Nuova Finanza Pubblica
Rubriche

«Tax the rich»: basta privilegi e diseguaglianze

Nuova Finanza pubblica La rubrica settimanale a cura di Nuova Finanza pubblica
Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 28 gennaio 2023

Con una mossa spiazzante, il forum di Davos del 2023 si apre con un rapporto di Oxfam che mette sul banco degli imputati le grandi ricchezze e i grandi patrimoni. La sensazione è quasi che il World Economic Forum finisca per mettere sotto accusa proprio buona parte di quello stesso mondo politico ed economico che tradizionalmente lo compone. Il rapporto di Oxfam presentato all’incontro annuale dei potenti del mondo infatti suggerisce di introdurre un’imposta del 5% sui grandi patrimoni, per affrancare dalla povertà fino a 2 miliardi di persone. Un’iniziativa più di propaganda che reale.

La disuguaglianza globale è peggiorata, con l’1% più ricco che si è impossessato di quasi i due terzi dei 42 trilioni di dollari di ricchezza appena creati dal 2020. In Italia alla fine del 2021 la distribuzione della ricchezza nazionale netta vedeva il 20% più ricco degli italiani detenere oltre 2/3 della ricchezza nazionale (68,6%). Senza considerare la tassazione globale, europea e nazionale non sarà possibile inferire un colpo alla disuguaglianza mondiale. Due aspetti vanno tenuti presenti. Il primo riguarda la riforma fiscale. Abbiamo un sistema fiscale che, dal 1974, ha perso la progressività stabilita dalla Costituzione, aumentando le tasse per le fasce deboli della popolazione e diminuendole drasticamente per i super ricchi: se avessimo mantenuto i criteri di allora, oggi le aliquote Irpef andrebbero dal 12% all’86%, invece che avere l’attuale vergognosa forbice che va dal 24% al 43%.

Un sistema fiscale che, dal 1974 al 2017, ha comportato 146 miliardi in meno di gettito, per ovviare al quale lo Stato è ricorso ai mercati finanziari, accollandosi, in virtù degli interessi composti, quasi 300 miliardi di debito, pari al 13% di tutto il debito accumulato fino al 2017.
Il secondo aspetto riguarda la trappola del debito pubblico. Il debito pubblico italiano, aggiornato al 16 gennaio 2023 è in flessione rispetto al debito pubblico italiano nella rilevazione relativa al mese di novembre 2022.

Secondo quanto comunicato dalla Banca d’Italia a fine del periodo in esame il debito pubblico era sceso sotto i 2.765 miliardi di euro rispetto ai quasi 2.771 miliardi di inizio mese; il calo mensile è stato di circa 6 miliardi di euro.
Rispetto al dato dello stesso mese dello scorso anno (2.695 miliardi di euro) il debito pubblico è cresciuto di oltre 69,9 miliardi.
Il nostro debito pubblico aveva raggiunto già nel 2020 i 2.500 miliardi e su di esso ogni anno paghiamo una cifra variabile tra i 60 e i 70 miliardi di interessi (è la terza voce del bilancio nazionale, dopo la previdenza e la sanità, ed è superiore a quanto investiamo nell’istruzione). Di tutto il debito pubblico accumulato, la parte reale prodotta dai deficit di spesa non supera i 266 miliardi (pari all’11% del totale). Il resto è in gran parte dovuto al meccanismo infernale degli interessi passivi.

I dati del rapporto Oxfam sono stati preceduti dal lancio della campagna italiana Tax The Rich per togliere un po’ di privilegi, fiscali e non solo, ai grandi patrimoni e agli speculatori. Gli obiettivi sono: portare i finanziamenti della sanità al 7% del PIL, la riduzione del 20% delle spese militari, l’istruzione pubblica per tutti, un piano del lavoro, il salario minimo. Ha affermato Gabriela Bucher, Direttore esecutivo di Oxfam International: «È tempo di demolire il comodo mito secondo cui i tagli alle tasse per i più ricchi si traducono in una loro ricchezza che in qualche modo ‘si riversa’ su tutti gli altri. Quarant’anni di sgravi fiscali per i super ricchi hanno dimostrato che l’alta marea non solleva tutte le navi, ma solo i superyacht».

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento