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«The Human Bridge», liberi di camminare

«The Human Bridge», liberi di camminareAyman Khalil, ph. Lidia Ginestra Giuffrida

Il progetto Artisti in residenza, tra la Palestina e l'Italia

Pubblicato più di un anno faEdizione del 10 giugno 2023

«Nei miei quadri mi sono dedicata al concetto del camminare, camminare all’interno del contesto dell’occupazione israeliana diventa un atto strettamente legato alla libertà. Essere libere di camminare può rappresentare un grande atto decoloniale. In questi lavori mi propongo di decolonizzare i miei piedi e ciò che mi circonda, passo dopo passo, ala dopo ala». Così Sabreen Haj Ahmad, pittrice palestinese, parla delle sue opere esposte alla Galleria delle Arti di San Lorenzo per la prima fase del progetto «The Human Bridge».

L’artista romano Alessandro Calizza, spiega: «Il progetto nasce dall’incontro tra la pittrice Solveig Cogliani e Faisal Saleh, direttore del Palestine Museum US, in Connecticut, che hanno immaginato uno scambio tra artisti palestinesi e italiani. Il progetto è stato poi presentato a Roma all’Accademia delle Belle Arti e realizzato mediante il San Lorenzo Art Districts (Sa.L.A.D)».

Attraverso l’invito dapprima degli artisti palestinesi Ayman Khalil e Sabreen Haj Ahmad a Roma (dal 20 al 31 maggio), e poi degli artisti italiani Alessandro Calizza e Solveig Cogliani a Gerusalemme (dall’11 al 22 giugno), il progetto prevede la creazione di un «ponte umano» che superi i confini imposti dalle distanze geografiche, culturali e politiche.

Con lo strumento dell’arte si cerca non solo di trovare un punto d’incontro tra due realtà profondamente diverse, quella palestinese e quella italiana, ma anche di assumere una posizione politica.
«Il mondo dell’arte ha sempre paura di prendere posizioni nette, ma per me, fare arte è fare politica, è fare quella politica che non ha rinunciato alla bellezza», afferma Alessandro Calizza. Il viaggio di Calizza e Cogliani prevederà diverse tappe nella Cisgiordania occupata con l’obiettivo di contribuire alla conoscenza della situazione sociopolitica palestinese. Ad accogliere i due artisti a Gerusalemme ci sarà anche Luisa Morgantini, già vicepresidente del Parlamento europeo e presidente di AssopacePalestina.

Il progetto si è concretizzato grazie al sostegno economico delle altre realtà coinvolte: Ombrelloni Art Space, Al Ma’mal Foundation for Contemporary Art, Palestine Museum US, Sa.L.A.D., AssoPacePalestina, Cultura è libertà, Unproduction, La Galleria delle Arti. Durante la prima fase del progetto, che si è svolta il 28 maggio presso la Galleria delle Arti di San Lorenzo, Ayman Khalil e Sabreen Haj Ahmad hanno esposto le opere realizzate durante la residenza d’artista romana presso gli studi Calizza e Cogliani. «Fare questo progetto con Solveig, fare passeggiate insieme e parlare dei nostri sentimenti mi ha aiutata a capire i legami che abbiamo. Come due donne che vivono così distanti nella vita reale possano ritrovarsi in concetti importanti come la libertà di movimento», racconta Sabreen Haj Ahmad, artista visiva, laureata in Belle Arti alla An-Najah National University, attualmente studentessa di un master in comunicazione e letteratura interculturale presso la Arab American University di Ramallah.

«A livello artistico è stato molto ‘curioso’ scoprire coincidenze nell’approccio con il colore e nell’uso dello stesso come testimone del camminare dell’umanità. Mi ha stupito che lei rappresentasse i sampietrini di Roma colorati così come essi erano stati oggetto del mio lavoro qualche anno fa» dice a sua volta Solveig Cogliani, e continua: «il significato del camminare come atto di libertà tocca le mie corde anche con riferimento al mio impegno contro la violenza sulle donne e per i diritti civili e umani. Ci sono momenti in cui ritengo che il nostro impegno sia un dovere e che gli artisti siano chiamati a fare la loro parte».

Ayman Khalil, scultore e pittore, nato e residente a Gerusalemme, racconta così la sua esperienza a Roma: «Per me è stato un piacere lavorare con Alessandro e conoscerlo personalmente, come giovane artista questa esperienza ha allargato la mia prospettiva a tanti livelli. Essere all’estero e fare nello studio di Alessandro l’arte che facevo a Gerusalemme, ha avuto un impatto positivo su di me, mi ha permesso di lavorare a mente sgombra e lontano dall’occupazione con cui ho a che fare sin da bambino. Anche essere circondato da un’atmosfera artistica muovendomi tra lo spazio d’arte Ombrelloni e lo studio di Alessandro per me è stato un costante stimolo a produrre». Le opere di Ayman prendono forma dall’incontro di due memorie: quella collettiva, di un popolo occupato del quale si tenta di cancellare usanze e tradizioni, come l’arte del ricamo delle donne palestinesi, e quella personale dell’artista che nelle sue opere rappresenta la gabbia dell’occupazione con gli stessi materiali che suo padre utilizzava, quando lui era bambino, per costruire le gabbie degli uccelli. Nelle opere esposte a San Lorenzo, la prima rappresenta dei pattern decorativi di Gaza e Ramallah, mentre le seconde rappresentano quelli delle città di Ramallah e Hebron.

«Grazie a quest’esperienza ho avuto la conferma di quanto l’arte possa essere veicolo di incontro tra realtà diverse e anche di quanto sia importante nel prendere una posizione politica, soprattutto quando nasce in contesti come quello palestinese», spiega Alessandro. E conclude: «Condividere un’esperienza così intensa sia umana che artistica, ha creato un legame molto forte tra me e Ayman».

La mostra delle opere di Sabreen Haj Ahmad e Ayman Khalil sarà visibile fino al 9 luglio 2023 presso la Galleria delle Arti (San Lorenzo, Roma), in attesa che il progetto inizi la sua seconda fase che vedrà Alessandro Calizza e Solveig Cogliani a Gerusalemme, presso l’Al Ma’mal Foundation for Contemporary Art. «Siamo entusiasti, ora tocca a noi, da giugno saremo a Gerusalemme» affermano i due artisti romani.

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