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Tentato omicidio per i No Tav

Tentato omicidio per i No TavIl cantiere di Chiomonte

Val di Susa Nuovo teorema sull’assalto notturno a Chiomonte. Valligiani di nuovo in piazza. Ma il governo pigia l’acceleratore sulla Torino-Lione Polemiche contro il film collettivo progettato da Salvatores

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 16 maggio 2013

La pioggia non spegne le polemiche sull’assalto notturno al cantiere di Chiomonte. Il sostituto procuratore Andrea Padalino ha aperto un fascicolo, per ora contro ignoti, e tra le ipotesi di reato, oltre al danneggiamento, spunta anche il tentato omicidio.

La pioggia non ferma nemmeno il movimento No Tav, che ieri è sceso in strada, in presidio, «per dimostrare sia a Ltf che all’amministrazione di Bussoleno che il problema degli espropri non è solo una questione privata ma un fatto che deve essere affrontato collettivamente, perché l’eventuale cantiere andrebbe a coinvolgere l’intero paese», ha detto Luana Garofalo, consigliere comunale d’opposizione.

La sera prima il ministro dell’Interno Angelino Alfano aveva lasciato il Comitato di sicurezza, organizzato d’urgenza a Torino, annunciando l’aumento della zona rossa e ribadendo: «Potevano uccidere, ma noi siamo lo Stato e reagiremo». Ecco, appunto, lo Stato, quello che i valsusini hanno visto più in divisa che per dialogare con loro: «Siamo inascoltati da 23 anni» ripetono. Proseguono, intanto, le indagini sull’assalto della notte tra il 13 e 14 maggio. Secondo gli investigatori si tratterebbe di frange eversive non direttamente collegate al movimento No Tav «ufficiale»: «L’episodio è stato non solo preparato con cura ma mostra anche modalità diverse dal passato, vicine al mondo dell’eversione». La procura guidata da Gian Carlo Caselli ha fatto entrare nel pool anche il pm Sandro Ausiello, coordinatore delle indagini sul terrorismo.

Ieri, il senatore Pd Stefano Esposito, ultras dell’opera, ha chiesto di intervenire contro i blog fomentatori d’odio che «mettono nel mirino gli operai del cantiere Tav, colpevoli solo di lavorare onestamente e legalmente». Lo stesso parlamentare se l’è poi presa con il regista Gabriele Salvatores, ospite d’onore del Valsusa Filmfest, reo di aver visitato il presidio No Tav «Picapera» di Vaie: «È un insulto all’intelligenza, avrebbe fatto meglio a recarsi in visita all’operaio vittima di un vigliacco agguato solo quale giorno fa». Salvatores ha iniziato a raccogliere le esperienze e le testimonianze di un movimento ormai passato alla storia, perché – ha annunciato lunedì sera ad Avigliana – realizzerà un film proprio dedicato alla Val di Susa e alla lotta No Tav. Lo farà all’interno del progetto cinematografico online «Life in a day», ideato e prodotto da Ridley Scott. Si tratta del primo esperimento di social filmaking al quale attraverso Youtube tutti possono partecipare con il loro contributo video.

Nel frattempo, il governo delle larghe intese mette l’acceleratore a un’opera che – è bene ricordarlo – manca tuttora del progetto esecutivo: «La Tav è un’opera di interesse internazionale ed è una priorità per il Paese» ha sottolineato il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi. In parlamento, il Movimento 5 Stelle ha, invece, depositato al Senato un ddl sottoscritto dall’intero gruppo parlamentare per abrogare gli accordi tra Italia e Francia del gennaio 2001. Primo firmatario è il senatore valsusino Marco Scibona: «Il progetto del Tav tra Italia e Francia è obsoleto, non c’è alcuna ragione per continuare a spendere risorse pubbliche e, quindi, va annullato».

Si legge nel testo del ddl: «Ribadiamo con forza e sempre più convinti come non vi è alcuna ragione per proseguire con il progetto, oramai obsoleto, ma vi è anzi l’urgenza immediata di annullare l’accordo, per salvaguardare le nostre finanze, le finanze francesi e comunitarie, in presenza di spese che inspiegabilmente continuano a generarsi sia in territorio italiano che in territorio transalpino in relazione a determinati lavori».

Sempre in un clima a dir poco teso, lunedì il Consiglio regionale del Piemonte ha bocciato la proposta di legge di Davide Bono (M5S) per introdurre codici identificativi sulle divise e sui caschi degli appartenenti alle forze dell’ordine. Favorevoli solo Fds e Sel, contrari tutti gli altri.

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