Rockefeller Center, 1979. Al Radio City Music Hall per una settimana a maggio si esibisce Frank Sinatra poi, a giugno, sarà la volta di Muddy Waters. Ma non è al cartellone del celebre teatro di New York che dobbiamo rivolgere la nostra attenzione. Tra la folla, appena scesi dalla metropolitana, vi sono Danny Sullivan e la sua complice Ariana. Stanno cercando un uomo. Forse per fermarlo e impedirgli di fare ancora del male, o magari per altri motivi, è troppo presto per saperlo. Finalmente la coppia è di fronte all’obiettivo della missione. Il giovane tira fuori una rivoltella. Il piano è di ucciderlo o impaurirlo, lo scopriremo in seguito. Ad ogni modo, Danny esita, non preme il grilletto e Ariana, che si è impossessata dell’arma, non porta a termine l’impresa criminale. La sparatoria comunque crea il panico, un uomo è ferito, un proiettile centra una donna alla gamba, vetri si infrangono ovunque per terra, persone urlano terrorizzate, la polizia prova vanamente a catturare i due attentatori.Amanda Seyfried e Tom Hollan protagonisti tra cronaca e fiction nella New York anni 70

PASSA del tempo e Danny è arrestato. A interrogarlo ci pensa Rya Goodwin, una profiler, quindi più ricercatrice con penna e carta che poliziotta con pistola e distintivo. Intanto, altre accuse stanno prendendo corpo: Ariana è scomparsa e anche Yitzhak Safdie, il padrone di casa del sospettato, risulta irreperibile. Si presume sia stato ucciso.
Chi è dunque Danny Sullivan? Un serial killer che ha perso il controllo e scatena il panico a Rockefeller Center? Uno squilibrato come tanti ve ne sono negli Stati uniti che mirano persone a caso per compiere una carneficina di ampie proporzioni? O uno che è rimasto impigliato in una rete gettata da altri? E, in quest’ultimo caso, chi sarebbero questi altri? Il caso all’apparenza di facile soluzione, si rivela più complesso del previsto. Troppi elementi restano nascosti e come in una famosa immagine gestaltica, cambiando il punto di vista, il coniglio può assumere la sorprendente forma di un’anatra.

I TEMPESTOSI eventi appena descritti ai quali non possiamo ancora dare un senso preciso, rappresentano il punto di partenza della nuova miniserie in dieci puntate di Apple TV+, The Crowded Room, ideata da Akiva Goldsman (Oscar nel 2002 per la miglior sceneggiatura non originale di A Beautiful Mind), tratta dal libro biografico di Daniel Keyes, Una stanza piena di gente (The Minds of Billy Milligan, 1981). Un progetto ambizioso con il regista ungherese Kornél Mundruczó a dirigere tre episodi, e con Tom Holland e Amanda Seyfried che interpretano i due protagonisti.

INTORNO allo spaesato Danny navigano diversi personaggi come il già citato Yitzhak Safdie, l’espatriato israeliano dalle maniere forti che prendendo il giovane a casa sua, lo salva in più circostanze, Annabelle la ragazza attraente con la quale inizia a fumare erba e a farsi trasportare dal desiderio, Mike e Jonny i due amici con cui condividere quello stare sempre ai margini, quell’abitare nella periferia tenendosi rigorosamente a distanza dai gruppi che pretendono omogeneità. E un uomo d’affari inglese, l’ultimo dei personaggi apparsi nelle quattro puntate finora rilasciate.
Danny ha l’aspetto di un solitario, in difetto col prossimo, bisognoso d’aiuto, poco affine all’immaginario di un decennio votato alla collettività. Eppure, al tempo stesso, vive in un mondo popolato da una folla caotica di individui che ritroviamo nei suoi album di disegni e nelle storie che racconta a Rya, l’investigatrice socratica che con l’arte della maieutica cerca di portare il suo «allievo» alla verità. Ammesso che ne esista una e che si riesca a identificare la figura che genera i riflessi nei mille specchi dell’esistenza.