Dopo la caduta c’è sempre l’atterraggio. E il Pd, con la grana del passaggio parlamentare del cosiddetto terzo mandato e i malumori della minoranza, prova a renderlo il più dolce possibile. Così la segretaria Elly Schlein, su La7, prova a derubricare l’intera vicenda a una «forzatura» della Lega, interessata più ai destini del Veneto che ad altro. Dunque non c’è stata alcuna fuga in avanti del Pd rispetto agli accordi presi (e cioè di elaborare una proposta condivisa sul numero di mandati consecutivi dei governatori regionali). Schlein ha anche sentito Stefano Bonaccini, il capo dell’area da cui sono partite le accuse di essere venuta meno agli impegni presi. «Nel Pd ci sono persone fortemente a favore del terzo mandato e persone fortemente contrarie – ha spiegato la segretaria -. Noi in direzione abbiamo provato a trovare una sintesi immaginando una riforma complessiva che, oltre al numero dei mandati, preveda i necessari pesi e contrappesi. Ieri (giovedì, ndr) però non si stava parlando di questo, non avevamo a che fare con una riforma complessiva ma con un emendamento della Lega ‘salva Zaia’».

Spiegazione convincente? Solo fino a un certo punto. Bonaccini ha fatto sapere di non aver intenzione di parlare fino alla chiusura dei seggi in Sardegna e il sindaco di Firenze Dario Nardella ha specificato che «il tema resta aperto». E ha aggiunto qualche dettaglio in più su quanto accaduto in direzione: «L’indicazione era quella dell’astensione, poi credo si sia voluto dare la priorità alla posizione unitaria delle opposizioni ma il tema rimane aperto: spero che nel partito ci sia l’occasione per ridiscuterne e per trovare una sintesi». Da Milano Giuseppe Sala usa toni tenui. «Vedo che molti sindaci hanno vissuto negativamente il non sentirsi appoggiati dal proprio partito – ha detto -. Io non sono così protagonista della questione, e non tanto perché a me non interessi, quanto perché finché non c’è una solida possibilità, e non l’ho mai vista crescere perché sono molti i partiti che hanno preso le distanze, a me sembra un po’ inutile». Chi, ovviamente, sputa fuoco e fiamme è Vincenzo De Luca, che in una delle sue solite dirette sui social ha affrontato il tema a modo suo, cioè insultando tutti.

«Voglio chiarire che la Campania è del tutto indifferente a questo dibattito, perché la Campania il terzo mandato lo può fare tranquillamente, non avendo recepito la legge nazionale sui due mandati. Quindi noi assistiamo da osservatori a questo bel dibattito totalmente demenziale», ha argomentato. E ancora, sempre più duro: «La sostanza di questo dibattito è che tutti i nominati che sono nelle aule parlamentari hanno paura del voto libero dei cittadini. Lo devono decidere i cittadini, non i parassiti che nove volte su dieci abbiamo a livello centrale. Noi rispetto a questo dibattito siamo completamente indifferenti, siamo distaccati, in fase zen e ci limitiamo a rilevare che fra le tante idiozie alle quali dobbiamo partecipare in questo paese c’è anche questa immensa idiozia che riguarda il dibattito sul terzo mandato, cioè sul diritto dei cittadini di decidere da chi essere governati».

Chiaro insomma che la partita è ancora quasi tutta da giocare. E se è vero che giovedì la Lega puntava soprattutto a risolvere i problemi di Luca Zaia, è anche vero che la decisione della minoranza dem di alzare i toni non è una mossa puramente estetica. È l’antipasto di quello che accadrà nelle prossime settimane: dall’analisi del voto in Sardegna (comunque andrà a finire) fino al tema dei temi: la composizione delle liste per le europee.