Cultura

Tomiri e Artemisia, sovrane e guerriere

Tomiri e Artemisia, sovrane e guerriereMattia Preti, «Tomiri immerge la testa di Ciro in un otre di sangue», 1674 circa

FESTIVAL DEL CLASSICO Erodoto e le biografie di alcune donne straordinarie della storia antica. La regina dei Massageti ebbe la meglio nell’offensiva contro i persiani in cui cadde anche Ciro il Grande. Le discriminazioni di genere non vengono dall’Oriente, il paese dove fanno la prima comparsa è la Grecia: si teorizzava un femminile definito da una «naturale» diversità

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 1 dicembre 2023

Cosa sappiamo delle donne orientali, al di là dell’immagine (inutile a dirsi, non esattamente lusinghiera) che ci prospettano di loro le fonti greche? A darcene un’idea tanto diversa quanto interessante sono le informazioni che possiamo trarre dalla testimonianza di un autore per tante ragioni molto particolare, e spesso ingiustamente trascurato qual è Erodoto.
Nato tra il 490 il 480 (probabilmente il 484) ad Alicarnasso (attuale Bodrum, in Turchia) in una famiglia benestante, da padre asiatico di nome Lyxes e madre greca di nome Dryò, Erodoto è un personaggio della cui vita, mentre abbiamo informazioni dettagliate sulla seconda parte, trascorsa in Grecia, conosciamo invece assai poco la parte precedente, eccezion fatta peraltro, e per fortuna, per una notizia ai nostri fini particolarmente importante: dopo un periodo in cui per motivi politici aveva dovuto allontanarsi da Alicarnasso, la sua famiglia vi era ritornata attorno al 460: all’incirca dunque, negli anni nei quali egli aveva intrapreso la lunga serie di viaggi che lo porteranno a percorrere in tutta la sua estensione un Oriente, nel quale tra l’altro a quei tempi era avventuroso e non poco difficile inoltrarsi, visitando nell’ordine verosimilmente più probabile Babilonia, e quindi la Scizia, la Colchide, la Macedonia, la Siria, la Libia, Cirene e l’Egitto.

UN LUNGO PERIODO, lunghi anni dedicati a viaggiare, osservando e descrivendo quello che vedeva. Ma perché, a quale scopo, in che veste? Certamente in veste privata. L’ipotesi di ragioni pubbliche o commerciali è decisamente da scartare. Erodoto viaggia per piacere e per curiosità. E anche se è considerato da Cicerone il padre della storia non scrive in veste di storico, per la semplice ragione che non è tale: è un antropologo, che racconta i suoi viaggi, come lui stesso scrive, perché non vengano dimenticate «le imprese grandi e meravigliose compiute sia dai Greci che dai barbari». E lo fa distinguendo tra quello che ha visto, quello che gli è stato raccontato e i dati che ricava dalle testimonianze a questo scopo raccolte. Se e quando gli si prospettano due versioni diverse e non ha elementi per decidere non prende posizione, a volte lasciando ai lettori la scelta.

COME DEFINIRE il suo atteggiamento in modo diverso da quello di un antropologo che, nel suo caso, attinge alla propria esperienza di viaggiatore? Erodoto è un ricercatore sul campo, non a caso e più che giustamente riconosciuto dai primi antropologi ottocenteschi come un padre della materia.
Ma la cosa più stupefacente, in lui, sono i racconti della vita di alcune donne straordinarie, la cui storia, dettagliatamente descritta, mostra in modo difficilmente confutabile che in Oriente la divisione dei ruoli di genere non esisteva, che il potere politico non era appannaggio maschile e che donne che lo esercitavano non rinunziavano al ruolo materno. Ed eccone un primo esempio: nel VI secolo a.C., in un paese collocato all’incirca nell’Iran settentrionale (grosso modo l’attuale Kazakistan) gli indiani Massageti erano governati da una regina di nome Tomiri, che aveva ereditato il trono del suo defunto marito: nonostante – si noti – l’esistenza di un figlio maschio. Il potere dunque in primo luogo e certamente non si trasmetteva in linea maschile. E Tomiri era una donna che al potere teneva e sapeva come gestirlo: dopo aver respinto la domanda di matrimonio del re di Persia Ciro II, detto Ciro il Grande (590 a.C. – 530 a.C), che sperava con questo di dominare i Massageti, si era impegnata nella guerra che questi aveva intentato contro di lei, salvo un ripensamento quando suo figlio Spargapise era caduto nella mani di Ciro al quale, in cambio della sua restituzione aveva fatto un’offerta di pace, che Ciro aveva peraltro rifiutato, inducendo Spargapise a suicidarsi e Tomiri a reagire scatenando contro di lui un’offensiva nel corso della quale, come scrive Erodoto, «la maggior parte dei persiani venne uccisa e Ciro cadde, dopo 29 anni di regno».
Ma a Tomiri questo non bastava: dopo aver fatto cercare il cadavere di Ciro ne aveva immerso la testa in un otre riempito del sangue di un animale a questo scopo svenato «per saziare, come disse, il suo insaziabile desiderio di sangue». Indiscutibilmente, un’immagine femminile molto diversa delle donne orientali descritte dai greci.

ED ECCOCI al secondo esempio: Artemisia che all’incirca negli anni in cui visse Tomiri governava Alicarnasso (oggi Bodrum, nell’attuale Turchia), e che, quando scoppiò la seconda guerra persiana, vi partecipò a fianco di Serse, combattendo come sua alleata e battendosi in prima persona nel 480 nella battaglia navale di capo Artemisio e nello stesso anno in quella navale di Salamina, che come consigliera di Serse – contro il parere di tutti gli altri – aveva cercato in ogni modo di convincere a evitare: in una battaglia in mare, gli aveva detto, «i greci sono infinitamente più forti. Avendo conquistato Atene, tu hai già vinto». Ma Serse non l’aveva ascoltata ed era stato costretto ad assistere, impotente, da Atene, allo sbaraglio della sua flotta.
La stima di Serse per lei era ulteriormente cresciuta: «le mie donne sono diventate uomini, e i miei uomini donne», aveva dichiarato. A lei, non ad altri, si era rivolto dopo la disfatta per avere consigli durante la ritirata verso la Persia, raggiunta finalmente la quale era diventata la più importante e la più ascoltata dei suoi consulenti.

CHE CONCLUSIONI trarre da tutto questo? Che le discriminazioni di genere non vengono dall’Oriente: il paese dove fanno la prima comparsa è la Grecia. Pur se sono lontani i tempi nei quali, in una Grecia mitizzata, vedevamo il luogo nel quale era nato tutto quanto di buono esisteva in Occidente, oggi anche dei greci possiamo vedere chiaramente i limiti e i problemi: uno dei quali, se quanto sin qui detto è esatto, sembrerebbe proprio essere la teorizzazione di un’immagine del femminile caratterizzato da una «naturale» diversità e inferiorità rispetto al maschile. Il che – per concludere, e quantomeno per quel che mi riguarda – non mi impedisce di amarli e di apprezzare le tante cose grandi che ci hanno comunque indiscutibilmente lasciato.

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SCHEDA. Da Alessandria a Ipazia, fra Oriente e Occidente

Oriente / Occidente è l’orizzonte culturale (con tutta la dicotomia che porta con sé) cui è dedicato il Festival del Classico, giunto alla sua sesta edizione. Il progetto della Fondazione Circolo dei lettori, presieduto da Luciano Canfora con la curatela di Ugo Cardinale, è in programma fino a domenica 3 dicembre tra il Circolo dei lettori, il Conservatorio Giuseppe Verdi, Ogr Torino, l’Accademia delle scienze, il Teatro Carignano e la Biblioteca nazionale universitaria di Torino.

«LA LETTURA PROBLEMATICA e l’apertura all’Altro, principali eredità dei classici che vogliamo proporre nei vari eventi del festival, speriamo possano dare strumenti per riannodare i fili ancora spezzati della odierna rappresentazione del mondo», hanno dichiarato Luciano Canfora (sua la lectio «Una biblioteca tra due mondi: Alessandria») e Ugo Cardinale.

GLI EDITTI DI ASOKA e la storia globale della biopolitica sono al centro della relazione di Federico Squarcini, mentre Lloyd Llewellyn-Jones (Università di Cardiff) interverrà su «Persia: storie e memorie di un impero». Ci sarà poi la lectio sull’immaginario del conflitto tra Serse e Alessandro di Gennaro Carillo, con le letture sceniche di Elena Bucci; il latinista Ivano Dionigi, si interrogherà sul rapporto tra la concezione biblica e la concezione classica dell’uomo (Che cosa hanno in comune Gerusalemme e Atene?»); Lucio Troiani e Luciano Bossina discuteranno di «Saggezza straniera», ossia l’incontro tra l’Ellenismo e le altre culture; la bizantinista Silvia Ronchey tornerà ad Alessandria d’Egitto per indagare «La vera storia di Ipazia». Tutte le info su festivaldelclassico.it

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