La scorsa settimana il consiglio comunale di Kiev ha deciso di intitolare una delle strade principali della capitale ucraina, fino ad ora dedicata al partigiano sovietico della seconda guerra mondiale Ivan Kudrya, a John McCain, il senatore statunitense repubblicano scomparso lo scorso agosto.

Ivan Kudrya – nato a Poltava nel 1912 – entrò nei servizi di intelligence sovietici nel 1934. Quando Kiev fu occupata dai nazisti non abbandonò la città dove organizzò dei gruppi di sabotaggio. Conosciuto con lo pseudonimo di Maxim fu scoperto dai nazisti e fucilato nel 1942. Gli fu conferito postumo il titolo di eroe dell’Unione sovietica.

Il segretario del consiglio comunale Vladimir Prokopiv ha giustificato l’iniziativa, caldeggiata anche con una lettera ufficiale dalla moglie del senatore Cindy McCain, sostenendo che in vita «McCain ha attivamente difeso gli interessi dell’Ucraina e sostenuto il suo desiderio di essere uno stato moderno e democratico. E aveva più volte visitato il Donbass». Prokoviv, forse per pudore, ha omesso di ricordare il ruolo provocatorio di McCain durante l’insurrezione della Maidan.

La decisione si inquadra nel processo di «decomunistizzazione» promosso dalle autorità ucraine volto a cancellare anche nella toponomastica il passato del paese. Un passato tragico, nessuno lo nega, in cui a repressioni e orrori si assommò spesso colonialismo grande-russo, ma che ebbe anche pagine gloriose. Come quelle del sacrificio di milioni di sovietici per liberare l’Europa dalla peste bruna.

Se ne dovrebbero ricordare ogni tanto anche i leader dell’Unione europea invece di chiudere gli occhi di fronte al revisionismo storico e all’esaltazione della pax americana che soffia in Europa dell’Est. Un domani potrebbero dolersene, se non sarà ormai troppo tardi.