustamente dimissionario)».

Il M5S romano studia le prossime mosse. La maggioranza in consiglio comunale si riunisce nuovamente lunedì 20, quando è prevista la consueta riunione settimanale degli eletti. Il giorno successivo è previsto il nuovo vertice con società calcistica e costruttori. Sarà il momento decisivo, per capire se Parnasi e Pallotta, rispettivamente e presidente dell’As Roma, intendono proseguire nel loro intento e se e in che modo l’amministrazione li asseconda.

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