Gli haters della rete e la depressione, il coming out (coraggioso) nel 2010, il matrimonio e i due bambini, la vita californiana e i fantasmi del passato. Tutto si lega in Il mondo è nostro (Virgin Records/Universal), nuovo album di Tiziano Ferro in uscita l’11 novembre che ha coprodotto e arrangiato insieme a Marco Sonzini e registrato a Los Angeles, dove la popstar di Latina vive. Tredici pezzi dagli stili musicali molto vari, meno impostato rispetto al precedente Accetto miracoli (2019) dove troppo ingombrante era sembrata la presenza di Timbaland: «Timbaland è stato da sempre uno dei miei punti di riferimento, ma forse la sua figura in sala mi incuteva timore. O forse non ero sereno e uscivo da tanti anni di produzione con Michele Canova. Non era semplice. So che l’incontro con Marco – che io chiamo il mio socio di crimini, divertimento e canzoni – mi ha ridato serenità». L’impressione è infatti di un disco libero dagli schemi pur in un ambito squisitamente pop: «A me il foglio bianco ha sempre ispirato, perché la cosa importante è riempire gli spazi liberi».

I TESTI non nascondono gioie e amarezze: Addio mio amore è un pezzo electro dall’impronta anni 80 sulla depressione: «È stata l’amante oscura che ha dominato la mia vita per tantissimo tempo a cui dico addio in questo brano. La depressione è una abile nemica, ti spiega la vita a modo suo, e sempre in maniera distruttiva. Non si parla mai abbastanza di salute mentale. E se lo si fa è sempre in maniera inadeguata, generica, raccontando il problema e non la soluzione».La società credo sia più avanti della politica. Anche perché poi le cose alla fine accadono…

A LOS ANGELES si è sposato con Victor e ha adottato due bambini: «In La festa del papà parlo di opportunità e miracoli, è una frase che mi ha detto mio padre. Un gesto potente il suo: mi sono reso conto che stavo riflettendo con una parte del cervello che era rimasta atrofizzata,perché sono cresciuto pensando che non avrei mai potuto diventare padre. Nella canzone parlo del fatto che si possano superare dei traumi e (ri)costruire sulle macerie». La famiglia di Tiziano si scontra con la «famiglia normale» che nel pensiero di Giorgia Meloni e della destra sovranista, non contempla le unioni omosessuali: «Io fotografo la realtà: vedo due bambini che ridono dalla mattina alla sera, che dormono undici ore la notte, circondati d’amore ed educati con attenzione. Non perdo tempo per spiegare a queste persone se io posso o non posso essere padre. Io mi auguro che il governo come tale pensi ai diritti di tutti perché i diritti di tutti non tolgono la felicità a nessuno». Spesso la sensazione è di trovarci di fronte a una società e a una classe politica che viaggiano a due velocità differenti: «Sì, la società credo sia più avanti della politica. Anche perché poi le cose alla fine accadono…».
In Il paradiso dei bugiardi – ritmica in primissimo piano – Ferro cerca di far pace con gli haters e gli insulti del passato: «Oggi viviamo nel periodo del politicamente corretto, che non è solo forma è solo forma, ma è un milione di storie che trasudano lacrime sofferenze di persone che dietro certe parole hanno visto stigma e persecuzione».
Nel disco cinque duetti con Ambra (Ambra/Tiziano) «l’ho costretta a tornare a cantare (ride)», il mondo nuovo dell’hip hop italiano thaSup (r()t()nda), Caparezza (L’angelo degli altri e di se stesso), Roberto Vecchioni (I miti) e Sting (For her love). Vivere in America dà altri stimoli? «Innanzitutto io vivo in California e non in America. Perché la California è una cosa a parte, io mi sono trasferito l’anno in cui è stato eletto Trump e mi chiedevo dove fossero i suoi elettori. È una terra che vive una realtà tutta sua, ha investito su cinema, arte, psicologia, studio. È incredibile poter parlare con qualcuno che fa il tuo stesso mestiere».