Gruppo di musica elettronica brasiliana, i coloratissimi Teto Preto arrivano a esibirsi per la prima volta in Italia grazie a Terraforma, il visionario festival che esplora lo spazio inter-dimensionale fra l’elettronica sperimentale e le forme più avanzate dell’arte contemporanea che si terrà a Villa Arconati dal1 al 3 luglio. Band che unisce diverse forme espressive – dalla musica al teatro, dalla danza fino alle arti visive – i Teto Preto sono emersi già da tempo come espressione diretta di un movimento politico indipendente che ha anche rivoluzionato la scena musicale di San Paolo e che ingloba un impegno politico che spazia dalle questioni sul gender alla lotta contro la politica “igienista” di Bolsonaro.

E, PER CONOSCERLI meglio, abbiamo chiaccherato con la cantante del gruppo Laura Diaz alias Carneosso. «Mescoliamo sintetizzatori, punk rock, hip hop, rap, funky insieme alla tradizione di Caetano Veloso» ci racconta «La nostra è una musica che va ascoltata interamente con il corpo. Siamo la “conseguenza” di un contesto politico e artistico. Tutto è nato nel 2013 quando io e Cashu (altra componente della band, ndr) ci siamo conosciute in un momento di effervescenza politica e culturale nel centro di San Paolo. Abbiamo fondato un collettivo che si chiama Mamba Negra con l’intenzione di creare spazi creativi dove le donne e i membri della comunità LGBTQ+ potessero esprimersi artisticamente. L’anno dopo sono nati i Teto Preto che per noi significa in primis un luogo di rispetto e libertà ma non voglio sentire parlare di minoranze. Penso che le minoranze dovrebbero smettere di chiamarsi così perché non lo sono. Per me la “minoranza” è quella che comanda il capitale internazionale e gli oscuri interessi politici del nostro tempo».

ATTIVISSIMI politicamente sul fronte delle occupazioni culturali, dei movimenti abitativi e dei giovani affamati di cibo e di arte, la band canalizza in un caleidoscopico universo musicale anche la questione del gender e del femminile «Nascere con un utero ti identifica automaticamente come donna. E in Brasile, e nel capitalismo in generale, sono le donne a subire violenza. L’aborto è criminalizzato e colpisce soprattutto le giovani e le adolescenti povere. Per me come artista, ispessire la voce, mascolinizzarmi, essere più “violenta” sono caratteristiche che ho assorbito come difesa contro il predatore, imitandolo. Sono cresciuta imparando che le donne erano o intelligenti e brutte o sensuali e mute. Un manicheismo e moralismo cristiano che combatto ogni giorno».

«Nascere con un utero ti identifica automaticamente come donna. E in Brasile, e nel capitalismo in generale, sono le donne a subire violenza. L’aborto è criminalizzato e colpisce soprattutto le giovani e le adolescenti povere.

E PROSEGUE: «Ho iniziato a cantare da giovanissima, sapendo subito che la mia voce poteva essere uno strumento di combattimento “integrale”. Anni fa, quando ero militante senza essere ancora un’artista, ero membro di in un partito indipendente che lottava contro l’utilizzo screditato e inaccettabile della polizia nelle università. Siamo stati arrestati per aver occupato un palazzo ed è stato in quel momento che ho capito che potevo usare il microfono in maniera diversa. Non solo alle assemblee ma anche come arma politica. Anche il corpo è un’arma ed è tutto quello che abbiamo. In questa scenario mondiale generalizzato, i Teto Preto non sarebbe quello che sono senza il coinvolgimento di donne, artiste e membri della comunità LGBTQ+. Il gender è qualcosa di fondamentale perché, dal nostro punto di vista, crediamo che sia l’unico modo per avere pieno accesso a una discussione sulle disparità e le differenze sociali. Per noi ci sarà vera libertà solo quando anche tutti i corpi della comunità LGBTQ+ saranno rispettati».