Tecnologie correttive a disposizione. Ma a quale prezzo?
IL CASO A proposito delle bambine geneticamente modificate. Polemiche e reazioni, senza sfiorare il piano etico
IL CASO A proposito delle bambine geneticamente modificate. Polemiche e reazioni, senza sfiorare il piano etico
Dicono che si sapeva che prima o poi sarebbe successo, che una volta che la tecnologia è a disposizione – in questo caso Crispr/Cas9, la tecnica di «genome editing», o di correzione del Dna, precisa, poco costosa e facile da usare – è impossibile evitare che qualcuno la utilizzi per «arrivare primo», anche in ambiti eticamente questionabili. Ed è quanto ha fatto il ricercatore della Southern University of Science and Technology di Shenzen, Jiankui He, dichiarando pochi giorni fa via youtube di aver portato alla nascita le gemelle Nana e Lulu, primi esseri umani al mondo modificati geneticamente quando entrambe erano ancora una cellula staminale embrionale – evento da verificare e confermare nella sua totalità, visto che He non ha ancora fornito tutti i dati del caso.
L’annuncio di He è arrivato non casualmente a poche ore dall’inizio del secondo Human Genome Editing Summit, consesso internazionale che raccoglie ricercatori, bioeticisti, e interlocutori interessati al tema, che già nella sua prima edizione nel 2015 a Washington si è auto-proclamato luogo in cui formulare strategie per la governance di questa tecnologia. Cosa sia successo dopo l’annuncio di He andrebbe analizzato in profondità. A poche ore del rilascio del video, in Cina si è sollevata una condanna unanime e dura sui media locali da parte della comunità scientifica cinese. Allo stesso modo l’Università a cui He è affiliato, così come lo Shenzhen HarMoniCare Women and Children’s Hospital, dove il ricercatore cinese dice sia avvenuto il presunto impianto degli embrioni, hanno da subito dichiarato l’estraneità ai fatti. Inoltre, il vice-ministro della Ricerca e della Tecnologia Xu Nanping ha annunciato che un’indagine è stata aperta a carico dello scienziato, bloccando tutte le sue ricerche in corso e ribadendo che in Cina l’editing degli embrioni umani a scopo riproduttivo è vietato e illegale. La Cina sconta da anni la cattiva fama in Occidente di paese dalle maglie larghe, nonostante i tentativi di accreditamento e diverse leggi, regolamenti e lineeguida in questo settore siano state promulgate negli ultimi anni per accordarsi agli standard internazionali. Questo episodio, se fosse confermato, rappresenterebbe un gravissimo danno all’immagine della scienza cinese.
Nel frattempo invece a Hong Kong a He è stato permesso di intervenire al Summit per poi essere condannato subito dopo. Il comitato organizzatore dell’evento ha infatti dichiarato in chiusura che, con le conoscenze scientifiche a disposizione al momento, tentare una modifica di embrioni per impianto è prematuro e irresponsabile. Ma così come era avvenuto a Washington nel 2015, ancora una volta il consesso non ha chiuso la porta alla ricerca anche clinica nel campo, se pur con cautela e con uno stretto controllo tra pari.
Se questo evento doveva essere un momento efficace di auto-regolamentazione, sembra un tentativo assolutamemte fallito perché su un problema enorme, che è scientifico e allo stesso tempo etico e sociale, si è concentrata l’attenzione sul caso singolo – ovviamente di per sé grave – e non si è discusso se la società in questo momento storico sia pronta e voglia utilizzare questa tecnica per creare embrioni modificati e con quali limiti per applicarla (terapia, prevenzione, potenziamento, bambini disegnati su misura).
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