Tenera è la notte dei Rats, tra chitarre e testi crepuscolari
Note sparse Esce solo in vinile per la Spittle Records il secondo disco - mai pubblicato prima - della band emiliana
Note sparse Esce solo in vinile per la Spittle Records il secondo disco - mai pubblicato prima - della band emiliana
Se continuano ad uscire dischi e libri sul punk e sul post punk di casa nostra è perché si sente la necessità di mappare e sondare i territori di quell’età dell’oro per comprendere (o esorcizzare) l’oggi, intuendo come l’insofferenza, le energie e la voglia di cambiamento furono uno dei motori (anche) della musica. Canzoni come segni tangibili dell’intelligenza musicale e della libertà di sperimentazione senza compromessi, avanguardia e dedizione di quando il denaro non aveva occupato ogni interstizio. I Rats erano quattro giovanissimi della provincia di Modena, con Wilko alla chitarra e Claudia «Lloyd» Baracchi alla voce, Francesco «Franz» Monti al basso e Graziano «Leo» Leonelli alla batteria, dopo l’esordio fulminante anche sul mercato straniero di C’est disco (Italian Records) del 1981, si attendeva il loro secondo lavoro – praticamente terminato – ma che non venne mai pubblicato. Quella dell’album Tenera è la notte dei Rats sembra una storia più adatta a un collezionista che a una band pronta ad esplodere, oggi lo possiamo ascoltare, dopo che i nastri sono stati recuperati e finalmente pubblicati in vinile da Spittle Records.
UN DISCO straniante, notturno, chitarre fluide e contenute, suoni wave, afflati dei Pil, tracce sporche, testi crepuscolari e criptici che sembrano consacrati alla lontananza (nel lato B c’è Esiliata registrata live su cassetta a Bologna nell’84) e alla ricerca di senso, più che alla rivoluzione. Un’attitudine dark (in Chiaro di luna: «Siamo sopravvissuti/Questo non è più un luogo per noi/Siamo passati in fretta/Niente qui è fatto per noi/Noi non andiamo via/Noi ci siamo sempre stati) che scende delicatamente nel vuoto metafisico di una serata qualsiasi (Buonanotte).
I Rats si sciolsero, Claudia lasciò, ritornarono poi con Wilko alla voce, ma erano già altro, indirizzati verso il rock, basti ricordare l’album Indiani Padani, in collaborazione con Ligabue. Il perché dobbiamo ascoltarlo solo a quarant’anni di distanza lo dice Lloyd (oggi professoressa di Filosofia Morale all’Università Bicocca): «Ci fu un rallentamento nel lavoro, immagino dovuto a cause varie. Ma la radice di tutto questo era una demotivazione strisciante nei Rats, c’eravamo smarriti, i rapporti allentati».
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