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«The Romanoffs», follia di una dinastia

«The Romanoffs», follia di una dinastiaUna scena dai «Romanoffs»

Streaming Debutta su Amazon la serie in otto episodi di Matthew Weiner, il creatore di «Mad Men». I personaggi sono, credono di essere o recitano la parte di eredi della famiglia reale russa

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 12 ottobre 2018

Matthew Weiner non ha mai fatto mistero dell’influenza della letteratura nel suo lavoro per la tv. È di romanzi, non di film, che parla quando descrive la sua formazione. Mad Men, è pieno di riferimenti ai lavori di Frank O’Hara e, soprattutto, di John Cheever – i suoi episodi a volte come i racconti brevi della famosa raccolta del cosiddetto «Cechov del Massachusetts» – di cui Weiner leggeva la prefazione ad alta voce nella writers room. Non sorprende quindi che anche il suo ritorno alla televisione dopo Mad Men (e dopo essersi concesso di scrivere un romanzo, Heather, the Totality) abbia una forte qualità letteraria. È stata Amazon a conquistare Weiner post Sterling Cooper. A che prezzo lo si può immaginare partendo dal fantasioso ecclettismo del cast (Isabelle Huppert, Aaron Elkhart, Marthe Keller, Diane Lane, Joan Slattery, Noah Wyle, Griffin Dunne, Radha Mitchell, Christina Hendrick, Corey Stoll, Paul Riser..), dai valori di produzione, dalla lunghezza degli episodi (i due che abbiamo visto di 90 minuti ciascuno), ma soprattutto dalla libertà totale del formato, che introduce luoghi, tempi e personaggi diversi, non connessi tra di loro in ogni puntata.

Nella geniale ultima inquadratura di Mad Men, Weiner ci aveva lasciati sul primo pieno di Don Draper, in apparente, beatifica meditazione, in cima a una collina. Finalmente libero dalle tentazioni del «mercato» -se non fosse per il leggendario jingle della Coca cola che si fa strada all’ultimo momento nella colonna sonora.
Da «I’d like to buy the word a Coke» alla Danza dei cavalieri di Prokofiev, il nuovo serial di Weiner apre nel sangue. È quello dello zar Nicola II e della sua famiglia, trucidati davanti ai nostri occhi da un commando bolscevico, ad eccezione della piccola Anastasia che vediamo scappare nella foresta, come Cappuccetto rosso, e riaffiorare, un secolo dopo, dal cuore di una stazione della metropolitana di Parigi.

La capitale francese è anche lo sfondo di The Violet Hour, il primo episodio di The Romanoffs, scritto e diretto da Weiner stesso (che firma la regia dell’intera prima stagione, da oggi sulla piattaforma stream di Prime video) e come tutti gli altri incentrato intorno personaggi che sono, credono di essere, o recitano la parte di eredi della famiglia reale russa. Circondata da sontuose stanze piene di cimeli e assediata da un nipote (Aaron Ekhart) e dalla sua tremenda fidanzata che attendono la sua morte per ereditare l’appartamento Anushka (Marthe Keller) è subito un personaggio molto weineriano – stregato dal passato, malinconico, privilegiato, solissimo e contradditorio, quando non addirittura spietato. La vediamo, tra una crisi di nervi/salute e l’altra, alle prese con una nuova cameriera musulmana, di cui prima cerca in ogni modo di liberarsi, insultandola in tutti i modi per la sua religione, il suo look, il ceto sociale, ma con cui -grazie alla brillante flemma della ragazza- finisce per stringere uno strano rapporto.

Cut e siamo in America per The Royal We, in cui Corey Stoll e Kerry Bishe sono una coppia in piena crisi e alla vigilia della partenza per una crociera «a tema» Romanov. Diversamente da Anushka, Michael (Stoll) non sembra particolarmente attaccato ai suoi presunti avi di sangue blu, ma dell’anziana, ricca, parigina, condivide il senso di insoddisfazione, e di entitlement. L’idea di essere incastrato in un destino meno prestigioso e avvincente di quello che gli spetta. L’opportunità di quel destino si presenta quando Michael avvista una bella sconosciuta pazza per il true crime durante un turno di jury duty. Sua moglie -americana solare, che lo ama, ed è senza un passato «pesante»- finisce così in crociera da sola, a guardare la storia dei Romanov inscenata da una troupe di nani, e a flirtare con Noah Wyle bevendo vodka. Alla fine, come The Violet Hour, anche The Royal We si rivela un racconto morale. Adesso aspettiamo gli altri. Diversamente dal formato binge, i successivi episodi dei Romanoffs andranno in onda solo uno a settimana.

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