Timida Italia e «il coraggio» di non inginocchiarsi
Europei 2021 Le colpevoli incertezze della Figc, il calcio non si espone sul gesto antirazzista. Bonucci in conferenza stampa annuncia: «Decideremo stavolta tutti assieme», ma la decisione è già presa
Europei 2021 Le colpevoli incertezze della Figc, il calcio non si espone sul gesto antirazzista. Bonucci in conferenza stampa annuncia: «Decideremo stavolta tutti assieme», ma la decisione è già presa
La decisione è presa, ma non annunciata davanti alle telecamere. L’Italia non si mette in ginocchio, almeno, non contro l’Austria, stasera a Wembley, nella sfida per un posto ai quarti di finale di Euro 2020. «Decideremo stavolta tutti assieme», ha spiegato il capitano dell’Italia Leonardo Bonucci nella conferenza stampa precedente alla partita. La scelta è scontata. Gli azzurri, come gli austriaci, non hanno chiesto, come prevede il protocollo, l’autorizzazione all’Uefa. Anche se il capitano dell’Austria David Alaba poco prima ne aveva segnalato l’importanza «perché aiuta a parlare di razzismo», lasciando aperta la porta sul gesto collettivo con i compagni prima del via alla partita.
Dunque, si eviterà il bis della figuraccia avvenuta prima del via alla gara con il Galles, cinque azzurri in ginocchio, gli altri sei in piedi, sorpresi, come catapultati sul prato dell’Olimpico da un meteorite. Stavolta a Wembley, tutti in piedi. Non ci sarà un cambio di rotta. L’inginocchiamento di solo cinque calciatori della nazionale azzurra contro il Galles ha prodotto un cortocircuito mediatico con il prevedibile ingresso in scena della politica.
IL SEGRETARIO del Pd, Enrico Letta, a Otto e Mezzo su La7 aveva invitato gli azzurri a ripetere il gesto ma tutti assieme, mentre il segretario della Lega, Matteo Salvini, attraverso ripetuti tweet definendo anche «penoso» Letta, ha spinto sul non politicizzare il gesto antirazzista. Dunque, un caso politico. Che ha portato all’intervento sia del presidente della Figc, Gabriele Gravina che aveva rivendicato la libertà d’espressione degli atleti e poi del responsabile della comunicazione della federcalcio, Paolo Corbi, sugli azzurri sorpresi e non preparati sul momento e che quel ginocchio a terra a metà non si sarebbe ripetuto. Il gesto è ovviamente politico. Sin dalla sua genesi, dal lanciatore dei San Francisco 49ers Colin Kaepernick che decise cinque anni fa di protestare così, in posa silenziosa e potente, contro le ripetute violenze ai danni degli afroamericani da parte della polizia e poi ripetuto da altri giocatori di football e poi mutuato dai cestisti della Nba, criticati, come Kaepernick, dall’allora presidente degli Stati uniti, Donald Trump. E poi, lo scorso anno, dopo l’uccisione per soffocamento di George Floyd a Minneapolis per mano di un poliziotto, Derek Chauvin – a ore la sentenza, rischia dai 30 ai 40 anni di carcere – l’inginocchiamento è divenuta l’espressione fisica del movimento Black Lives Matter, con tanti campioni impegnati in prima persona, ai cortei, con raccolte fondi.
CON UNA VOCE forte, libera, senza censure sui social network. Arrivando poi anche in Europa, in F.1 (con Lewis Hamilton) e così anche nel calcio. Diverse volte in partite di Premier League e di Bundesliga, Ligue 1. Lascia quindi estremamente perplessi la giustificazione messa in piedi dalla Figc sulla «confusione» e «sul non essere preparati sul momento». E così il capitano dell’Italia, Leonardo Bonucci, che ha fatto riferimento nei giorni scorsi all’assenza di una direttiva dell’Uefa. Il calcio italiano, spesso non esposto in prima fila contro intolleranza e razzismo (eppure i casi in Serie A si sono moltiplicati negli anni) ha avuto cinque anni di tempo per prepararsi. Per prendere una strada, per una coscienza collettiva, come gruppo. Non è l’inno nazionale che non viene cantato dai calciatori. Non è più tempo di improvvisazione. E i simboli, anche a Euro 2020, vedi gli altri stadi tedeschi colorati d’arcobaleno dopo il divieto dell’Uefa per quello di Monaco di Baviera prima di Germania-Ungheria, contano. Eccome.
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