Politica

Toghe elette, mai più in tribunale

Toghe elette, mai più in tribunaleIl presidente della Repubblica e la ministra della giustizia in un recente plenum del Csm – LaPresse

Giustizia La ministra Cartabia illustra le correzioni alla riforma dell'ordinamento messe a punto a palazzo Chigi. Si alza un muro tra i mandati politici e le funzioni giurisdizionali. Maggioritario con correttivi per l'elezione del Csm. Verso il Consiglio dei ministri venerdì

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 9 febbraio 2022

Incontri bilaterali ieri sera in via Arenula, nella sede del ministero della giustizia Marta Cartabia ha ricevuto una alla volta le delegazioni di tutti i partiti di maggioranza. Il segnale che l’accelerazione chiesta con forza dal presidente Mattarella nel suo discorso del giuramento il 3 febbraio c’è stata. La riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario è pronta per il prossimo Consiglio dei ministri, in calendario salvo sorprese dell’ultim’ora venerdì, dopodomani.

La ministra ha illustrato le novità rispetto a quanto, sempre oralmente, aveva presentato agli stessi partiti già a dicembre. Un lavoro che però non era mai approdato al Consiglio dei ministri, malgrado Cartabia avesse consegnato tutto da tempo a palazzo Chigi, come lei stessa ha raccontato più volte. Segno che c’erano delle riserve che sono state corrette nel lungo pomeriggio trascorso ieri dalla ministra prima nell’ufficio di Draghi e poi in quello del sottosegretario Garofoli.
Tre le novità illustrate ieri dalla ministra ai partiti. La prima riguarda il metodo di elezione della componente togata del Csm. Resta il no al sorteggio e resta anche l’impostazione prescelta da tempo da Cartabia, il sistema maggioritario (malgrado la commissione di studio da lei insediata avesse concluso per il proporzionale con voto singolo trasferibile). Per evitare che il maggioritario congeli un bipolarismo tra le correnti maggiori, la ministra ha previsto adesso un correttivo proporzionale che consente nella sostanza il recupero di migliori terzi nei collegi.

L’altra novità importante riguarda le cosiddette «porte girevoli» tra magistratura e politica. Superando le perplessità della commissione, ci si avvicina molto all’originale testo di legge di riforma presentato dall’ex ministro Bonafede. Per i magistrati candidati ed eletti non sarà più possibile tornare alle funzioni giurisdizionali anche se resteranno magistrati a disposizione della pubblica amministrazione. Previsti ostacoli più bassi nei casi meno impegnativi di toghe candidate ma non elette o chiamate a ricoprire incarichi di amministratori pubblici negli enti locali: d’ora in avanti ci sarà incompatibilità (mai più casi Maresca) e uno stop lungo alla carriera.

Infine la ministra avrebbe accolto la richiesta (arrivata soprattutto da Pd e Leu) di dare più peso agli avvocati nei consigli giudiziari, con la possibilità del rappresentante dell’ordine di votare nelle valutazioni di professionalità delle toghe.

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