Una questione di allure. Una bellezza sostanziale nel passo. Quella capacità di illuminare il palcoscenico con un semplice sguardo. Essere naturali in concatenazioni vorticose di passi che di quotidiano hanno ben poco, eppure rivelano umani, sfaccettati sentimenti. Essere étoile nel balletto rimanda a qualcosa di sublime, che non si incrina, almeno nell’immaginario, dalla prima nota d’orchestra all’applauso finale. Un’onda dalle molteplici ampiezze, il cui moto trascinante smussa qualsiasi fragilità e intoppo. Una meta che ha qualcosa di utopico e per questo vissuta con costante attrazione.

ATTESA particolare perciò al Teatro alla Scala per una replica della Bayadère di Rudolf Nureyev, l’esotico titolo inaugurale della stagione di balletto fermato in dicembre causa Covid, ripreso in gennaio con vivo successo degli artisti interni e dell’Orchestra diretta da Kevin Rhodes, impreziosito venerdì scorso da un cast principale da grande evento. Con Svetlana Zakharova, étoile della Scala e del Bolshoi, che del ruolo della bayadera Nikiya è da sempre una delle interpreti più da brivido per sentimento e ieraticità; è stato poi invitato a sorpresa Jacopo Tissi, primo italiano al mondo a essere nominato étoile del Teatro Bolshoi di Mosca. Un percorso partito da Pavia 26 anni fa, otto anni di formazione alla Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala, chiamato da Makhar Vaziev al Bolshoi nel 2017, una carriera sfolgorante. Tissi è un Solor – il guerriero protagonista di Bayadère – di fascinosa presenza: mai gli sfugge il suo personaggio che consegna agli spettatori appropriandosi del ruolo con una tecnica adamantina nello stacco del salto, nella pulizia dei giri, nelle sfumature espressive. Lo avevamo già visto alla Scala nella Bayadère di Grigorovich per l’ospitalità anni fa del Bolshoi al Piermarini, mai aveva danzato la versione di Nureyev. «Con Nureyev ogni nota ha un passo, le sue variazioni sono molto fitte, ma questo rendere la coreografia complicata era forse il suo modo per esprimere in quelle combinazioni la condizione, l’emozione dei personaggi» ha commentato Tissi invitato alla Scuola di Ballo della Scala dal direttore Frédéric Olivieri. Ed è questo che accade con la giovane étoile italiana e Zakharova: lei con quel miracoloso racconto di sacralità e amore affidato alle braccia, alla sensualità triste dei cambrés, alla purezza dell’adagio del III atto, lui con l’aura potente con cui tiene il palcoscenico, con la lucidità delle variazioni, con il dolore del rimorso sublimato nel Regno delle Ombre.

«BISOGNA porsi degli obiettivi» dice Tissi ai giovani allievi dell’Accademia «non parlo solo dei grandi sogni, ma piccole ambizioni concrete, una combinazione da fare meglio, un passaggio di un balletto, qualcosa per crescere giorno per giorno. Consapevoli che la nostra è una professione in cui il tempo è la cosa più preziosa, da sfruttare con autodisciplina, studio, letture. Per sviluppare e capire, oltre alla tecnica, le proprie capacità interiori. La danza è anche una questione di carattere».