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Terre rare in fondo al mare, in Giamaica si decide il futuro dei fondali oceanici

Summit Al via i negoziati per le estrazioni: si cercano nichel, cobalto e altri minerali

Pubblicato più di un anno faEdizione del 27 luglio 2023

Sono giorni cruciali per la sicurezza degli ecosistemi oceanici. L’11 luglio sono iniziati in Giamaica dei negoziati che riguardano il futuro dell’estrazione mineraria nei fondali oceanici. Il cosiddetto deep sea mining, l’escavazione dei fondali oceanici profondi, rappresenta la nuova frontiera di estrazione di metalli preziosi come nichel, cobalto, terre rare in quantità tali da alimentare quell’industria miliardaria necessaria a sostenere la transizione ecologica.

L’Isa (International Seabed Autorithy, l’autorità internazionale per i fondali marini) è una poco conosciuta organizzazione con sede a Kingston, capitale della Giamaica, istituita nel 1994 da una convenzione Onu con il proposito di regolamentare lo sfruttamento dei fondali oceanici in acque internazionali. Vi fanno parte 167 paesi, più l’Unione europea, mentre gli Stati Uniti non hanno aderito.
Se in passato gli incontri annuali dell’organizzazione sono andati pressoché inosservati, in questi ultimi anni la sete crescente di materie prime critiche ha reso questa occasione determinante per gli interessi di paesi e compagnie minerarie. In particolare, quest’anno l’incontro arriva quando per l’Isa è già scaduto il termine per emanare regolamenti per l’estrazione mineraria in acque profonde.

L’organizzazione quindi in base alle regole è ora obbligata ad accettare le domande di licenza delle aziende che vogliono iniziare a estrarre, anche in assenza di tutele ambientali.

Il modo in cui l’Isa in queste settimane risponderà ai richiedenti è una questione chiave. Una coalizione di governi (Cile, Costa Rica, Francia, Palau e Vanuatu) per la prima volta nella storia ha chiesto all’Isa di negoziare una proposta per una sospensione a lungo termine di questa pericolosa attività fino a quando non saranno emanate normative. Anche il Canada, un gigante minerario industriale, si è unito alla richiesta di una moratoria. Nel frattempo, gli stati membri favorevoli all’estrazione mineraria, che includono Cina, Russia, Norvegia, Giappone e Corea del Sud, stanno facendo pressioni sull’ISsaper completare i regolamenti e iniziare a rilasciare licenze.

L’Isa si sta riunendo nel mezzo di una resa dei conti geopolitica sull’estrazione mineraria dei fondali marini. Le conoscenze sugli ecosistemi di acque profonde sono ancora poche e di conseguenza è difficile valutare in che modo saranno influenzati dall’attività mineraria. Tuttavia, alcuni nuovi studi stanno fornendo indizi sul danno che potrebbe causare l’attività mineraria su larga scala.
Uno studio pubblicato su Current Biology è il primo a esaminare gli effetti ambientali dell’estrazione di croste ricche di cobalto, dopo un’operazione di due ore finanziata dal governo giapponese che nel 2020 ha scavato una striscia contenente cobalto lunga circa 120 metri su una montagna sottomarina nell’Oceano Pacifico nord-occidentale. Secondo lo studio, nell’anno successivo la densità di animali nuotatori attivi, come pesci e gamberetti, era dimezzata. Un altro studio suggerisce che a causa del cambiamento climatico pesci come i tonni saranno spinti nelle zone interessate da progetti minerari. I pennacchi dei sedimenti sollevati dall’estrazione mineraria potrebbero contaminare l’acqua e danneggiare le branchie dei pesci e l’apparato di filtraggio con cui si alimentano. Gli stessi problemi potrebbero verificarsi con il riversamento in acqua dei irifiuti minerari. Inoltre, il rumore delle operazioni di estrazione potrebbe alterare il comportamento alimentare e riproduttivo.

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