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Il prefetto: no alla fondazione del Valle: “Ma noi continuiamo la lotta per nuova istituzione”

Il prefetto: no alla fondazione del Valle: “Ma noi continuiamo la lotta per nuova istituzione”Il teatro Valle di Roma è stato occupato dal movimento dei lavorat* dello spettacolo il 14 giugno 2011

Beni comuni Il teatro resta al centro del dibattito politico nazionale. La lettera del prefetto di Roma è arrivata, ne danno notizia gli occupanti. Interviene Matteo Renzi: "La Pergola a Firenze dimostra che esistono alternative". L'occupazione viene sostenuta anche dai promotori della Lista Tsipras.

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 18 febbraio 2014

Alla fine la lettera del prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro è arrivata al teatro Valle. Per evitare fughe di notizie, o vere invenzioni sulla stampa, sono gli occupanti a darne notizia.

La richiesta di riconoscimento della personalità giuridica della «Fondazione teatro valle bene comune» è stata rigettata, ma non l’esistenza della Fondazione legittimata il 16 settembre 2013 dal parere del notaio romano Gennaro Mariconda. Pecoraro sostiene che la fondazione «non è provvista di alcun titolo giuridico di proprietà» e la sua sede è «occupata senza titolo». «Non è un caso – commentano quelli del Valle – la Fondazione non ha alcun titolo di proprietà sul luogo perché il teatro resta proprietà del demanio».

La fondazione è «lo strumento a cui si vuole affidare il teatro Valle – spiega un comunicato – non la forma giuridica attraverso la quale un gruppo ristretto di persone vuole prendere possesso legalmente dell’immobile». Una precisazione fondamentale, visto che tutti gli attacchi a partire dal Corriere della Sera ai giornali vicini ai costruttori romani, insistono su questo punto. Per gli occupanti «la proprietà di un bene è diversa dall’uso che se ne fa». La gestione di un bene pubblico consiste nell’auto-governo fondato sulla turnazione delle cariche, la nomina diretta dei cittadini e di chi lavora negli organi della fondazione.

Nella fondazione – scrivono i “comunardi – hanno pari dignità e voca i cittadini, gli artisti, le compagnie, le associazioni e le istituzioni. Nessun bando, nessuna logica di assegnazione a concorso può garantire un governo partecipato, democratico e trasparente come quello proposto dalla Fondazione Teatro Valle Bene Comune. La cultura non è competizione, non è terreno di logiche concorrenziali. E’ cooperazione, cura, ascolto dei tanti soggetti ispiratori per arricchire la bellezza comune”

Al cuore, l’idea della «comune», cioè un’assemblea che renda possibile usufruire del bene da parte di tutta la cittadinanza come ribadito dagli stessi giuristi che assistono il Valle e sono impegnati nel processo della “Costituente dei beni comuni”: Stefano Rodotà, Ugo Mattei, Maria Rosaria Marella e molti altri.

“Si tratta di assemblee itineranti sul territorio – spiegano gli occupanti – che sta elaborando giuridicamente il concetto di bene comune partendo dal presupposto che tali sono quei beni che, prescindendo dal titolo di proprietà del bene, generano utilità comuni attuali e da preservare per le generazioni future”.

Il prefetto sostiene che il fondo di 143 mila euro raccolto dalla sottoscrizione di 5500 cittadini «non è valutabile come patrimonio congruo in assenza di qualsiasi titolo giuridico relativo all’uso del teatro». Gli occupanti rispondono che tale fondo (che è più ampio, di 250 mila euro compresivo delle donazioni fatte dagli artisti di tutto il mondo) e l’istituzione a cui fa riferimento è vigente in nome dagli articoli 41/43 della Costituzione che sancisce la gestione diretta di un bene da parte degli utenti contro l’ uso privatistico da parte delle corporazioni, delle élites o lo spoil system politico, l’opposto del governo partecipato.

«La Fondazione – scrive ancora il Valle occupato – è il lascito della lotta, non la lotta che si legalizza». «Per questo la nostra lotta per il riconoscimento delle istituzioni del comune continua».

Sta qui il contenuto politico di una lotta sulla quale il sindaco di Roma Marino non ha mai preso posizione, nonostante le sollecitazioni. Per gli occupanti «il prefetto non può assumere la responsabilità che spetta alle amministrazioni competenti». Insomma la sfida è politica, non solo giuridica. I promotori della lista Tsipras Spinelli, Camilleri, Gallino, Flores, Revelli, Viale l’hanno compreso:

Esprimiamo, come già ha fatto Alexis Tsipras, e anche a nome della lista di cui siamo stati promotori e di tutti coloro che la stanno sostenendo, la nostra più piena solidarietà con tutti gli organismi sotto minaccia di sgombero in questi giorni e in particolare con gli occupanti del Teatro Valle, da tempo costituitisi in fondazione attraverso un percorso di alto valore giuridico, politico e culturale. Il Teatro Valle è diventato per molti versi l’emblema dell’Italia che resiste alle politiche di impoverimento economico, di desertificazione produttiva, di degrado culturale e di crescente diseguaglianza ed esclusione sociale imposto dalle politiche dell’Unione europea. Noi riconosciamo in questo straordinario esperimento un esempio limpido di quell’Europa che tutti insieme vogliamo e impegniamo a realizzare: un’Europa democratica, inclusiva solidale, costruita e “garantita” soprattutto attraverso iniziative dal basso come queste. Invitiamo pertanto tutti coloro che si sono schierati o si schiereranno a sostegno della lista per Tsipras a mobilitarsi e a manifestare nelle forme che riterranno più opportune la loro solidarietà nei confronti della Fondazione Teatro Valle Occupato e di tutte le altre sedi del movimento romano sotto attacco.

La loro solidarietà va anche alle realtà romane occupate sotto sgombero. Se ne parlerà in assemblea venerdì 21 febbraio al Valle occupato.

A conferma che il teatro Valle fa notizia a livello nazionale, e costituisce una sfida alla gestione privatistica dei beni pubblici, così come quello delle fondazioni adottate in Italia da parte degli enti locali, è intervenuto ieri il presidente del consiglio in pectore Matteo Renzi:

Quando mi dicono che per salvare la cultura bisogna fare come stanno facendo al Teatro Valle di Roma, io dico che ci sono altre soluzioni, come ad esempio abbiamo fatto noi con il Teatro della Pergola, il più antico d’Europa”. ha detto Renzi, ancora nella sua veste di sindaco, parlando in Consiglio comunale a Firenze, dove ha rivendicato la salvezza della Pergola sostenuto oggi da una fondazione.

La Pergola, per onore di cronaca, non è mai stato occupato, nè ha mai registrato la partecipazione e l’elaborazione politica e giuridica presente al Valle. Il teatro fiorentino, inoltre, non ha mai rischiato di diventare un teatro con un ristorante come invece si pensava di fare al momento della chiusura dell’Eti voluta da Tremonti e da Berlusconi.

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