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«The Mist», le creature rivelatrici annidate nella nebbia

«The Mist», le creature rivelatrici annidate nella nebbia

Televisione Su Netflix la serie di Christian Thorpe tratta dal racconto di Stephen King

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 30 settembre 2017

Nel momento in cui gli incassi di It (oltre 500 milioni di dollari in tutto il mondo, in Italia uscirà il 19 ottobre) hanno spinto alcuni a parlare di una nuova «golden age» dell’horror che potrebbe salvare il cinema dall’emorragia di spettatori in sala, anche sul piccolo schermo arriva un adattamento – l’ennesimo – di un romanzo di Stephen King – The Mist, del 1980 – che dieci anni fa era già stato adattato per il grande schermo da Frank Darabont.
Creata da Christian Thorpe e disponibile da agosto su Netflix, la serie tv si prende molte più libertà nei confronti della storia originale rispetto all’adattamento del 2007 – in cui l’unico cambiamento sostanziale riguardava il finale – principalmente per ragioni «seriali», per consentire di estendere la storia oltre i confini stabiliti dalla narrazione di King.

Siamo sempre in una cittadina del Maine, dove una famiglia dall’apparenza perfetta, i Copeland (madre, padre e figlia adolescente: Alex) comincia a dare segni di cedimento quando Alex viene stuprata a una festa di compagni di scuola. L’arrivo della nebbia, e delle creature mostruose che nasconde, separa la famiglia e i sopravvissuti di tutta la comunità si rifugiano nel posto più a portata di mano: il centro commerciale, la chiesa, il commissariato di polizia.
Come da tradizione però al mostro di «fuori» si aggiunge presto quello interno, della comunità allo sbando senza più regole e in preda alla paura.

Il regresso verso l’irrazionalità che nel libro di Stephen King e nel film di Darabont era rappresentato dalla fanatica religiosa che fa sempre più seguaci – la signorina Carmody – si moltiplica nella serie tv in tanti falsi profeti e situazioni che degenerano nella follia collettiva. Il sottotesto «sociologico» prende però il sopravvento sull’horror – complice anche una sceneggiatura improbabile – e The Mist si riduce a un commento scontato sui pregiudizi e sulla natura mostruosa che si cela appena sotto la superficie della civiltà. E l’ovvietà si raddoppia nella scelta di far nascondere nella nebbia, invece che mostri e insettoni, incarnazioni delle paure e dei rimpianti dei protagonisti.
La scelta di stravolgere la trama per prolungare la storia non paga: la serie non è stata rinnovata per la seconda stagione.

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