• Un documento che getta luce sull'imbarazzante silenzio del governo italiano. In Europa in questi giorni si sta decidendo se inserire gas e nucleare nella tassonomia delle fonti rinnovabili che nei prossimi anni riceveranno incentivi e finanziamenti pubblici. Questa scelta andrebbe contro una strategia seria e concreta di transizione ecologica. La politica italiana deve prendere posizione.

Al Presidente del Consiglio Mario Draghi

Al Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani

 

Signor Presidente del Consiglio

Signor Ministro della transizione ecologica,

 

Noi, come tutte le organizzazioni e i movimenti che da anni ormai seguono con crescente preoccupazione il rapido aggravarsi delle malattie della Terra e si battono affinché venga rapidamente approntato un adeguato piano di transizione energetica in attuazione della transizione ecologica promossa dal Green Deal Europeo, siamo sconcertati dall’assenza di informazioni ufficiali e univoche da parte del Governo su come l’Italia intende agire, e in particolare su come intende rispondere alla proposta avanzata dalla Commissione europea sulla definizione della tassonomia energetica. Mentre quasi tutti gli altri paesi si sono già ufficialmente espressi, in Italia ci troviamo in presenza di confuse e divergenti posizioni assunte dai principali operatori energetici, in primo luogo le due grandi aziende pubblico/private Eni ed Enel, e in assenza di un chiaro dibattito in sede parlamentare su questa decisiva questione politica.

Ci rivolgiamo al Governo affinché operi al più presto in questo senso e renda chiara la sua posizione in merito alla proposta europea che deve essere ufficializzata a brevissimo tempo nel Consiglio dei Ministri e quindi sottoposta al vaglio del Parlamento europeo.

In merito sottoponiamo un documento, elaborato da Federico M. Butera, Vincenzo Naso e Alex Sorokin, che riassume le questioni su cui urge una presa di posizione del Governo italiano, che deve esser resa chiara all’opinione pubblica attraverso un dibattito parlamentare e grazie a una adeguata e precisa informazione a tutto il Paese.

 

Task Force Natura e Lavoro

Luciana Castellina

Ferdinando Boero

Federico Butera

Eliana Cangelli

Lucio Cavazzoni

Carlo Cellamare

Giuseppe Cilento

Famiano Crucianelli

Roberto D’Agostino

Silvio Greco

Rossella Muroni

Vincenzo Naso

Germano Paini

Francesco Pardi

Tonino Perna

Enzo Pranzini

Enrico Pugliese

Francesca Sartogo

Cinzia Scaffidi

Massimo Serafini

 

 

 

ALLEGATO TECNICO 

Richiesta di informazioni e chiarimenti in merito alla posizione dell’Italia sulla proposta europea di tassonomia energetica

Considerato che:

  1. La proposta di inserimento dell’energia nucleare nella tassonomia europea è da rifiutare senza compromessi. Quantomeno controversa per ragioni di sicurezza, economiche e di coerenza con i principi guida del Green Deal, sta infatti già registrando il netto rifiuto di numerosi paesi europei, a partire dalla Germania. Anche gli esperti della “Platform on Sustainable Finance”, che è un organismo consultivo della Commissione, si sono espressi con decisione contro questo inserimento. L’Italia, con due referendum, l’ha comunque già respinta e nessuna novità tecnologica è intervenuta per suggerire una revisione della decisione assunta allora. Ribadire questa posizione in sede europea è importante per dar maggior forza a chi chiede che il nucleare sia escluso dalla tassonomia e dunque dai finanziamenti previsti dai Fondi comuni.
  2. Il documento Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra del Gennaio 2021, predisposto congiuntamente da Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ministero delle Politiche agricole, Alimentari e Forestali, non include l’energia nucleare nel percorso di decarbonizzazione; rimetterla in discussione significherebbe sconfessare un documento del governo prodotto solo 12 mesi fa e delegittimare i due referendum sul nucleare con un voltafaccia ingiustificabile.
  3. Il documento Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra afferma:
  4. Posto dunque che il mero “trascinamento” delle tendenze attuali, per quanto virtuoso, sarebbe insufficiente a centrare il target di neutralità climatica al 2050, è necessario prevedere un vero e proprio cambio del “paradigma energetico italiano” che, inevitabilmente, passa per investimenti/scelte che incidono sulle tecnologie da applicare, sulle infrastrutture ma anche sugli stili di vita dei cittadini.
  5. La produzione elettrica deve più che raddoppiare rispetto a quella attuale e collocarsi a 600.000-700.000 GWh (con una quota coperta da rinnovabili compresa tra il 95% e il 100%, a seconda che si adotti o meno l’ipotesi di abbandono completo delle fossili sia nella generazione di elettricità che nella siderurgia).

Questo risultato è raggiungibile grazie al dispiegamento di fonti sinora non sfruttate, innanzitutto l’eolico off-shore, e, ragionando sulla base delle tecnologie disponibili, a un eccezionale sviluppo del solare: la potenza fotovoltaica istallata stimata al 2050 varia tra i 200 e i 300 GW (cioè 10-15 volte quella attuale).

  1. L’incremento esponenziale della produzione da fonti rinnovabili, oltre a un coerente adeguamento della rete elettrica, richiede che siano sfruttati appieno e potenziati i pompaggi, anche di origine marina, e che siano sviluppati sistemi di accumulo centralizzati e distribuiti.
  2. La leva di decarbonizzazione principale diventa dunque il potenziamento delle energie rinnovabili, accompagnato da un più decisivo confinamento dei combustibili di origine fossile. Ne risulta un mix energetico governato dalle rinnovabili (almeno 80-90%), con un ruolo marginale/eventuale del gas naturale e delle altre fossili, inferiore al 10%.
  3. Per azzerare il residuo emissivo non è inevitabile ricorrere alla tecnologia della cattura e stoccaggio della CO2, perché si possono ipotizzare ulteriori cambiamenti nelle abitudini, nelle tecnologie e nei modi di produzione che impattano direttamente quei segmenti dove le emissioni sono più difficili da abbattere, anche in conseguenza delle azioni attese a livello europeo per l’attuazione del Green Deal.
  4. Con un’adeguata politica di diffusione delle tecnologie che consentono di rendere più efficiente il sistema energetico, l’Italia ha la possibilità concreta di arrivare all’obiettivo prefissato di ridurre del 43% rispetto al riferimento, cioè al modello di previsione generalmente seguito dalla CE, il PRIMES 2007.
  5. L’Italia ha il privilegio di disporre di una riserva di potenza modulabile/rinnovabile/accumulabile tale da consentire di controllare agevolmente la non programmabilità delle fonti solare ed eolica anche senza l’ausilio delle centrali a gas. La riserva di potenza, infatti, può essere assicurata dall’insieme delle attuali centrali idroelettriche (18,9 GW, che producono 46.000 GWh e contribuiscono con il 41% alla produzione elettrica rinnovabile) a cui si sommano gli impianti di pompaggio attuali (7,6 GW) e nuovi possibili bacini che utilizzino gli esistenti piccoli invasi destinati a usi agricoli e civili e altri ancora da realizzare con acqua di origine marina. Attualmente, degli 8.000 GWh ricavabili, ne utilizziamo solo da 2.200 a 1.500. E la potenzialità stimata, con un piano di sviluppo adeguato, sarebbe addirittura di 56.000 GWh.
  6. La proposta della Commissione Europea di inserimento del gas nella tassonomia europea ponendo come unico limite 100 g CO2e/kWh, dà via libera all’uso del gas unito alla cattura e stoccaggio sotterraneo della CO2 dopo il 2030 invita di fatto ad aumentare il consumo di metano, sia pure miscelato con gas low carbon, permettendo di costruire nuove centrali fino al 2030 (non sono infatti al momento previsti, né sembrano possibili, credibili meccanismi di verifica di applicazione delle condizionalità);
  7. Con i limiti di emissione proposti di 270 g CO2/kWh e di 550 kg CO2/kW all’anno su venti anni invita di fatto ad aumentare il consumo di metano, sia pure miscelato con gas low carbon, permettendo di costruire nuove centrali fino al 2030 (non sono infatti al momento previsti, né sembrano possibili, credibili meccanismi di verifica di applicazione delle condizionalità). Non a caso gli esperti della “Platform on Sustainable Finance” si sono espressi contro questi limiti, considerandoli troppo alti.

 

Tutto ciò, oltre a essere in aperto contrasto con quanto indicato nella Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, che prevede una progressiva diminuzione dell’uso del metano unita a un forte impulso alle fonti rinnovabili e a un ampio ricorso all’accumulo idraulico:

  1. favorisce e stimola investimenti sulle tecnologie basate sull’uso del gas naturale, sottraendoli a quelli volti alla necessaria crescita delle fonti energetiche rinnovabili e quindi rallentando la transizione energetica;
  2. rinforza la dipendenza dal gas, il cui costo dipende da variabili geopolitiche e speculative, danneggiando le famiglie e le imprese e favorendo le compagnie Oil&Gas, invece di accelerare la crescita delle fonti energetiche rinnovabili e dei sistemi di accumulo che permetterebbero di avere costi dell’energia stabili;
  3. penalizza la crescita dell’occupazione. In Germania l’occupazione nelle fonti rinnovabili conta oggi oltre 300.000 posti di lavoro. I dati tedeschi indicano che per ogni MW di potenza installata l’energia solare genera mediamente 1 posto di lavoro, l’eolico on-shore 2, e 3 l’eolico offshore. Pertanto, il rilancio delle rinnovabili rappresenta una straordinaria opportunità di sviluppo economico ed occupazionale per l’elettromeccanica, l’acciaio e la cantieristica navale italiana, soprattutto nelle aree di maggiore disponibilità della risorsa solare ed eolico ovvero al sud, in particolare a Taranto, e nelle isole.

Pertanto, si chiede che il Governo italiano:

  1. risponda alla consultazione europea opponendosi all’inclusione di nucleare e gas nella tassonomia verde, che implicherebbe la finanziabilità con fondi europei di progetti relativi a queste due fonti energetiche
  2. richieda che il dibattito sull’utilizzo di nucleare e gas come fonti energetiche di transizione sia svolto in uno spazio separato da quello della tassonomia verde, in modo da garantire che eventuali scelte di singoli stati membri in merito a una transizione ecologica ed energetica che includa queste due fonti non possano essere finanziate con fondi europei, in linea con la posizione espressa dal governo tedesco e da altri partner comunitari, come la Spagna, il Portogallo, l’Austria, la Danimarca, il Lussemburgo.

Si chiede inoltre che:

  1. il Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC) venga subito aggiornato e reso pubblico per consultazione;
  2. il Piano dettagliato di decarbonizzazione, cioè la versione aggiornata della Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, tenga conto del nuovo PNIEC, e – corredato di dettagliati obiettivi al 2030, 2040 e 2050 – venga predisposto e reso pubblico per consultazione;
  3. un piano dettagliato di attuazione dell’economia circolare, con obiettivi precisi al 2030, 2040 e 2050, venga predisposto e reso pubblico per consultazione;
  4. il governo dia mandato alle aziende pubbliche e/o a partecipazione statale, in particolare alle principali, Eni ed Enel, di strutturare le rispettive strategie aziendali nell’ottica dell’interesse nazionale e della transizione energetica complessiva, attraverso un significativo impegno nel settore delle rinnovabili e dell’economia circolare sì da assicurare il raggiungimento degli obiettivi climatici fissati per tutti gli stati membri dell’Unione Europea.