Politica

Toghe furiose per le ferie: «Una riforma contro i giudici»

Giustizia L’Anm attacca il governo dopo l’annuncio di Renzi. Solo «slogan promozionali» e «interventi contenuti», di «scarso respiro». E «norme punitive» che offendono i magistrati

Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 10 settembre 2014

Dialogo difficile, a un passo dallo scontro diretto, tra governo e magistratura sulla riforma della giustizia. Ieri l’Associazione nazionale magistrati ha attaccato duramente le iniziative dell’esecutivo targate Andrea Orlando che, a detta delle toghe, si riducono alla fin fine – dopo «ripetuti annunci» e «slogan promozionali» su una riforma che doveva essere «rivoluzionaria» – in «interventi contenuti», «di scarso respiro» e in «norme punitive», «frutto di compromesso», «cedimenti e timidezze». Nell’articolata critica pubblicata sul sito, l’Anm tocca poi il tasto dolente dell’«annunciata riduzione delle ferie (da 45 a 30 giorni, ndr), decisa senza alcun previo confronto con la magistratura».

Ma non è il punto centrale. Eppure è questo l’unico argomento che viene preso in considerazione: dal governo, e dal Pd in particolare, si leva quasi all’unisono l’accusa alla “casta” dei magistrati di aver sollevato una «rivolta» al solo fine di difendere i privilegi di cui gode la categoria. E perfino l’Unione delle camere penali invita la politica a non arretrare «davanti ai diktat» delle toghe.

Al di là dell’impulso che ha scatenato la critica, però, i magistrati entrano nel merito e mettono molta carne al fuoco. Prima di tutto, spiega l’Anm, il governo ha dimenticato di toccare il «tema centrale delle risorse» che «condiziona in larga misura l’efficienza della macchina giudiziaria». Nella riforma del settore civile, l’unica a procedere speditamente sopra i veti incrociati con il decreto legge varato il 29 agosto, l’Anm prevede l’inefficacia di strumenti di composizione stragiudiziale delle liti per smaltire i procedimenti pendenti che però lasciano l’iniziativa alla volontà delle parti, in più gravate «da maggiori oneri economici» e non assistite «da incentivi e da sanzioni che scoraggino cause manifestamente infondate».

Ma è nel penale, scrive ancora l’associazione, «che i disegni di riforma rivelano i caratteri del compromesso»: l’annunciata modifica della prescrizione, «oggi patologica e patogena», non tocca la ex Cirielli, «prodotto di una delle varie leggi ad personam». Malgrado le tante rassicurazioni da parte dell’esecutivo, anche riguardo alle intercettazioni si prospettano solo «complicazioni nella disciplina dei tabulati telefonici», «peraltro con lesione dei diritti di difesa».

Sul falso in bilancio e sull’autoriciclaggio, poi, il Paese attanagliato «dalla corruzione e dalla criminalità organizzata ed economica» ha bisogno d’altro che non una «riforma di facciata». Per quanto riguarda la responsabilità civile delle toghe, aggiunge l’Anm, «l’eliminazione del filtro di ammissibilità» dà «il via libera ad azioni strumentali».

Troppo superficiali, infine, – è il dito nella piaga – gli «interventi di natura ordinamentale», che «offendono la magistratura con l’insinuazione che la crisi della giustizia dipenda dalla presunta irresponsabilità e scarsa produttività dei magistrati e reiterano la mistificazione di una riforma della giustizia che si pretende di realizzare con la riforma dei giudici». Come in qualsiasi altro corpo professionale, anche l’Anm ricorre all’espediente della “priorità”, spiegando che ci sono «riforme ben più urgenti» di quella che dimezza le ferie dei magistrati. Ferie, dicono, che non incidono sui tempi dei processi «e sono in buona parte impiegate ai fini dello smaltimento del lavoro».

L’Anm infine cita i dati del Consiglio d’Europa sul numero di processi penali e civili definiti nel 2010 in Italia, Germania e Francia per dimostrare (ma non si riporta il numero dei magistrati nei tre Paesi) la maggiore produttività dei giudici italiani.

Un attacco, quello dei magistrati al governo, bollato come «incredibile» e strumentale da più parti. Nel Pd, ma anche in Forza Italia e nel centrodestra, sono in molti a considerare i rilievi mossi dall’Anm viziati dalla strenua difesa di antichi privilegi. Al contrattacco anche gli avvocati penalisti che pure hanno criticato quella che considerano «non una vera riforma di struttura della giustizia»: le toghe usano, afferma l’Ucpi, «argomenti finalizzati al mantenimento di un processo autoritario» e le loro «levate di scudi» durante la discussione sulla riforma sono state «sempre finalizzate a mantenere e rafforzare un’impostazione strettamente punitiva dell’intero sistema-giustizia».

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