Klara arriva con lo zaino pesante e mi mostra la foto di un maestro thailandese che sta per arrivare in città per un seminario, naturalmente lei parteciperà. Io resto seduta, già stanca, su un muretto freddo sotto il portico della palestra ancora chiusa. Attorno a noi due si stanno radunando altri zaini e facce pronte a divenire selvaggi sognando gli allori su qualche ring immaginario. Anni fa nessuno o quasi sapeva che diavolo fosse la boxe thailandese da qualche tempo, invece, le palestre sono invase, anche a Berlino, da gente varia che prende la disciplina un po’ troppo seriamente. Il sano e costruttivo divertimento è scalzato dalla sofferenza alla Mila Azuki e Mimì Ayuhara. La «saggezza orientale e la disciplina ti forgiano» diventa l’alibi per ogni aspettativa di performance strabiliante ed eventuale tracollo emotivo quando il motto «Io so Bruce Lee e voi non siete un cazzo» si fracassa al suolo. Chiedo a Klara se oggi ci alleniamo assieme: è un po’ come il tango, si balla (o ci si mena) in due ma Klara tergiversa, vuole prepararsi al meglio per il seminario con il maestro e «tu hai le gambe corte».

La sintesi elegante della saggezza e disciplina. Il nostro allenatore arriva a cavallo di una bici o di una moto ruggente, mi incute timore e rispetto, quindi, penso, mi sto immedesimando in qualche B-movie di arti marziali. La palestra puzza di sudore e testosterone, il tatami è sempre lercio anche se viene lavato, a volte l’allenatore si porta dietro il cane che sta in un angolo zitto zitto e ci è proibito fargli le coccole perché poi si abitua male. Oltre alla puzza, in bagno vive da anni un tappetino della doccia immune a qualsiasi ceppo e mutazione di virus, forse sono l’unica a rendersene conto, per certo i dettagli sono sfuggiti a Liza che indossa e si allena con delle foltissime ciglia finte, sfidando il pericolo di perdere per sempre la vista qualora, per puro caso, le arrivasse un destro o una gomitata. Liza vuole combattere, fare competizioni: «Ich will kämpfen!» Ok ma stai calma. A lei non chiedo neanche il giro di tango, preferisce i bestioni con le tigri vive tatuate, anche lei ne ha una e io non voglio impedire gli accoppiamenti tra simili nella savana. Non mi resta che Christine dalle ossa appuntite e «la teorica». Christine molla calci e senti tutti i suoi spigoli sulla tua carne, ascolta heavy metal, fa la dura ma se per giocare la chiami «bitch» si offende e vuole la mamma. La teorica, invece, interrompe la sessione a due, per fare domande estuanti all’allenatore, strade di senso senza uscita e si innervosisce se non segui il suo ritmo una volta trovato. Forse era meglio restare a casa. A passare la cera.