La magistratura di sinistra si divide. Alle prossime elezioni per le giunte esecutive sezionali dell’Associazione magistrati, a Napoli e a Roma, ci saranno liste contrapposte delle toghe progressiste: Area Democratica per la giustizia contro Md. La prima è stata per sette anni «il gruppo dei gruppi», la sigla che ha riunito la storica corrente di sinistra Magistratura democratica con i “verdi” dei Movimenti e alla quale Md ha delegato la rappresentanza nel Csm e nell’Anm. La seconda, la corrente, nell’ultimo congresso di Firenze ha deciso di riprendersi la sua autonomia dopo un periodo di difficoltà culminato, esattamente un anno fa, in clamorose dimissioni di una parte del gruppo dirigente di Area da Md. Al fondo la convinzione degli ultimi gruppi dirigenti di Magistratura democratica che vada recuperata una radicalità nella critica della giurisdizione e dell’organizzazione della giustizia che, spiegano, negli ultimi anni si è persa.

Area nel congresso di Cagliari, a settembre, ha deciso di chiudere l’associazione ai gruppi organizzati, consentendo solo adesioni di singoli. Reazione obbligata, dicono, alla decisione di Md di non affidare più la rappresentanza ad Area: «Abbiamo adeguato lo statuto alle realtà dei fatti». La cesura definitiva potrebbe essere il divieto di doppia iscrizione, che non è dietro l’angolo tanto che in queste elezioni ci sono candidati di Area iscritti a Md (che si candidano contro Md) e candidati di Md iscritti ad Area (che si candidano contro Area). Da molto tempo ormai il lavoro associativo si è divaricato, i magistrati progressisti si impegnano o in Area o in Md. L’elemento scatenante delle tensioni è stato, anche qui, l’esplosione della questione morale nel Csm. Dopo il caso Palamara le toghe di sinistra – i cui rappresentanti non sono rimasti fuori dalla valanga di intercettazioni raccolte dal trojan – si sono divise sul grado di rinnovamento necessario per salvare l’associazionismo giudiziario. La critica delle degenerazioni, per Md avrebbe dovuto essere ancor di più un’autocritica.

La spaccatura di Napoli e Roma prelude logicamente a una corsa separata delle “toghe rosse” alle elezioni di luglio 2022 per il Csm. Ma non è detto, visto che il sistema elettorale cambierà certamente e ancora non si sa in quale direzione. Le fratture in vista del voto, persino questa che non si vedeva da tredici anni, si spiegano anche con le leggi elettorali. Per le giunte esecutive di sezione si vota con il proporzionale puro: un invito a marciare divisi e massimizzare i consensi. A patto che poi si riesca a colpire uniti, come in effetti non escludono i rappresentanti delle due parti. «L’importante è l’azione concreta nell’Anm e nel Csm, la base culturale è comune e comuni sono le differenze che sentiamo rispetto agli altri gruppi, il percorso unitario si può riprendere oltre la guerra di sigle», dice Eugenio Albamonte, segretario di Area. «La nostra proposta di alleanza elettorale è stata respinta, ma non mancheremo l’obiettivo di coltivare un’alleanza strategica che garantisca adeguata rappresentanza a tutta la magistratura progressista», dice Stefano Musolino, segretario di Md.