Vallà è una piccola frazione (tremila persone) del Comune di Riese Pio X, nel Trevigiano. Sulla strada 667 che l’attraversa e che per ventiquattro chilometri corre da Castelfranco Veneto a Nogaré passano ogni giorno, tra auto e camion, trentamila veicoli. È Nord est profondo. Qui un modello di sviluppo economico che ruota intorno alla piccola impresa ha trasformato e stravolto nel giro di pochi decenni paesaggio e assetti urbani. Da un’economia agricola di sussistenza si è passati a un tessuto di aziende che hanno disseminato di capannoni le campagne, mentre i centri abitati si sono espansi disordinatamente in uno sprawl senza pianificazione. Il passato recente ha consegnato al presente un’emergenza urbanistica che richiederebbe un serio lavoro di riqualificazione. Lavoro non facile, però. Le soluzioni al degrado del paesaggio e del tessuto urbanistico possono essere diverse e non sempre i rimedi sono migliori del male. A Vallà hanno scelto la via della rigenerazione urbana partecipata, con un progetto che punta sulla street art.

TUTTO È COMINCIATO nel 2021 con la nascita del collettivo Boccaverta, che ha messo a punto, con il sostegno del comune di Riese Pio X, il progetto The Wallà: Wall come muro, muro come opportunità, con un duplice obiettivo: fare delle facciate delle case un’esposizione permanente di opere realizzate da alcuni tra i migliori street artist e innescare una partecipazione dal basso al lavoro di riqualificazione urbana. «Sinora – spiega Mauro Berti, portavoce di Boccaverta – sono stati realizzati diciassette murales e riqualificati oltre mille metri quadrati di pareti». Tra gli artisti che hanno partecipato al progetto Ericailcane, Zed 1, Zentequerente, Tony Gallo, Vera Bugatti, Kraser, Millo, Alessandra Carloni, Bastardilla, Agostino Iaccurci e StenLex. «Ma ci sono stati anche due interventi collettivi di cui sono stati protagonisti gli abitanti di Vallà: oltre mille persone hanno riscritto e disegnato sulle facciate delle case la storia di Pinocchio e a un muro di recinzione sulla strada 667 in tanti hanno consegnato una loro poesia».

Peeta della Ead crew

IL COLLETTIVO BOCCAVERTA ha poi siglato una convenzione con il gruppo di «Scienze per la conservazione del patrimonio culturale» dell’università Ca’ Foscari, diretto da Francesca Izzo, che fa ricerca scientifica sui materiali usati dagli street artist per studiarne la composizione fisico-chimica e come si comportano nel tempo. Lo scopo è quello di mettere a punto tecniche diagnostiche che consentano di intervenire per evitare il deterioramento dei murales e per prolungarne la vita. Problema, questo, più che mai aperto nel campo dell’arte di strada, con implicazioni di varia natura e con orientamenti differenti.

NON SONO POCHI I MURALISTI che considerano il restauro nella street art e il correlato inserimento di questa pratica dentro l’orizzonte di senso legato alle nozioni correnti di patrimonio culturale e di beni culturali estranei alle motivazioni e ai fini del loro lavoro. «Noi non facciamo restauro – precisa Francesca Izzo – e nemmeno valutazione qualitativa dei materiali. Il nostro compito è quello di stabilire quali sono i processi attraverso i quali i diversi tipi di materiali impiegati reagiscono alle varie situazioni, in prevalenza agli agenti atmosferici, per mettere a punto eventuali strategie preventive finalizzate a rallentare il deterioramento dei lavori degli street artists». «Nell’ambito della collaborazione con The Wallà – aggiunge – questa estate realizzeremo a Vallà una campagna diagnostica che coinvolgerà studentesse e studenti che si stanno formando per diventare esperti in conservazione dei beni culturali».
Intanto il progetto The Wallà non si ferma. Tellas, uno dei nomi più importanti della street art italiana, il 30 giugno ha chiuso il suo cantiere. Tra luglio e agosto si metteranno all’opera Pixel Pancho e Franco Fasoli. A settembre arriverà Cristian Bovo.