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Todays mette un punto ai discorsi estivi sui festival

Todays mette un punto ai discorsi estivi sui festivalPorridge Radio

Eventi Con una curatela di eccellenza e un focus specifico sul contenuto, il festival torinese che chiude la stagione estiva dimostra che la città ha già le carte in regola per farcela da sola

Pubblicato circa un anno faEdizione del 31 agosto 2023

La stagione estiva che sta andando a concludersi è stata contraddistinta sia da una enorme quantità di festival e rassegne di concerti ma anche e soprattutto da moltissimi ragionamenti relativi all’organizzazione, al significato di questi eventi e al come il nostro paese regge il confronto con ciò che accade all’estero. Una querelle accesa e che ha dimostrato una generale arretratezza. Discussioni che hanno avuto il loro culmine con il presunto imminente annuncio di un grosso marchio di festival internazionali che, si pensa, potrebbe fare capolino a Torino il prossimo anno. La prima domanda che è venuta in mente a molte persone che vivono gli eventi cittadini, i festival e i locali è se – per l’ennesima volta – fosse davvero necessario importare dall’esterno dei format pagando per avere credibilità anziché fare affidamento sulle risorse interne, che da decenni lavorano per costruire una reputazione particolarmente alta del capoluogo piemontese che negli ultimi anni gli sta valendo una discreta risonanza internazionale. In città ci sono Club To Club e Kappa Futur Festival, che ormai non hanno bisogno di troppe presentazioni perché riescono a parlare di sé, ma se c’è un evento che rappresenta al meglio la capacità di Torino di intercettare la qualità e anticipare i gusti di un certo pubblico molto indie rock come quello di quel festival che potrebbe arrivare in città è senza dubbio Todays. Nato nel 2015 come unione di due esperienze storiche in ambito di eventi musicali – Spaziale e Traffic – il festival che si tiene a Spazio 211 e dintorni (portando un quartiere popolare di Torino sulla mappa per una settimana intera) ha donato alla città l’ennesima occasione di dimostrarsi per quello che è da sempre: attenta alle tendenze, capace di anticipare i gusti che verranno e vissuta da un pubblico molto reattivo a questo tipo di iniziative.

ED E’ PROPRIO questo tipo di sensibilità di pubblico e organizzazione a rappresentare il maggior valore del festival, con nomi che negli anni hanno segnato il rock contemporaneo e ciò che gli gravita intorno. L’edizione del 2023, su questo fronte, non solo non è stata da meno ma è anche stata capace di dare una discreta stoccata a tutti i discorsi a cui facevo riferimento all’inizio di questo articolo. Torino è capace di reggersi in piedi grazie a ciò che nasce in città, e non c’è granché bisogno di portare marchi altisonanti quanto piuttosto lasciare che quelli locali crescano (implicando che, forse, la natura boutique e intima di Todays sia da preservare come firma unica e radicata del festival). E lo fa con grandissime conferme, con quei nomi a cui il target di riferimento cede molto facilmente come gli Wilco (in grandissimo spolvero, in vista del lancio dell’imminente nuovo album), i Verdena (raramente così rumorosi e impattanti), gli Sleaford Mods (ormai una sorta di colonna portante della kermesse, che alla seconda apparizione confermano l’attaccamento con Torino) e Warhaus (la quota più pop del festival, che ne denota la varietà).

MA, NELLO SPIRITO della manifestazione, c’è anche lo spazio per proposte più audaci. È questo quel che è successo nell’ultimo – e migliore – giorno di concerti. Una giornata all’insegna del mal tempo che però non è stato un deterrente per il pubblico che anzi ha reagito resistendo stoicamente sotto la pioggia battente dall’apertura fino alla chiusura. I concerti di Porridge Radio (forsel’esibizione più intensa e coinvolgente dell’intero pacchetto), Ibibio Sound Machine (al loro debutto su suolo italiano), L’Impératrice (che hanno regalato a Torino la festa coloratissima per la chiusura del loro tour durato due anni quasi ininterrotti) e la chiusura dirompente e onirica del cantante francese Christine & The Queens (artisticamente eccelso e vocalmente impressionante) hanno dato una dimostrazione chiara della connessione che sta alla base del festival. Un segno netto di collegamento tra curatela e risposta del pubblico pagante, che reagisce con entusiasmo e coinvolgimento, fidandosi di chi organizza e incuriosendosi per le proposte messe in campo. In definitiva, quindi, Todays è la dimostrazione plastica e pratica che Torino può farcela con le sue gambe. La città può e deve fidarsi di più delle cose che ha in casa, avendo la cura di parlare al mondo di sé rinunciando un po’ a quella maschera di snobismo sabaudo che la contraddistingue crogiolandosi in una retorica di “città morta” che non solo non gli appartiene ma è anche fortemente deleteria per realtà che dimostrano l’esatto contrario e ne rivelano un’identità all’avanguardia sul fronte culturale.

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