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Toghe, il voto dopo la tempesta premia la sinistra

Toghe, il voto dopo la tempesta premia la sinistraLuca Poniz presidente uscente della giunta dell'Associazione nazionale magistrati – LaPresse

Magistrati Prima la lista di Area, al suo interno buon successo dei candidati di Magistratura democratica. Nel nuovo parlamentino quasi un bipolarismo con la destra di Magistratura indipendente. Flessione per Unicost e davighiani. Debutto per la corrente contro le correnti. Difficoltà per la giunta unitaria

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 21 ottobre 2020

La sinistra ha vinto le elezioni. Le urne digitali dell’Associazione nazionale magistrati consegnano un risultato non consueto, anche se in questo caso neppure imprevisto. Area, il cartello delle toghe di sinistra, ha staccato con un piccolo margine (29,4% contro 27,1%; 137 voti di differenza) Magistratura indipendente, la corrente di destra che correva con al suo interno l’ex ala destra di Unicost. Quest’ultima corrente, centrista, è risultata la più penalizzata ma ha mantenuto con il 19.9% una presenza importante nel Comitato direttivo centrale dell’Anm. Superiore a quella di Autonomia e Indipendenza, la corrente orfana del suo fondatore Piercamillo Davigo e parecchio ridimensionata, probabilmente a vantaggio dei nuovi arrivati di Articolo 101, una lista contro tutte le correnti. Il nuovo parlamentino che il 7 novembre sceglierà giunta e presidente sarà allora composto da 11 magistrati di Area, 10 di Mi, 7 di Unicost, 4 di AeI e 4 di Articolo 101. Un esito quasi bipolare tra destra e sinistra che non facilita gli accordi per la formazione del nuovo “governo” delle toghe.

Le elezioni, dopo i mesi terribili per la magistratura del caso Palamara-Csm e alla vigilia dei processi disciplinari per tutte le altre toghe del Csm coinvolte, segnano comunque una svolta. Innanzitutto per la notevole astensione, già in fase di registrazione al voto si erano persi mille partecipanti rispetto al 2016. E altrettanti pur essendosi registrati non hanno votato (i voti effettivi alla fine sono stati 6.101), conferma che le vecchie abitudini dell’accompagnamento ai seggi da parte dei rappresentanti delle correnti avevano il loro peso. Ma la lettura più semplice è quella che l’astensione sia il segno della delusione per le pratiche venute alla luce con l’inchiesta di Perugia e nelle intercettazioni in stile hotel Champagne. Delusione confluita anche nel voto ad Articolo 101 che nel suo programma ha la chiusura delle correnti e il sorteggio per il Csm (proposta che fu di Davigo e che adesso si fa largo in Mi).

Magistratura indipendente, la più coinvolta nello scandalo insieme a Unicost (i sei magistrati che si sono dovuti dimettere dal Csm sono equamente ripartiti tra le due correnti), è l’unica formazione che ha guadagnato voti rispetto al 2016. Guardata a vista per le minacce di abbandonare l’Associazione (è rimasta fuori dalle ultime giunte), nell’immediato sembra smentire l’ipotesi: «Inizia un percorso nuovo che percorreremo all’interno dell’Anm», dichiara la segretaria Paola D’Ovidio.

Area, con il presidente uscente dell’Associazione Luca Poniz risultato il candidato più votato fra tutti (739 voti), farà la prima mossa, proponendo una giunta unitaria. Con alcuni punti programmatici «netti», dice Eugenio Albamonte, segretario di Area, come «questione morale e democrazia nei gruppi». La soluzione non è semplice, anche perché i quattro eletti di Articolo 101 certamente sceglieranno di restare fuori e incalzare la destra. Tormentata anche AeI, che non conferma nemmeno il componente della giunta uscente (Bonamartini) e dà la colpa agli elettori: «Forse i colleghi non hanno una grande voglia di cambiamento visto che continuano a premiare i gruppi portatori di logiche correntizie evidenti», dice la presidente Anna Giorgetti. Ma il colpo più pesante è la perdita per pensionamento del leader Davigo, oltretutto sfidato nel Csm di lunedì proprio su rigore e moralismo da Nino Di Matteo.

Il parlamentino delle toghe sarà composto in grande maggioranza da giudici (25) rispetto ai pm (11), rapporto accentuato rispetto al 2016. Da allora ad oggi, solo tre magistrati risultano confermati, e tutti e tre fanno parte oltre che del Cdc della giunta uscente: Poniz e Tedesco di Area, Scervino di Unicost. Altri tre sono rientranti, perché erano stati eletti nel 2016 ma si erano poi dimessi nella fase della rottura a destra della giunta: Infante e Sangermano, ex di Unicost ora rieletti con Mi e Scavuzzo di Mi. Rieletta anche Silvia Albano di Area che a giugno si era dimessa dalla giunta perché criticava la sottovalutazione della crisi e la decisione di rinviare le elezioni. Con lei, seconda degli eletti nella lista, ottengono un buon risultato dentro Area i candidati di Magistratura democratica Santoro e Celli, quarto e quinto per numero di preferenze.

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