Il potenziale videoludico della produzione fantascientifica di Stanislaw Lem (1921-2006) resta ancora tutto da esplorare. Il genius loci può incidere nella qualità di un videogioco? Difficile fornire una risposta definitiva. Intanto non ci si dovrebbe stupire del fatto che l’avventura graficaThe Invincible, tratta da un romanzo del grande scrittore polacco, sia stata realizzata da Starward Industries, una software house cracoviana quotata in borsa che dà lavoro a una trentina di persone. Lo stesso Lem avrebbe trascorso tutta la sua vita di scrittore a Cracovia dopo aver studiato medicina nella città polacca. Un compito non facile quello di trasporre Lem in altri ambiti artistici. Escluso lo straordinario adattamento di Solaris (1972) realizzato Andrej Tarkovskij, Lem sul grande schermo è una bestia difficile da domare. Si corre quasi sempre il rischio di addomesticare uno dei più grandi scrittori di fantascienza del Novecento. Il cineasta polacco Edward Zebrowski per esempio avrebbe scelto L’ospedale dei dannati, uno dei pochi romanzi realistici di Lem, ambientato durante l’occupazione nazista della Polonia. Chi invece ha avuto l’ardire di cimentarsi con la fantascienza di Lem non sembra esserne uscito benissimo. Un esempio su tutti: Ari Folman con l’anodino The Congress (2013), film d’animazione in tecnica mista tratto da Il congresso di futurologia.

A scanso di equivoci, The Invincible non segue per filo e per segno la trama del libro. Il videogiocatore è chiamato a controllare con una visuale in semi-soggettiva, complice il microfono del casco sempre visibile sullo schermo, l’astrobiologa Yasna. A questo personaggio, assente dal romanzo apparso per la prima volta in Polonia nel 1964, il compito di indagare la scomparsa dell’equipaggio di un’astronave atterrata prima della navicella «Invincibile» sul pianeta Regis III. Si cammina e ci si arrampica molto nelle circa sette ore di gioco necessarie per completare il titolo di Starward Industries con il suo gameplay incentrato su esplorazione e scelte che fa pensare a Firewatch. «La più grande sfida per noi è stata quella di dettagliare l’universo narrativo presentato nel libro. Il direttore artistico e chi si è occupato della grafica ce l’hanno messa tutta per costruire uno spazio che fosse allo stesso tempo alieno e fedele alle caratteristiche del romanzo. Il giocatore durante la narrazione può utilizzare vari strumenti progettati secondo i dettami dell’atompunk», ci aveva racconta la software house polacca circa un anno e mezzo fa prima di rinviare a più riprese l’uscita del loro tanto atteso titolo.

L’atompunk è un sottogenere del cyberpunk incentrato su una visione del futuro rielaborata a partire dalla prospettiva «analogica» degli anni Cinquanta e Sessanta. Ed è proprio in questo periodo che Lem scrive i suoi primi racconti di fantascienza a Cracovia. Yasna soffre di amnesia dopo essere atterrata su Regis III. Anche se l’astrobiologa riuscisse a ricordare, cambierebbe davvero qualcosa? The Invincible è un inno allo «slow gaming» e nessuno ha la pretesa che la carismatica protagonista possa correre e sparare all’impazzata. Eppure, un pizzico di adrenalina in più avrebbe forse giovato alla causa di questo titolo che punta a offrire al videogiocatore l’angosciosa esperienza di sentirsi soli nell’universo. I reperti ritrovati sul pianeta ostile dalla protagonista sembrano «oggetti di scena» e non incidono più di tanto sulla progressione del videogioco. A conti fatti The Invincible è un’occasione sfruttata solo in parte che ha il suo punto di forza nell’ambientazione retro-futuristica curata nei minimi dettagli.