«Ti ammazzo!»: un video inguaia Ruberti, braccio destro di Gualtieri
Il caso La lite a Frosinone, coinvolti un ex europarlamentare Pd De Angelis e il fratello. Lui: «Un diverbio sul calcio, non è corruzione». Poi le dimissioni
Il caso La lite a Frosinone, coinvolti un ex europarlamentare Pd De Angelis e il fratello. Lui: «Un diverbio sul calcio, non è corruzione». Poi le dimissioni
«A me dice “me te compro”? Me deve venire a chiedere scusa in ginocchio, se no lo scrivo a tutti quello che mi ha chiesto a tavola, quella m… de Vladimiro». «Vi do 5 minuti per chiedere scusa», «Io lo ammazzo, io li ammazzo!». A gridare nella notte di Frosinone, fuori da un ristorante, un paio di mesi fa, è Albino Ruberti, capo di gabinetto del sindaco di Roma Gualtieri.
Con lui ci sono la compagna Sara Battisti, consigliera regionale del Pd, che cerca invano di calmarlo: «Sara se stai dalla parte loro io prendo le conseguenze», le risponde a muso duro Ruberti. A tavola con loro ci sono l’ex europarlamentare dem Francesco de Angelis (ora presidente del Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Frosinone) e il fratello Vladimiro, assicuratore nel basso Lazio, che potrebbe essere la persona che ha scatenato la furia di Ruberti.
Il video della scena, pubblicato ieri dal sito del Foglio, ha scatenato una bufera sul Campidoglio. Enrico Letta ha chiesto e ottenuto nel giro di poche ore le dimissioni di Ruberti. De Angelis (che era in lista per le politiche) si è ritirato. Cosa può mai aver scatenato una simile lite tra persone che si frequentano e che erano andate a cena insieme? Difficile saperlo. Battisti dice che l’oggetto del contendere era il calcio: «La cena era quasi terminata, io stavo fumando. Stavano parlando di calciomercato, Albino stava commentando un mancato rigore dato alla Roma in un derby e ha fatto una battuta e con questa persona si è scatenata una lite», spiega a LaPresse.
«Una lite per motivi calcistici», è anche la prima versione di Ruberti, figlio di Antonio, ’ex ministro socialista, ex rettore della Sapienza ed ex commissario europeo con Jacques Delors. Un tipo focoso Albino, soprannominato Rocky da quando, nel 2019, a un evento di Zingaretti di cui era capo di gabinetto, fermò a mani nude un gruppo di contestatori che erano saliti sul palco. Protagonista anche di una grigliata sulla terrazza in pieno lockdown, pizzicata dai carabinieri a cui rispose: «Non sapete chi sono io».
Parlando col Corriere, la versione dell’ ex braccio destro di Gualtieri cambia: «Avevo fatto una battuta infelice a una persona che era con noi a tavola. Lui si è sentito offeso. Mi ha aggredito verbalmente. Gli avevo detto che aveva bevuto troppo».
Ma la lite calcistica, e pure il tasso alcolico del commensale, sembrano spiegazioni deboli, anche nel caso in cui il gruppo avesse alzato il gomito. Tanto che la procura di Frosinone ha deciso di acquisire il video per andare più a fondo. «La corruzione non c’entra», mette le mani avanti il protagonista. Nella lettera di dimissioni scritta Gualtieri parla di «un litigio verbale durante una cena privata, che nulla ha a che vedere con il mio ruolo istituzionale».
E dice di aver reagito «con durezza alla frase “mi ti compro”, che pur non costituendo in sé una concreta proposta corruttiva, mi ha portato a chiedere, con foga sicuramente eccessiva e termini inappropriati, di ritirarla immediatamente perché l’ho considerata lesiva della mia onorabilità».
Come si evince da queste parole, il derby Roma-Lazio non sembra credibile come miccia per una lite del genere. In ogni ca caso, il capo di gabinetto rimette il mandato «per evitare strumentalizzazioni che possano ledere il tuo prestigio». Gualtieri definisce le frasi riportate dal video «gravi e non appropriate per chi ricopre un incarico di questa delicatezza». Ma non taglia ogni rapporto con Ruberti: nomina al suo posto l’attuale vice Nicola De Bernardini «in attesa che venga chiarita l’effettiva dinamica dei fatti».
Francesco De Angelis lascia la lista Pd (era terzo nel listino a Roma) «pur essendo completamente estraneo al diverbio al quale ho solo in parte assistito, al fine di evitare strumentalizzazioni». Letta approva le doppie dimissioni come «scelte giuste e doverose» e spera che il caso si chiuda al più presto. Calenda infierisce: «Questo è il soave ambientino del Pd romano».
Le altre opposizioni chiedono chiarezza. Linda Meleo, capogruppo M5S in Campidoglio: «Le dimissioni non bastano, occorre fare chiarezza sulle motivazioni alla base di questo litigio. Vogliamo revisionare tutti gli atti che sono passati tra le mani dell’ex capo di gabinetto». Angelo Tripodi della Lega che chiede «cosa ci fosse da comprare e cosa fosse in vendita».
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