Visioni

The Doors, il concerto dei desideri riemerge dall’oblio

The Doors, il concerto dei desideri riemerge dall’oblioThe Doors

Musica È il 21 agosto del ’70, Morrison torna sul palco dopo le accuse di atti osceni. Il risultato è "Live in Bakersfield"

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 14 dicembre 2023

A volte i sogni si avverano. I sogni di chi vorrebbe avere tutte le testimonianze significative possibili di certi musicisti entrati, spesso loro malgrado, in una sorta di classicità permanente. I Doors sono un archetipo del rock classico, ma solo il palcoscenico è riuscito a rendere la forza visionaria della band californiana, spinta dall’energia mercuriale di Jim Morrison, forse la figura più sciamanica, con tutta evidenza, della popular music.

ECCO PERCHÉ nei sogni segreti dei fan, nel circuito underground sempre attivo degli appassionati ad oltranza, certi concerti, alcune date appuntate maniacalmente hanno una valenza speciale. È come se una certa sera avesse innescato, per ben calibrata miscela di elementi pratici e alchemici, un’energia particolare che dilata la musica e la fa deflagrare. Quella magia speciale che nessuno studio d’incisione riuscirà mai a rendere, perché lo scambio energetico tra palcoscenico e audience si attiva come un fiotto inarrestabile e imprevedibile.

I fan dei Doors da qualche giorno hanno motivo per festeggiare: s’è finalmente aggiunto un tassello decisivo nella fumigante discografia live del gruppo, uno dei concerti mitici che per anni è stato oggetto di ricerca, di scambi, quando ogni tanto riappariva, peraltro in versione incompleta, di bootleg pagati a mazzette di banconote fruscianti.
È il 21 agosto del 1970. Jim Morrison con i suoi Doors torna sul palco, e non è la routine consueta che inanella una data dopo l’altra: i membri del gruppo sono finiti sotto processo per il disastroso concerto del 1 marzo del ‘69 al Dinner Key Auditorium di Miami, sul Re lucertola Morrison pesano accuse svariate di atti osceni, comportamento lascivo, pubblica ubriachezza. C’è una pausa di una settimana nel dibattimento, e i Doors risalgono sul palco, al Bakersfield Civic Auditorium. Prima del concerto un giornalista riesce a intercettare Jim Morrison e a chiedergli cosa ne pensi delle accuse. Lui risponde che non è in gioco quanto lui possa aver fatto, ma la pura e semplice libertà di espressione. Poi sale sul palco. E ne scaturisce un concerto di un’intensità e imprevedibilità di rado toccati.

DOVE SI SEGNALA ad esempio che, nel medley che comprende Back Door Man, Jim improvvisa a braccio una poesia semi biografica, Old Stone Road, su Universal Mind a un certo punto si svela la matrice originaria: è Afro Blue, il brano di latin jazz di Mongo Santamaria, ma nella versione debordante di John Coltrane che i Dooos adoravano. In Love Me Two Times Morrison inserisce a sorpresa il rotolante blues classico Baby Please Don’t Go, Mistery Train è un montaggio sorprendente di People Get Ready di Curtis Mayfield, del brano che intitola, di Crossroads del padre del blues Robert Johnson e Away In India, improvvisazione pura di Jim Morrison.

Il finale misterico è naturalmente con la cupa ed edipica The End, ma anche qui succede qualcosa di spiazzante e magnifico: a un certo punto Jim Morrison tace di botto, rimane in silenzio per un’eternità, poi si riavvicina al microfono e improvvisa sette versi poetici che sembrano una profezia: «Qualcuno mi sta seguendo / Lui ti libererà / Lui ha un pettine d’oro / Ha diamanti nei capelli / Arcobaleni negli occhi / Lui ti guarderà / e ti sorriderà».

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