Docente di musica elettronica al Conservatorio di Napoli, ideatore del progetto aperto Orchestra Elettroacustica Officina Arti Soniche del quale ci aveva raccontato in un’intervista, compositore, improvvisatore, membro di Ossatura, uno dei nomi storici dell’avanguardia italiana, Elio Martusciello in questo nuovo disco ha riscoperto l’antica passione per il primo strumento con cui ha cominciato a esplorare quello che David Toop a suo tempo chiamò Oceano di suono: la chitarra elettrica. Manipolata, trasfigurata, capace di pizzicare con profonda delicatezza le corde più profonde dell’animo. Queste tracce, anche se non ce n’era bisogno, confermano una volta ancora quella che forse è la qualità maggiore del musicista campano: il tocco. Da brividi ad esempio la lunga Respiro, che riporta a galla memorie della collaborazione tra David Sylvian e Holger Czukay dei Can. Circospette e notturne le movenze dell’apertura, con Oggi inizia qualcosa, fino all’epifania della chitarra in coda, che spalanca mondi. Debussy diceva che l’arte di orchestrare si apprende ascoltando il rumore delle foglie mosse dal vento. Una traccia di questolavoro si intitola Spostare le foglie dai suoni. Non dev’essere un caso.