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«The Stinging Fly», l’arte di cogliere talenti emergenti

«The Stinging Fly», l’arte di cogliere talenti emergenti

Express La rubrica delle culture che fa il giro del mondo

Pubblicato più di un anno faEdizione del 13 aprile 2023

In base a quel concetto vago e fluttuante che è la «notiziabilità» (goffa e inevitabile traduzione dell’inglese newsworthiness, «qualcosa che merita di diventare una notizia»), può accadere che una piccola rivista letteraria – mille abbonati, una tiratura complessiva di duemila copie – diventi oggetto di un lungo articolo su uno dei maggiori organi di informazione del pianeta, il New York Times. Dietro il miracolo c’è molto probabilmente il viaggio del presidente statunitense Joe Biden in Irlanda, paese in questi giorni quantomai «notiziabile» per motivi politici ed economici che non staremo qui a elencare, nonché terra degli antenati di Biden e infine, last but not least, sede della rivista in questione, The Stinging Fly.

Rivista minuscola, ma – come scrive appunto sul New York Times Max Ufberg – decisamente degna di attenzione per la sua capacità di intercettare e promuovere giovani talenti. Il caso più clamoroso è quello di Sally Rooney: nel 2010, «prima di diventare l’autrice di best seller come Conversations with friends e Normal people (rispettivamente Parlarne tra amici e Persone normali, entrambi tradotti da Maurizia Balmelli per Einaudi) e prima che quei best seller diventassero altrettanto fortunate serie televisive, Rooney era una studentessa universitaria del Trinity College di Dublino con una quantità crescente di poesie inedite e nessun contatto nel mondo letterario». Per sua fortuna, però, i testi della giovanissima poetessa – all’epoca neanche ventenne – hanno trovato accoglienza su The Stinging Fly e le porte del «mondo letterario» si sono aperte, con quel che ne è seguito. E Rooney, riconoscente, non ha mai abbandonato la rivista, del cui consiglio di amministrazione (volontario e gratuito) è oggi presidente.

Vero animatore di The Stinging Fly è però Declan Meade, che l’ha fondata nel 1997 insieme a Aoife Kavanagh (poi passato a una carriera di docente) e che ha saputo farne in questo quarto di secolo un trampolino di lancio per tante nuove voci irlandesi e un punto di riferimento per gli editori internazionali a caccia di talenti. Non proprio un’impresa scontata: scrive infatti Ufberg che Meade, «quinto di otto figli in una famiglia di agricoltori di Ardee, una cittadina di poche migliaia di abitanti nella contea di Louth, è stato il primo della sua famiglia a laurearsi» (in economia presso l’Ulster University di Coleraine) e che è stata la sua passione per la letteratura, e in particolare per autori come John Steinbeck o Alice Munro, a guidarlo lungo la sua strada: prima in una libreria indipendente di Atlanta, poi presso il James Joyce Centre di Dublino e infine alla «mosca pungente».

Nonostante il successo della rivista, Meade è attento a non prendersene il merito, che preferisce attribuire alla vitalità letteraria del suo paese: «Forse la crisi ha spinto verso la scrittura e l’editoria persone che in un altro momento avrebbero lavorato in campo pubblicitario o nei new media» aveva dichiarato già nel 2016 in un’intervista a Chiara Veltri per il settimanale pagina99, aggiungendo che «in Irlanda esiste una cultura della lettura, e alla letteratura è riconosciuto un grande valore».
E i dati confermano che questo riconoscimento non si esprime solo a parole: fin dal 1998 l’Arts Council, un’agenzia governativa irlandese, sostiene The Stinging Fly con uno stanziamento che nel 2023 si aggira intorno ai 200mila euro, in aumento rispetto ai 180mila del 2022: «Nel mondo spesso misero delle riviste letterarie – scrive Ufberg – la rivista offre tariffe sostanziose; i testi di narrativa e saggistica possono fruttare ai loro autori fino a 1.300 dollari a pezzo».
Meglio evitare i confronti.

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