Terracina, spari da un’auto in corsa. Ferito bracciante indiano
Quindicesima aggressione razzista Domenica sera era in bici verso casa quando è stato colpito da tre pallini all’addome
Quindicesima aggressione razzista Domenica sera era in bici verso casa quando è stato colpito da tre pallini all’addome
La denuncia è arrivata ieri mattina ai carabinieri: un quarantenne sikh è stato ferito domenica sera, verso le 21, da tre pallini esplosi con un’arma ad aria compressa. Dopo il primo colpo, l’uomo si è fermato e ha visto un’utilitaria con alcune persone a bordo allontanarsi dopo averlo centrato ancora due volte all’addome. Il bracciante, che ha riportato diverse abrasioni guaribili in due giorni, era in sella alla sua bicicletta di ritorno verso casa sulla via Pontina, all’altezza di via Badino vecchia, a Terracina, in provincia di Latina.
È IL QUINDICESIMO CASO di violenza contro migranti in due mesi, il bilancio complessivo è di un morto e 13 feriti, quasi tutti colpiti con pallini. Nel Lazio gli episodi sono stati tre. Lo scorso 11 luglio sono stati denunciati tre giovani per aver sparato da un’auto in corsa con una pistola ad aria compressa contro un gruppo di migranti che stava aspettando l’autobus alla fermata di via Stazione, a Latina Scalo, centrando due nigeriani. Ad Aprilia, il 29 luglio, un marocchino è stato inseguito in auto e pestato a morte da tre residenti, che erano in giro a fare la ronda anti ladri. In due denunciati a piede libero per omicidio preterintenzionale. A ferragosto, ancora ad Aprilia, un camerunense di 50 anni, con regolare permesso di soggiorno e lavori saltuari, stava camminando in strada, nel centro storico, quando è stato ferito a un piede da alcuni piombini sparati con un fucile ad aria compressa da una finestra. I responsabili sono stati subito individuati: un ventenne e due minorenni, di 16 e 17 anni. Tutti e tre denunciati per lesioni aggravate. «C’è un’ondata di razzismo sulla quale il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha imposto un silenzio assordante» commenta Alessio Pascucci, sindaco di Cerveteri e coordinatore nazionale di Italia in Comune.
«LA LUNGA SERIE di episodi – spiega Marco Omizzolo, responsabile scientifico della associazione In Migrazione – fa ipotizzare che si tratti di aggressioni a stranieri in quanto stranieri. Ma nell’ultimo caso è stato colpito un sikh, potrebbe essere una ritorsione contro una comunità che ha deciso di denunciare sfruttamento e trafficanti». Il 10 agosto è finito ai domiciliari l’imprenditore Massimiliano Cimaroli, titolare di una ditta individuale di Terracina, denunciati anche due caporali. A carico di Cimaroli l’accusa di sfruttamento: impiegava una decina di braccianti indiani facendoli vivere in condizioni di estremo degrado. Erano a lavoro scalzi sulla terra bollente per il sole, costretti a mangiare all’interno di una stalla dove erano accatastati agenti chimici e prodotti fitosanitari, a dormire in bivacchi di fortuna. «Domenica potrebbe essere stato odio razziale – conclude Omizzolo – che si somma a odio di classe, contro coloro che trovano il coraggio di ribellarsi, mettendo in discussione il modello economico di chi li sfrutta».
LA COMUNITÀ INDIANA è arrivata nell’agro pontino a metà anni Ottanta, ora sono circa 30mila, anche sul loro lavoro si fonda l’economia della zona. I braccianti scoperti il 10 agosto guadagnavano tra i 100 e i 150 euro al mese. La paga base, da contratto nazionale, è 9 euro lordi per una giornata lavorativa di 6 ore e 30. Ma la norma è pagare tra i 3 e i 4 euro all’ora per una giornata che può durare tra le 10 e le 14 ore, dai 26 ai 30 giorni al mese.
IL REPORT stilato da In Movimento spiega che «in molte realtà del pontino ci troviamo di fronte a un impiego per periodi lunghi di un esercito fidelizzato di braccianti ma informale, che garantisce un settore “grigio” di illegalità. Una sorta di “contratti a sfruttamento indeterminato”. È il caso di molti lavoratori indiani che ricevono una busta paga con segnati tra i 4 e i 6 giorni di lavoro a fronte del mese intero lavorato, senza ferie, senza il riconoscimento degli straordinari o riconoscimento dei rischi». Paghe da fame a cui le comunità si stanno ribellando mentre, anche sull’onda del nuovo clima politico, stanno arrivando le aggressioni razziste.
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