Le leggendarie praterie liberaldemocratiche generate dalla vittoria dell’estremista Elly Schlein alle primarie sembrano sempre più campi minati. Comincia ad accorgersene Carlo Calenda, che soffre le (timide) aperture a sinistra della segretaria del Pd e s’offre per eventuali nuove avventure oltre i confini di un centrosinistra a suo dire ormai troppo massimalista.

Ieri, ospite a Mattino Cinque, quando gli è stato domandato se, su temi cruciali come l’energia, il suo pensiero non assomigli in fondo a quello della destra, il leader di Azione ha risposto in maniera molto convinta: «Assolutamente sì! Per esempio, la destra dice e non dice ma ha votato la nostra mozione in cui si dice con chiarezza che si deve andare verso il nucleare». Da Italia Viva però Teresa Bellanova lo ha gelato: «Leggo che Carlo Calenda ha dichiarato che saremmo più vicini alla destra che al Pd. Non sono notoriamente d’accordo ma sono rassicurata dal fatto che la linea politica come già deciso verrà indicata nel congresso in modo democratico e dal basso, partendo dalle istanze dei territori e non dalle imposizioni dall’alto». E Calenda allora si è dissociato da se stesso con un Tweet: «Ma perché scrivete queste falsità? Ho risposto, su domanda specifica dell’intervistatore, che sul nucleare il centrodestra è più vicino alla nostra posizione rispetto alla Schlein».

Sarà tutto un grande fraintendimento frutto di ignobili falsità, o forse saranno le decine di dichiarazioni di stima, simpatia e talvolta addirittura autentico sostegno che il leader azionista dedica ormai da mesi a Giorgia Meloni: chi può dirlo?

A giugno, comunque, Italia Viva e Azione dovrebbero fondersi tra di loro, con Calenda che ha già annunciato la propria intenzione di correre per la segreteria del nuovo soggetto: «Faremo le primarie tra gli iscritti – dice – non come il Pd che si è fatto scegliere il segretario dal M5S».

L’altro leader in via di fusione, Matteo Renzi, per ora tace, non va in tv, rilascia pochissime interviste, continua a dedicarsi alle sue pagatissime conferenze all’estero e fa uscire retroscena per far sapere che «dopo le Europee spariglio».

Prima di sparigliare, però, dovrà preoccuparsi di non sparire: i sondaggi non sono entusiasmanti, il Pd di Schlein continua ad aumentare i consensi, la destra non sembra sul punto di smottare e i grandi spazi che dovrebbero aprirsi tra i due blocchi ancora non si vedono. «Renzi ci ha detto che siamo nati per governare, quindi sui territori si va con chi ha più possibilità di governo», confessa un dirigente di Italia Viva, chiarendo, se non altro, la natura più pragmatica dei seguaci dell’ex premier rispetto a quelli di Carlo Calenda, il leader che alle ultime politiche ha guidato il cosiddetto terzo polo appena al sesto posto tra tutte le liste.

Per il resto, i coalizzandi se le danno di santa ragione sui territori: in Toscana, cioè nella culla del renzismo, si segnala il caso di Massa, con Iv e Azione che si dividono sul nuovo sindaco. I renziani appoggiano quello del centrosinistra («Solo lui, non il progetto politico più generale», specifica il coordinatore provinciale su Facebook), i calendiani quello della destra (insieme ad ex Casapound e Forza Nuova).

La paura, almeno dalle parti di Azione, è che le amministrative di primavera vadano a finire come le regionali di gennaio: quattro eletti a zero per Iv. Un’onta difficile da minimizzare, soprattutto per uno come Calenda: forse l’unica persona al mondo a pensare che alla fine sarà lui a mangiarsi Renzi e non, come già sta accadendo, il contrario.