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Tav, no grazie. Un appello e centinaia di firme

Verso l'8 dicembre Torino e il Paese hanno bisogno d’altro per risollevarsi dal declino e dalla crisi in atto, e il progetto sottostante al Tav Torino-Lione è parte della crisi, non la sua soluzione

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 4 dicembre 2018

La nuova linea ferroviaria Torino-Lione è stata progettata quasi 30 anni fa per far fronte a un aumento di traffici definito insostenibile e rivelatosi, negli anni, in costante calo. Da allora tutto è cambiato (ambiente, economia, trasporti) ma oggi il progetto viene confermato con motivazioni ancora più inconsistenti e sostenuto con slogan tanto suggestivi quanto impropri: viene imposto senza tenere in alcun conto la volontà e i diritti delle popolazioni interessate.

Ridotta di fatto al solo tunnel di 57 km sotto il Moncenisio, la Torino-Lione non aprirebbe nuovi orizzonti continentali di traffico ma sostituirebbe semplicemente l’attuale collegamento tra Italia e Francia, utilizzato per meno di un quarto delle sue potenzialità.

Non migliorerebbe la situazione ambientale ma, con uno scavo ventennale in una montagna a forte presenza di amianto e con i connessi ingenti consumi energetici produrrebbe un inquinamento certo, a fronte di un recupero successivo del tutto incerto (mentre gli obiettivi internazionali per contenere il mutamento climatico globale richiedono una drastica riduzione delle emissioni nell’immediato).

Inciderebbe in maniera ridotta, date le brevi percorrenze dei traffici commerciali tra Italia e Francia, sulla riduzione dei Tir in autostrada, che si otterrebbe invece, in tempi brevi e a costo pubblico zero, con politiche tariffarie mirate a incentivare lo spostamento su rotaia e a penalizzare quello su strada. Creerebbe lavoro in misura modesta dato che le grandi opere sono investimenti ad alta intensità di capitale e a bassa intensità di mano d’opera (con pochi posti di lavoro per miliardo investito e per un tempo limitato) mentre gli interventi diffusi di riqualificazione del territorio e di aumento dell’efficienza energetica – di cui il Paese ha un disperato bisogno – producono un’alta intensità di manodopera a fronte di una relativamente bassa intensità di capitale (con creazione di più posti di lavoro per miliardo investito e per durata indeterminata).

La realizzazione della nuova linea avrebbe costi ingenti (per la costruzione di 10 metri occorrono 1.587.120 euro, oltre un milione e mezzo!) che graverebbero sulla collettività a scapito del soddisfacimento di bisogni fondamentali (scuole, ospedali, welfare, trasporti pubblici efficienti e via elencando). Inoltre i lavori del tunnel sotto il Moncenisio non sono ancora iniziati (a differenza di quanto sostenuto da una martellante campagna di stampa che confonde il tunnel con opere geognostiche finalizzate ad analizzare le caratteristiche della montagna eventualmente da scavare) e, in caso di rinuncia all’opera, non sono previste penali (come hanno infine riconosciuto gli stessi promotori).

Torino e il Paese hanno bisogno d’altro per risollevarsi dal declino e dalla crisi in atto (a Torino, ha distrutto, per insipienza e incapacità, un quarto della struttura industriale e della connessa occupazione). Hanno bisogno di una accurata messa in sicurezza del territorio, di una rete di trasporti pubblici efficienti, di un rilancio produttivo in settori strategici e mirati, consapevole che il progresso non si identifica con macchine, cemento, velocità, ponti e gallerie. Hanno bisogno di sostituire il sistema che ha prodotto il declino (e che propone, per uscirne, le stesse ricette che lo hanno determinato) con una stagione fondata sull’innovazione, sulla creatività, sull’impegno di operatori capaci di investire sul futuro e sulle proprie capacità invece di pietire eventi e opere quali che siano purché alimentino flussi di denaro concessi da Roma o dall’Europa.Le risorse non sono illimitate e occorre scegliere.

Il progetto sottostante al Tav Torino-Lione è parte della crisi, non la sua soluzione. Dire di no alla sua realizzazione significa tutelare l’ambiente e la salute e, insieme, aprire un nuovo capitolo di ripresa sobria, sostenibile e duratura.

Per questo aderiamo alla manifestazione No Tav di Torino dell’8 dicembre (Torino, 3 dicembre 2018).

*** Alessandra Algostino (costituzionalista, Università di Torino), Linda Cottino (giornalista di montagna e di viaggio), Elisabetta Grande (giurista, Università del Piemonte orientale), Edi Lazzi (segretario provinciale Fiom Torino), Luca Mercalli (climatologo e giornalista scientifico), Valentina Pazè (docente di filosofia politica, Università di Torino), Livio Pepino (già magistrato, direttore Edizioni Gruppo Abele), Teresa Piergiovanni (studentessa, presidente del Consiglio degli studenti, Università di Torino), Marco Revelli (storico e politologo), Ugo Zamburru (psichiatra, Caffè Basaglia, Torino)

Prime 100 adesioni:

Margherita Accornero (studentessa, consigliera d’Amministrazione presso Cda EDISU, Torino)

Marco Aime (Università di Genova)

Giorgio Airaudo (Fiom Torino)

Cristina Alziati (poetessa e traduttrice)

Ugo Annona (studente, consigliere presso Assemblea regionale per il diritto allo studio, Torino)

Giorgio Barberis (Università del Piemonte orientale)

Federico Bellono (Fiom Torino)

Ezio Bertok (coordinatore Centro di documentazione Emilio Tornior)

Chiara Bertone (Università del Piemonte orientale)

Piero Bevilacqua (storico e saggista, Officina dei Saperi, Roma)

Maria Luisa Bianco (Università del Piemonte orientale)

Sandra Bonsanti (giornalista e scrittrice)

Luigi Botta (studente, consigliere presso Cda Università Torino)

Michelangelo Bovero (Università di Torino)

Roberto Burlando (Università Torino)

Sandro Busso (Università di Torino)

Grazia Caligaris (presidente Circolo Maurice Lgbtq)

Enrico Camanni (scrittore, giornalista e alpinista)

Claudio Cancelli (Politecnico di Torino)

Stefano Capello (coordinatore CUB Piemonte)

Massimo Carlotto (scrittore)

Mario Cavargna (presidente di Pro Natura Piemonte)

Marina Clerico (Politecnico di Torino)

Vittorio Cogliati Dezza (ambientalista)

Valeria Cottino (architetta, Torino)

Amedeo Cottino (Università di Torino)

Gastone Cottino (Università di Torino, già preside della Facoltà di Giurisprudenza)

Chiara d’Adamo (studentessa, consigliera presso Senato Accademico Politecnico Torino)

Erri De Luca (scrittore)

Vezio De Lucia (urbanista)

Giuseppe De Marzo (economista, coordinatore della Rete dei Numeri Pari, Roma)

Emilio Delmastro (segretario Pro Natura Piemonte)

Angela Dogliotti (presidente Centro Culturale Sereno Regis, Torino)

don Michele Dosio

Fabio Dovana (presidente Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta)

Piergiorgio Duca (Università di Milano, presidente di Medicina democratica)

Vincenzo Enrichens (avvocato, Torino)

Sebastiano Ferrero (studente, consigliere presso Assemblea regionale per il diritto allo studio, Torino)

Jacopo Fo (scrittore, attore e regista)

Chiara Foà (insegnante, Torino)

Sergio Foà (Università di Torino)

Mauro Furlani (presidente Federazione nazionale Pro Natura)

Nadia Fusini (scrittrice e critica letteraria)

Daniele Gaglianone (regista)

Daniel Gallano (studente, consigliere presso Senato Accademico Università Torino)

Enrico Garello (studente, consigliere presso Cda Università Torino)

Elio Germano (attore)

Piero Gilardi (scultore, direttore artistico del Parco Arte Vivente di Torino)

Paul Ginsborg (storico)

Valter Giuliano (giornalista e ambientalista)

Sabina Guzzanti (attrice e regista)

Pino Iaria (esecutivo Cobas Torino)

Roberto Lamacchia (avvocato, Torino)

Domenico Lucano (sindaco di Riace)

Alberto Lucarelli (Università di Napoli)

Paolo Maddalena (giurista, già vicepresidente della Corte costituzionale)

Alessandro Mancuso (studente, consigliere presso Senato Accademico Politecnico Torino)

Franco Marcoaldi (poeta)

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