Nel cuore della movida partenopea, in una traversa vicino Piazza Bellini coi suoi baretti e assembramenti in strada di studenti universitari, ultras delle curve e alunni del vicino conservatorio, davanti le vestigia di mura greco-romane dell’ospitale città antica mediterranea, c’è un luogo di ritrovo di ragazzi africani, un ristorante/discoteca diventato il punto di riferimento della comunità nera, il rifugio delle ondate di migranti sbarcati sulle coste meridionali in questi ultimi anni. Ha per nome Teranga, parola in lingua wolof che vuol dire accoglienza, rispetto, ospitalità, un concetto ampio dove la teranga è l’atteggiamento disponibile, il dare il benvenuto all’ospite e...